Apple è solo ultimo grande gruppo tecnologico americano a finire nel mirino dell'Antitrust europeo - Ansa
Una colossale multa da 1,8 miliardi di euro per abuso di posizione dominante a danno dei consumatori e della concorrenza nel settore dello streaming musicale. La Commissione Europea non usa mezze misure per punire Apple per quelle che secondo Bruxelles sono clausole illegali di restrizione della libertà dei concorrenti di comunicare su tutte le offerte sul mercato. È la prima multa comminata da Bruxelles alla società fondata da Steve Jobs.
Al centro è Spotify, la società di streaming musicale svedese che è anche il primo concorrente di Apple Music e aveva sporto reclamo a Bruxelles, che ha cominciato a indagare nel 2019. «Per un decennio Apple - ha dichiarato la vicepresidente della Commissione Margrethe Vestager, responsabile dell’Antitrust Ue - ha vietato agli sviluppatori di streaming musicale di informare i consumatori su alternative più economiche al di fuori dall’applicazione». Regole che «hanno finito per danneggiare i consumatori».
La replica di Apple all'Antitrust Ue
Addebiti che Apple respinge al mittente, con l’accusa implicita a Bruxelles di favorire Spotify, un’azienda europea. Non senza probabili conseguenze sui già tesi rapporti Ue-Usa, dopo una raffica di misure e multe nel corso degli anni contro i colossi digitali a Stelle Strisce, da Microsoft a Google, ad Amazon, a Facebook. «Questa decisione – replica Apple – è stata presa sebbene la Commissione non sia stata in grado di rivelare alcuna prova credibile di un danno ai consumatori, e ignori le realtà di un mercato florido, competitivo e in rapida crescita». Spotify, aggiunge la casa della Mela, «dispone della più vasta applicazione di streaming musicale al mondo, e si è incontrata 65 volte con la Commissione durante l’indagine. Oggi Spotify ha il 56% di quota del mercato dello streaming musicale, oltre il doppio dei concorrenti più vicini, e non paga ad Apple niente per i servizi che l’hanno aiutata a diventare uno dei marchi più riconoscibili al mondo».
Margrethe Vestager, commissario europeo alla Concorrenza, l'Autorità Antitrust europea - Ansa
Il nodo delle accuse dell'Ue a Apple
Il centro delle accuse di Bruxelles ruota proprio intorno alla possibilità per Spotify di informare, all’interno dell’applicazione, delle alternative di abbonamento al di fuori dell’App Store di Apple. In effetti, chi vuole usufruire dello streaming svedese, può farlo in due modi: o attraverso l’applicazione via l’App Store di Apple, o con un abbonamento stipulato direttamente sulla pagina web di Spotify, Apple poi ne autorizza l’utilizzo tramite applicazione. La prima versione è più cara, perché Apple chiede allo sviluppatore una commissione pari al 30%, che viene passata poi all’utente finale, mentre nel secondo caso lo sviluppatore non deve pagare alcunché. L’accusa di Bruxelles è che Apple impedisce a Spotify e agli altri sviluppatori di informare gli utenti dell’App Store della possibilità di stipulare un abbonamento più economico direttamente sul Web.
Il risultato, dice Vestager, è che «alcuni consumatori potrebbero avere pagato di più in quanto ignari della possibilità di un abbonamento fuori applicazione. E altri potrebbero semplicemente non esser riusciti ad abbonarsi al loro fornitore di streaming perché non sono riusciti a trovarlo».
Apple ha annunciato che ricorrerà alla Corte di giustizia Ue. Dal 7 marzo scattano gli obblighi nel quadro della legge sul mercato digitale (Dma), che prevede per i colossi del settore digitale il divieto di restrizioni alle possibilità di informare gli utenti di alternative fuori applicazione. Apple, va detto, ha già annunciato modifiche all’App Store per rispondere ai nuovi obblighi.