Ansa
Nessun accordo sul rinnovo del contratto anzi una rottura delle trattative con uno scambio di accuse tra sindacati e Federdistribuzione. I “colleghi” del terziario hanno appena firmato, trovando la quadratura del cerchio con Confcommercio e Confesercenti, mentre per i 240mila della distribuzione moderna sarà una Pasqua all’insegna della mobilitazione.
Le tre sigle confederali Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs, insieme a Ugl Terziario, hanno proclamato otto ore di sciopero per il 30 marzo e inviato i lavoratori a non dare la propria disponibilità per le due giornate festive. Nessun corteo ma presìdi, flash mob e attività di sensibilizzazione nei confronti dei consumatori. Previsti due presidi a Milano, uno a Palermo e uno a Cagliari.
Intanto ieri è stato firmato il contratto che riguarda i lavoratori della distribuzione cooperativa, circa 60mila, e che prevede un aumento di 240 euro lordi nel triennio, un bonus di 350 euro per la vacanza contrattuale e una serie di misure a sostegno soprattutto della genitorialità.
«Sono trascorsi oltre quattro anni dalla scadenza del primo (e ultimo) Ccnl sottoscritto - spiegano i sindacati della distribuzione moderna organizzata- e la ritrosia patologica di Federdistribuzione a dare il giusto riconoscimento in termini economici ai dipendenti non accenna ad attenuarsi». La scelta dello sciopero è arrivata mercoledì sera dopo 18 ore di trattativa ed è legata a «pretese irrealistiche». Di tutt’altro avviso l’associazione di categoria che parla di «un’occasione persa» e ritiene lo sciopero «un atto di grave irresponsabilità».
Sulla parte retributiva in realtà l’accordo era quasi pronto. I sindacati chiedevano un adeguamento all’Ipca per contrastare l’inflazione che ha falcidiato stipendi già esigui in partenza, con quattro lavoratori su dieci a basso reddito. Si tratta di un settore dove il part-time involontario, la stagionalità e la precarietà sono molto diffusi: un lavoro povero per eccellenza con una elevata presenza femminile. La rottura si è consumata sulla parte normativa, che i sindacati hanno chiesto di tenere separata dalla questione economica. Nel mirino la «precarizzazione dei lavoratori» con contratti a tempo indeterminato per oltre 24 mesi e «l’umiliazione delle professionalità attraverso un abbassamento dei livelli di inquadramento» realizzato attraverso l’introduzione di nuove figure come l’addetto alle operazioni ausiliarie alla vendita (addetto alla pulizia), l’addetto alla movimentazione delle merci e il responsabile di piccoli punti vendita.
Accuse rispedite al mittente dal presidente di Ferdistribuzione Carlo Alberto Buttarelli. «Siamo di fronte ad una rottura unilaterale e per noi inspiegabile, dettata da motivazioni politiche. Sulla parte economica, che è un elemento essenziale, eravamo pronti a sottoscrivere un aumento medio di 240 euro per il quarto livello con l’erogazione di una tantum per gli anni di vacanza contrattuale. Si tratta di aumenti in linea con gli altri contratti sottoscritti».
Per quanto riguarda gli elementi normativi Buttarelli precisa che le imprese aderenti a Federdistribuzione sono grandi realtà in continua evoluzione. «Non abbiamo nessuna intenzione di ledere i diritti acquisiti, semplicemente abbiamo proposto nuove mansioni che rispondano a nuovi modelli organizzativi, ad esempio per quanto riguarda i piccoli punti vendita con pochi dipendenti non è necessario avere uno store manager. Servono poi addetti alla movimentazione e alla preparazione delle merci. Non abbiamo in mente nessun demansionamento».
Federdistribuzione parla di un atteggiamento poco comprensibile dei sindacati con una protesta che, alla vigilia di due giorni di festa, rischia di provocare qualche disservizio e di mettere in agitazione i dipendenti. «Per dare un segnale di attenzione alle “nostre persone” abbiamo deciso di erogare un anticipo dei futuri aumenti a partire dal mese di aprile» conclude Buttarelli. Un piccolo segnale, si parla di 70 euro lordi, nella speranza che riparta al più presto la trattativa. I sindacati però replicano smentendo di essere loro i responsabili del mancato accordo. Fabrizio Russo, segretario generale della Filcams Cgil parla di una versione «falsa e mistificatoria di quanto avvenuto nel corso del confronto» e di proposte che avrebbero portato ad un «netto e sensibile peggioramento delle condizioni di lavoro».