Intervento di bioclimatica in Corso Vercelli a Milano a opera di Goldmann & Partners
Il mondo dell'abbigliamento e l'architettura vanno a braccetto sui temi del rispetto dell'ambiente. Camera Nazionale della Moda Italiana e Goldmann & Partners, infatti, lanciano I principi Cnmi per la sostenibilità nel retail, che raccolgono indicazioni sulla progettazione di spazi di vendita in chiave bioclimatica. Questo documento ha l’obiettivo di creare i presupposti concreti per una progettazione in grado di incrementare il vissuto di benessere di chi lavora e frequenta il retail, ai fini di migliorare le vendite, riducendo tempi di realizzazione e costi di gestione. Ci potrebbero essere anche dei risvolti in termini di inserimento lavorativo di giovani professionisti.
«Tutti gli architetti ormai potrebbero, volendo, essere in grado di operare secondo tali principi, perché sono i più consolidati, antichi e sperimentati principi di buona pratica progettuale che siano mai esistiti - spiega Isabella Goldmann, managing partner di Goldmann & Partners e direttore del Centro Studi per la Sostenibilità Applicata di Goldmann & Partners - . Potenzialmente ci sarebbe più occupati con l'applicazione di questo documento. Purtroppo le Università ancora oggi trascurano la disciplina dell’architettura bioclimatica, relegandola a pochi corsi facoltativi. Oggi ancora vige una cultura progettuale a traino “impiantistico”, ossia dove qualsiasi forma progettuale, corretta o errata che sia, viene comunque compensata dall’impianto. Non c’è alcun interesse ad abbattere la presenza impiantistica in un progetto architettonico, perché è notoriamente la parte a maggiore valore aggiunto e contenuto tecnologico, e dunque anche la parte con i costi maggiori. L’architettura bioclimatica va nella direzione opposta, insegnando a progettare spazi che quasi non hanno bisogno degli impianti, o ne hanno molto meno nel caso dei retail. Per formarsi esistono comunque moltissimi corsi paralleli, oggi promossi dagli ordini professionali di tutta Italia e dalle associazioni di categoria, e tenuti da professionisti con molta esperienza sul campo, che sopperiscono egregiamente a questo ritardo universitario».
Redatto dal Centro Studi per la Sostenibilità Applicata Goldmann & Partners con l’avallo dell’Istituto Nazionale di Bioarchitettura e il patrocinio di Associazione Tessile e Salute, il documento, che riassume in maniera semplice e immediatamente applicabile tutte le pratiche che possono portare ai suddetti risultati, è frutto dell’attività di un Gruppo di Lavoro Tecnico formato dai brand Ermenegildo Zegna, Giorgio Armani, Gucci, Prada, Salvatore Ferragamo, Versace, e del Tavolo di Lavoro per la Sostenibilità che vede la partecipazione anche di altri rappresentanti di alcune delle maggiori aziende italiane operanti nel settore, ovvero Bottega Veneta, Fendi, Loro Piana, Moncler, Otb, Tod’s e Valentino.
«Quello che si chiede alle aziende committenti - continua Goldmann - è di essere più esigenti con i progettisti e con le imprese. Per fare questo i tecnici interni alle aziende si devono aggiornare e non devono delegare ai professionisti ogni responsabilità sul risultato finale. Alle aziende produttrici invece si chiede maggiore ricerca e la disponibilità a dotare i propri prodotti di una scheda di Life Cycle Assessment, che indichi perfettamente l’impatto ambientale ed economico di un prodotto rispetto agli altri».
Ai giovani l'architetto consiglia di costruirsi «un percorso universitario volontario scegliendo la maggior parte possibile di corsi di architettura bioclimatica, e poi di andare a fare pratica all’estero, in particolare nel Nord Europa, dove questa disciplina è una prassi o comunque molto diffusa». Alla fine di questo percorso, poi, sarebbe opportuno tornare in Italia per introdurre queste buone pratiche in maniera virale anche nel nostro Paese. La bioclimatica, per essere applicata in maniera sistemica, può avvalersi di metodologie progettuali avanzate: sono proprio i giovani, nativi digitali, i più adatti ad applicarle con velocità e disinvoltura, agevolandone la diffusione. Agli imprenditori, invece, Goldmann suggerisce «di rimettersi a studiare. La mancanza dell’abitudine allo studio e all’aggiornamento professionale (quello vero, tecnico) è la vera ragione del nostro ritardo in questi termini rispetto al resto dell’Europa».