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Clicca, pedala, ritira, pedala, consegna. Clicca, pedala, ritira, pedala, consegna. Clicca, pedala, ritira, pedala, consegna. È la routine giornaliera di ogni rider che lavora a cottimo, per uno stipendio non garantito. Più lavori, più guadagni ma ci sono talmente tante variabili, dal tempo al traffico, dalle mance dei clienti che non sono mai abbastanza, all’attrezzatura da pagarsi in modo autonomo, che è difficile quantificare quanto si arrivi a guadagnare pedalando per le città italiane, al servizio di piattaforme con Glovo, Foodora o Deliveroo.
A chi ancora si chiede perché non uno, ma tanti rider pedalassero quella notte di domenica con l’alluvione che ha devastato Bologna, bisogna ricordare tutte queste variabili. Che poi non sono altro che diritti negati sul lavoro. Sui social media tanto si è discusso di questa foto di un rider che pedala e sullo sfondo si riconosce il Santuario di Santa Maria della Visitazione al Ponte delle Lame. L’ha diffusa domenica sera su X un giornalista del collettivo Irpi media, Raffaele Angius.
Dall’alluvione di Bologna di stanotte. Se non vedete il problema ne siete parte, se non lottate ne siete complici. pic.twitter.com/W3AznXibZS
— Raffaele Angius (@faffa42) October 20, 2024
Le serate del weekend sono considerate ad alto picco di ordini, dunque, remunerative: per 28 consegne effettuate in quelle 8 ore di lavoro sotto il diluvio nero, senza aver ricevuto alcuna mancia come spesso accade in un Paese come il nostro in cui la cultura della mancia è inesistente, uno dei rider che è stato costretto a lavorare (parlare di scelta, quando si tratta della propria sussistenza, sarebbe ipocrita) ha raccontato al Corriere di Bologna di aver guadagnato 120 euro. Mentre un altro dei fattorini al lavoro, intervistato dall’edizione bolognese di Repubblica, ha raccontato di 14 consegne in 4 ore, «ma ne ho rifiutate tantissime».
Nell’ambito della logistica, una delle poche eccezioni riguarda Just East che quella notte a Bologna ha sospeso il servizio di consegne a domicilio, per la situazione di allerta maltempo, come previsto dall’accordo sindacale, che è stato stipulato nel 2021, e a seguito del quale, di fatto, la multinazionale di food delivery con sede ad Amsterdam, ha reso stabile il lavoro dei suoi fattorini, assumendoli come dipendenti.
«Con Just Eat abbiamo un protocollo che gestisce le allerte meteo rosse - ha spiegato Carlo Parente, del sindacato Filt Cgil - I rider di Just Eat (circa 200 solo a Bologna, ndr) hanno avuto la sospensione del servizio alle 13.40 di sabato e hanno ripreso a lavorare lunedì a pranzo, sono stati a casa retribuiti. Quel protocollo è più avanzato di quelli che abbiamo con tutti gli spedizionieri». Va ricordato, infatti, che a Bologna, con l’alluvione, non hanno lavorato solo i rider per il food delivery: nel giorno di allerta rossa su buona parte del territorio emiliano-romagnolo, erano in strada anche gli autisti di Amazon nonostante un carico ridotto rispetto al solito: i camion sono usciti con sole dieci-venti consegne ad autista, a dispetto di un centinaio che è la media giornaliera. E lo hanno fatto in condizioni di totale insicurezza sulle strade.
In mezzo al dramma dell’alluvione, delle persone bloccate nelle auto con l’acqua che saliva, dei negozi e delle case danneggiate, c’è anche questo enorme tema di sicurezza sul lavoro, per il quale la Camera del Lavoro Metropolitana di Bologna, (Filt Cgil Bologna, Nidil Cgil Bologna) ha annunciato un esposto alla Procura della Repubblica: «Abbiamo visto tutti le scene allucinanti di rider in motorino e in bici, sotto il diluvio nella sera di sabato scorso (19 ottobre), nonostante le comunicazioni del sindaco a non uscire di casa». Nella nota della Cgil si legge anche che «la crisi climatica che sarà la nostra nuova normalità, abbiamo deciso di presentare un esposto alla Procura della Repubblica affinché siano effettuate tutte le verifiche del caso per accertare eventuali responsabilità e profili penali dei comportamenti messi in atto dalle aziende di delivery che non hanno sospeso le attività».
Secondo l’associazione Salvaiciclisti Bologna, «sotto la pioggia battente di un evento alluvionale estremo, chiunque fosse in strada era a rischio della vita. Abbiamo visto che cosa è successo in tutta la nostra città: sottopassi allagati, strade invase da fango e acqua, e persino la tragedia di chi è rimasto intrappolato nella propria auto trascinata dal fiume. In questo contesto drammatico, le uniche persone che attraversavano la città in bici erano quelle impegnate nel servizio di consegna a domicilio». Scenario che «chiaramente ci lascia molto preoccupati, oltre che per l’incolumità delle persone che fanno delivery, anche per la mancanza di un posizionamento chiaro delle istituzioni cittadine».