Palazzo della Consulta, sede della Corte costituzionale
Pensionati con il fiato sospeso. È stata fissata per il 24 ottobre, infatti, l'udienza della Corte costituzionale che dovrà esprimersi sulla presunta incostituzionalità del decreto legge 65/2015, meglio conosciuto come Bonus Poletti. Si tratta di un'una tantum applicata alla rivalutazione delle pensioni di milioni di cittadini. Nel 2015 la Consulta, con la sentenza n. 70 del 30/04/2015, ha riconosciuto l'illegittimità costituzionale
dell'articolo 24 del decreto legge 6 dicembre 2011 n. 201 (la cosiddetta norma Fornero contenuta nel ''Salva Italia''), con cui il governo Monti aveva sospeso la rivalutazione della pensione per gli anni 2012 e 2013.
Secondo i dati dell'Istat sulla previdenza, questo blocco dell'indicizzazione (ossia il meccanismo che adegua le pensione al costo della vita) ha coinvolto circa sei milioni di persone ovvero più del 36% del totale degli oltre 16,3 milioni di pensionati italiani. Sempre nel 2015, il governo Renzi ha emanato il decreto legge 65/2015 con cui, anziché adeguarsi a quanto stabilito dalla Consulta, ha deciso di riconoscere soltanto una minima parte di quanto dovuto ai pensionati (Bonus Poletti ) o, nella maggior parte dei casi,
addirittura niente.
Per aver riconosciuti i propri diritti, tuttavia, entro il 31 luglio bisogna aderire al ricorso tramite il sito www.rimborsopensioni.it, che nasce proprio dall'esigenza di offrire un contributo meramente tecnico-giuridico a favore di chi ha subito il blocco della rivalutazione delle pensioni e che quindi avrebbe diritto agli arretrati e alla rivalutazione della pensione. Per lo Studio legale Frisani di Firenze (che fa parte dello staff di rimborsopensioni.it) «è un bonus che, nonostante il chiaro monito espresso dalla Consulta con la sentenza 70/2015, ha rinnovato un iniquo meccanismo perequativo e ha riproposto il medesimo blocco della rivalutazione delle pensioni per alcune classi di reddito».
«A oggi - spiega Silvia Maladrin, responsabile del progetto rimborsopensioni.it - siamo a oltre 16mila ricorrenti ed è pensabile che ci avvicineremo ai 17mila. Migliaia di pensionati si sono affidati a rimborsopensioni.it per far sentire la loro voce e provare a vedere riconosciuto il proprio diritto alla rivalutazione della pensione, unico strumento che permette loro di mantenere inalterato il proprio potere di
acquisto, anche se l'inflazione aumenta. Se un pensionato non si è ancora attivato non dovrebbe aspettare oltre, visto che sta per partire l'ultimo treno di ricorsi. Sul sito è attiva la pagina "come fare ricorso" ed è possibile seguire tutto il percorso per aderire. Non accetteremo adesioni che ci perverranno dopo il 31 luglio perché il 24 ottobre ci sarà l'udienza in Corte costituzionale e tutti i ricorsi devono essere depositati. Restare esclusi non è conveniente per il potere d'acquisto e per la qualità di vita. Questi cittadini devono interrompere il meccanismo per cui un pensionato è ritenuto un bancomat dallo Stato».
Può aderire al ricorso chiunque percepisca, al dicembre 2011, una pensione superiore ai 1.088 euro netti (pari a circa 1.450 euro lordi) e che abbia subito il blocco della rivalutazione delle pensioni. Per l'adesione al ricorso è richiesto, a copertura di tutte le spese, il versamento tramite bollettino postale di 126,88 euro.