Leonardo Del Vecchio in una foto del 2018 - Ansa
Leonardo Del Vecchio è morto da secondo uomo più ricco d’Italia, ma era nato così povero che quando aveva sette anni sua mamma lo aveva consegnato all’orfanotrofio. Una polmonite le aveva portato via il marito prima ancora che Leonardo nascesse, lei aveva già tre figli e doveva lavorare tutto il giorno. Il bambino rischiava di finire per strada. Forse è dal trauma dell’infanzia lontano dalla famiglia che l’imprenditore milanese ha imparato l’importanza del prendersi cura degli altri e del dare a tutti la possibilità di farlo. Ha fatto di Luxottica una delle eccellenze italiane del welfare aziendale, con iniziative come le borse di studio per figli dei lavoratori, il microcredito per chi è in difficoltà, il “bonus vita” per le famiglie dei dipendenti che muoiono.
Del Vecchio, che era nato a Milano il 22 maggio 1935 ed è morto ieri al San Raffaele di Milano, si è "fatto da solo". A quattordici anni lascia l’orfanotrofio milanese dei Martinitt per tornare in famiglia. Ha seguito un corso di tipografia e trova lavoro come garzone in un’impresa che fa medaglie, coppe e trofei. I padroni notano che il ragazzo è sveglio, nonostante avesse solo finito le elementari gli consigliano di andare a studiare design e incisione all’Accademia di Brera. Segue il consiglio. Nel 1958, appena 23enne, ottiene ad Agordo, nel Bellunese, uno dei terreni messi a disposizione dal Comune per avviare attività imprenditoriali. Mai iniziativa comunale fu più fortunata: sul terreno del piccolo centro bellunese Del Vecchio costruirà un impero mondiale dell’occhialeria.
Parte con una bottega per costruire montature che dopo tre anni diventerà Luxottica S.a.s. Dall’inizio sceglie una strada che, come ammetterà lui stesso anni dopo, è contraria a tutto quello che insegnano nelle “business school”: l’integrazione verticale di tutte le attività legate alla produzione di occhiali. Se all’inizio produce e incide montature per altri, nel giro di qualche anno inizia a proporre il proprio marchio. Il passaggio successivo è l’ingresso nell’attività di distribuzione. Quello successivo ancora è il controllo diretto dei negozi. Il passaggio finale è l’integrazione con chi fa le lenti, diventata realtà con la fusione con la francese Essilor, nel 2018. Con una capitalizzazione di 64,72 miliardi di euro e un fatturato 2021 di 21,5 miliardi, oggi il gruppo è un gigante del settore dell'occhialeria e una delle società più grandi d'Europa.
Molto del successo di Luxottica è arrivato dagli Stati Uniti, dove l’azienda è entrata nel 1981 con l’acquisto di Avantgarde e ha fatto due acquisizioni chiave: quella di Ray Ban, nel 1999, e di Oakley, nel 2007. Un’altra intuizione fu quella di fare di un’azienda di occhiali un marchio del lusso Made in Italy, anche grazie ad alleanze con le migliori maison della moda, a partire da Giorgio Armani.
Del Vecchio si è avventurato anche in altri settori. Nel 1995 con i Benetton compra la Sme, ex gruppo Iri, e avvia il marchio dei supermercati Gs (venduti cinque anni dopo a Carreforur). Nella finanza la sua holding lussemburghese Delfin, che controlla la quota del 35,7% di EssilorLuxottica, è socio forte di Mediobanca e Assicurazioni Generali, ma anche di Covivio (immobiliare francese) e Luxair, la compagnia aerea del Lussemburgo. La scorsa primavera aveva tentato, assieme all’altro “grande vecchio” della finanza italiana Francesco Gaetano Caltagirone, di prendere il controllo di Assicurazioni Generali sfidando proprio Mediobanca. Negli ultimi mesi ha contribuito al rilancio dell’Ospedale Fatebenefratelli Isola Tiberina in alleanza con l’Apsa, l’amministrazione del patrimonio della sede apostolica.
Secondo l’ultima classifica di Forbes il suo patrimonio ammonta a 27,3 miliardi di dollari e ne fa il 52esimo uomo più ricco del mondo (il secondo italiano dopo Giovanni Ferrero).