martedì 15 ottobre 2024
Via libera definitivo del Consiglio Ue alla direttiva per contrastare i “falsi” autonomi. Just Eat è stata tra le prime società in Italia a prevedere dal 2021 ferie, malattie e coperture
Una giornata in sella con il rider Loki: «Tempo batte prezzo»

JustEat

COMMENTA E CONDIVIDI

Un compressore portatile per gonfiare le gomme della bicicletta in situazioni di emergenza, un powerbank potente per ricaricare lo smartphone, senza il quale non si può lavorare. E poi, il casco di protezione, lo zaino che va pulito, ogni giorno a fine turno e serve per tenere al caldo il cibo ordinato dai clienti e il giubbetto catarifrangente, arancione con sopra il logo di Just Eat. Sono gli oggetti indispensabili con cui Loki inizia quotidianamente la sua giornata lavorativa da rider di Just Eat.

Lunedì è arrivato il via libera definitivo del Consiglio Ue alla direttiva sui rider per contrastare i “falsi” autonomi. La multinazionale Jast Eat in Italia è attiva dal 2011 nell’ambito del food delivery, ma ha adottato per prima nel 2021, dopo mesi di trattative con i sindacati, il contratto nazionale della Logistica per assumere 4mila rider in 44 città italiane. Quel contratto a Milano lo hanno firmato in 500: Loki è uno dei rider che ha scelto di utilizzare un mezzo proprio e di pedalare con una e-bike a tempo pieno; molti altri, invece, sono studenti con le bici muscolari o gli scooter elettrici che hanno preferito contratti da 10/15 ore per pagarsi l’affitto o gli studi in una grande città. Se i lavoratori italiani rappresentano la maggioranza al Sud dove le possibilità di impiego sono più scarse, a livello nazionale «la metà dei nostri dipendenti è di origine straniera» e tra loro c’è anche Loki che racconta di aver iniziato con Just Eat a Milano dal 2011: «Mi hanno rubato la bici diverse volte e una volta sono stato anche investito, senza farmi troppo male. Sono stato fortunato». Può dirlo forte, visto che quell’incidente è accaduto prima del 2021, quando Loki e con lui tutti i rider della flotta di Just Eat utilizzavano ancora il modello economico che caratterizza la Gig economy, il contratto a chiamata che fa risparmiare le aziende sulle tutele delle persone che ci consegnano il cibo o la spesa.

Oggi, invece, cosa è cambiato per Loki e per gli altri 4.000 dipendenti di Just Eat? Come dipendenti hanno diritto alla malattia, alle ferie, agli straordinari, al Tfr. Possono godere delle coperture assicurative fornite dagli istituti di previdenza e assistenza pubblici (Inps e Inail) ed esiste un’ulteriore assicurazione individuale fornita da Just Eat ai suoi rider dipendenti, in caso di incidenti stradali. «Il mercato del food delivery in Italia ha raggiunto un valore di 1,8 miliardi di euro e il servizio è accessibile al 71% della popolazione» ha spiegato Daniele Contini, Country Manager Just Eat Italia, che ha precisato che «in Italia si ordina online cibo a domicilio in media 1 o 2 volte al mese: non è la norma, ma è una pratica che si integra nelle nostre abitudini, con il nostro servizio si è sostituita la pizza della domenica sera». Quella che fino a 15 anni si ordinava, passando di persona in pizzeria.

Oggi la misura del tempo è diventata centrale per chi ordina, che vuole risparmiarne, ma pure per chi consegna che per le stesse ragioni si ritrova sotto pressione e con le proprie performance lavorative calcolate attraverso un’App. Dal lato dei clienti, il cibo è l’unica categoria di prodotto in cui il prezzo non è tra i primi cinque driver di acquisto per i consumatori digitali: in altre parole, la convenienza non significa abbassamento dei costi, bensì un risparmio in termini di tempo (dati del Consorzio del Commercio Digitale Italiano, Netcomm). Dal lato di chi concretamente si occupa della consegna, la tracciabilità attraverso un’App e il calcolo dei tempi di percorrenza è un aspetto condizionante, che Just Eat ha cercato di superare intanto garantendo un compenso minimo, a prescindere dal numero di corse effettuate, con un bonus orario per chi consegna più velocemente. Viene utilizzata l’app Scoober, attraverso la quale Loki e gli altri rider ricevono l’indirizzo del locale per il ritiro e le coordinate per la consegna; ed è la App stessa a stabilire un percorso che, di fatto, è quello che propone Google maps alle biciclette, considerando sì le piste ciclabili esistenti a Milano, ma non il manto stradale, ad esempio il famigerato pavè o le rotaie che rappresentano dei pericoli per chi pedala. Pedoni e ciclisti sono da sempre i più vulnerabili in strada: anche su questo fronte Just Eat sta provando a distinguersi dai competitor investendo, assieme alla Federazione Amici della bicicletta, Fiab Milano Ciclobby, in sicurezza stradale e formazione e promuovendo degli incontri sulla manutenzione della bicicletta: «Un altro modo per offrire ai nostri rider le migliori condizioni di lavoro» ha concluso Contini.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI