venerdì 31 gennaio 2025
Potrebbe portare al nostro Paese circa otto miliardi di euro aggiuntivi ogni anno. Nascono figure professionali e progetti dedicati
La presentazione della rete dei musei sull'emigrazione

La presentazione della rete dei musei sull'emigrazione - Italea

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Il 2024 è stato decretato Anno delle radici italiane dal Maeci-Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, con tanto di specifico progetto inserito nel Pnrr-Piano nazionale di ripresa e resilienza. Un'opportunità per far conoscere i paesi di origine agli oriundi italiani sparsi in tutto il mondo. Ma anche un'occasione per incrementare i flussi turistici - soprattutto nelle aree interne - e creare nuove figure professionali. Da ricordare che sono sei milioni i connazionali residenti fuori dai nostri confini, una cifra che sale a 80 milioni comprendendo nel novero anche i discendenti e addirittura a 260 milioni se si include nel totale il numero degli affini con legami parentali, di quanti parlano la nostra lingua o comunque si sentano particolarmente vicini alla nostra cultura, anche per motivi di lavoro.

Confcommercio - in collaborazione con Swg, Tra Consulting, Italyrooting consulting - ha condotto una ricerca che contiene tre livelli di approfondimento sul turismo delle radici: un’indagine sul valore economico, una ricerca demoscopica su turisti attuali e potenziali e un’analisi qualitativa di una comunità enorme, che ha voglia di riscoprire le proprie origini e che rappresenta dal punto di vista turistico una domanda potenziale di dimensioni sorprendenti. Con un’ottima capacità di spesa, peraltro, che potrebbe portare al nostro Paese circa otto miliardi di euro aggiuntivi ogni anno. Anche l'Enit-Agenzia nazionale del turismo ha registrato una crescita dei turisti idiomatici o delle radici, offrendo ai visitatori l'opportunità unica di imparare la lingua e la cultura italiana. Questo tipo di turismo ha visto uno sviluppo costante in Italia dagli anni '90 e si configura oggi come una delle risorse più importanti per il turismo culturale del nostro Paese. Grazie all’impegno delle scuole private di lingua e cultura italiana, il turismo idiomatico promuove un'esperienza autentica e sostenibile, capace di destagionalizzare i flussi turistici e generare un forte impatto economico e sociale.

«Negli Stati Uniti ci sono tanti discendenti di italiani di terza, quarta o quinta generazione che dicono ancora di essere italiani - spiega il preside del Calandra Italian American Institute di New York Anthony Tamburri -. Magari conoscono pochissimo l'Italia, non parlano l'italiano, però si sentono italiani: c'è ancora una forte tendenza a identificarsi con le radici».

«Gli italiani che sono arrivati in Argentina sono tre milioni nell'arco di un secolo, fra la metà dell'Ottocento e la metà del Novecento, - stima il curatore e ricercatore del Museo dell'immigrazione di Buenos Aires Marcelo Huernos -. Ma i discendenti sono tantissimi, è molto difficile dire quanti sono, penso che più della metà degli argentini abbia un avo italiano e sia interessata al turismo delle radici».

«In Australia l'attenzione sul turismo delle radici e l'origine italiana di molti migranti è forte - interviene il direttore della Comunità italiana in Australia a Melbourne Marco Fedi -. Lo è particolarmente ora perché il ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale attraverso il progetto Italea lo sta promuovendo con i soggetti che operano localmente per ricollegare una storia che è ancora presente, forte, radicata, dall'emigrazione tradizionale del Novecento alle nuove emigrazioni in Australia. Noi stiamo cercando di integrare questi mondi che per un certo periodo non si sono parlati, lo facciamo attraverso eventi culturali».

I progetti e le professioni legate al turismo delle radici

I turisti che tornano verso i paesi di origine sono spinti da un grande interesse culturale e storico e dalla voglia di riappropriarsi delle tradizioni di un territorio e in qualche modo di diventarne “ambasciatori nel mondo”. La loro ricerca riguarda luoghi, lingua, cucina, persone. Ma è soprattutto la voglia di sentirsi parte di una comunità. Chi arriva in Italia con questo obiettivo, desidera portarsi a casa esperienze positive e relazioni umane. Il compito delle strutture ricettive e degli operatori turistici è quello di facilitare questo ritorno alle origini, nel promuovere percorsi alla riscoperta del territorio e delle tradizioni di un tempo.

Il turismo delle radici è un settore in crescita. Rappresenta circa il 15% delle presenze turistiche totali in Italia, con un mercato potenziale proveniente principalmente da Brasile, Argentina e Stati Uniti. Il 97,3% degli intervistati tra gli oriundi italiani ha espresso il forte desiderio di visitare l’Italia per entrare in contatto con il proprio patrimonio di origine: i turisti delle radici tendono a rimanere più a lungo (in media 9,8 giorni rispetto ai 6,8 giorni dei visitatori internazionali che pernottano), contribuendo alle economie locali, soprattutto nelle regioni meno conosciute. Questa rappresenta un’opportunità economica significativa per l’Italia, con un impatto potenziale di 65 miliardi di euro di spesa diretta e fino a 141 miliardi di euro se si considera il moltiplicatore economico del turismo.

Nascono anche nuove figure professionali: il manager e l'operatore del turismo delle radici. Sono specializzati nella creazione e gestione di esperienze che consentono ai viaggiatori di esplorare e connettersi con la loro eredità culturale e genealogica. Integrando i principi del turismo esperienziale sviluppano percorsi unici e personalizzati che offrono un’immersione profonda nelle identità locali, stimolando tutti i sensi e coinvolgendo attivamente i visitatori. Le competenze spaziano dalla ricerca storica e genealogica alla pianificazione di itinerari tematici che enfatizzano la multisensorialità, l’apprendimento attivo e l’intrattenimento culturale. Promuovono un approccio olistico che unisce l’estetica, l’unicità e l’interazione umana, assicurando che ogni viaggio sia non solo un tour, ma un’avventura emotiva e culturale arricchente. In questo modo, il manager e l'operatore del turismo delle radici non solo facilitano la scoperta delle origini dei viaggiatori, ma anche l’apprezzamento delle diverse culture, contribuendo a un turismo più consapevole e significativo. In sostanza, sono professionisti che uniscono conoscenze storiche e culturali con competenze di gestione del turismo per creare esperienze di viaggio personalizzate e profondamente significative, che permettono ai viaggiatori di connettersi con le loro origini e identità culturali. Esistono tuttavia alcune differenze tra le due figure:

  1. Ambito di responsabilità: il manager ha un ruolo più strategico e di alto livello, concentrato sulla progettazione e gestione complessiva di itinerari turistici, mentre l’operatore si concentra sull’organizzazione pratica e l’esecuzione di specifici viaggi e attività.

  2. Focus sullo sviluppo dell’offerta: il manager è più coinvolto nella creazione e innovazione dell’offerta turistica complessiva, mentre l’operatore si dedica maggiormente alla pianificazione e alla realizzazione di itinerari personalizzati.

  3. Interazione con parti interessate: entrambi collaborano con comunità locali e esperti, ma il manager ha un ruolo più
    ampio nella gestione delle relazioni con stakeholder e nella valutazione complessiva dell’offerta turistica.

In sintesi, il manager funge da progettista e stratega a livello più ampio, mentre l’operatore si focalizza sull’attuazione e gestione pratica delle esperienze di viaggio.

La rete dei musei sull'emigrazione

Una rete dei musei dell’emigrazione italiana per valorizzare il patrimonio di conoscenze che custodiscono. È l'iniziativa presentata al Congresso internazionale Diaspore italiane - Rappresentazione e questioni di identità di Genova, nell’ambito del Progetto Italea, il programma di promozione del turismo delle radici lanciato dal Maeci, che mira proprio ad attrarre italiani all’estero e italo-discendenti intenzionati a scoprire i luoghi e le tradizioni delle proprie origini. Italea ha costruito una rete sul territorio capillare e dinamica con 20 gruppi regionali e 16 coordinatori. Il sito web italea.com è già stato visitato da oltre un milione e 100 mila persone; sono quasi 5mila le richieste di viaggi o ricerche genealogiche, 368mila visualizzazioni del sito Italea Card (la card che offre vantaggi, sconti e agevolazioni per chi viene in Italia a scoprire le sue origini) e 11.252 iscritti al programma. E ancora: 833 Comuni coinvolti e 742 eventi già organizzati. Oltre 60 eventi di sensibilizzazione in Italia organizzati dalle Italee regionali per favorire le occasioni di collaborazione e confronto; 19 missioni all’estero in 13 Paesi con una partecipazione stimata di oltre 1,5 milioni di persone.

Il turismo delle radici nasce proprio con l’intento di far scoprire cultura, riti e tradizioni e valorizzare i luoghi che non sono meta del turismo di massa. Il progetto coinvolge i piccoli Comuni italiani, vincitori del bando per la realizzazione di attività culturali in favore degli italo-discendenti. Italea si riferisce al nostro Paese e alla "talea", una pratica con cui si consente a una pianta di propagarsi. Recidendone una parte e ripiantandola, le si può dare nuova vita, facendo crescere nuove radici: proprio come accade con le migrazioni. Questo programma rappresenta un invito alla riscoperta della “pianta madre”.

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