sabato 18 maggio 2024
Il presidente della filiale italiana del marchio giapponese: "Una rivoluzione imposta dall'alto non può vincere. Noi costruttori vendiamo sogni, e la gente ha ancora voglia di sognare".
La parata del Suzuki Motor Fest all'autodromo di Misano

La parata del Suzuki Motor Fest all'autodromo di Misano - .

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E’ bastato vedere nei giorni scorsi l’autodromo di Misano Adriatico invaso da migliaia di appassionati con le loro moto Suzuki o con le piccole Swift, vetture diventate iconiche e con un nutrito seguito di appassionati, per capire la filosofia di Suzuki e del presidente della sua filiale italiana, Massimo Nalli. Ovvero: Suzuki la via della concretezza, partendo dalla passione. Una passione per le auto e le moto come simbolo di libertà individuale unite alla concretezza di un prodotto senza voli pindarici o complicazioni varie che poi, alla fine, al grosso pubblico non interessano.

“Posso anche aggiungere – dice Massimo Nalli - che dalla sua fondazione la Suzuki ha sempre cercato di migliorare un pochino la vita dei propri clienti, anche dei potenziali clienti, dando loro ciò che desiderano. Ecco, da Misano torniamo a casa con una chiara indicazione da parte dei nostri clienti che dicono: continuate a farci sognare”.

L’auto e la moto come strumento di libertà e un sogno che si realizza, una visione distante anni luce da quanto emerge dalle varie politiche internazionali sull’uso di questi mezzi…

“Chi dice che la passione per i motori sta passando, non ha visto la moltitudine di appassionati venuti all’Autodromo Marco Simoncelli di Misano Adriatico. C'è ancora tanta passione per il motorismo in tutte le sue forme e Suzuki si vanta di essere tra i pochissimi marchi che li interpreta tutti quanti, dalle auto, alle moto e anche coi motori marini. Questa è la dimostrazione che noi costruttori di automobili la cosa che facciamo è vendere sogni. Noi crediamo di vendere oggetti per la mobilità, ma in realtà vendiamo sogni”.

Passiamo allora dai sogni a quello che potrebbe essere l’incubo per molti costruttori, ovvero una visione di mobilità elettrica in un futuro breve che non trova consensi unanimi ma costringe a seguire le indicazioni politiche…

“Suzuki, come gli altri costruttori, non conosce quale sarà la mobilità del futuro. La nostra interpretazione del futuro è multidisciplinare. Ci sarà l'auto elettrica, ma non sarà per tutti e non sarà usabile e usata da tutti, per cui noi speriamo che la regolamentazione riconosca questa realtà. La ricerca Suzuki si sta orientando verso l'idrogeno, i biocarburanti. E il sostegno alle start up innovative che introducano idee nuove. Se pensiamo che nel 2025 (sembra una barzelletta o sembra fantascienza ma è realtà), la prima Suzuki volante decollerà da Osaka all’ Expo mondiale. Quindi Suzuki non ferma la sua visione al solo motore elettrico, ma certamente lo include nella sua visione futura”.

Questa è una visione pragmatica, reale, concreta per quanto riguarda il problema della mobilità, anche se molti costruttori danno ancora per scontato che si vada per forza in una certa direzione…

“I nostri clienti ci dicono che cosa desiderano. E normalmente i clienti determinano il mercato. Le rivoluzioni dei mercati avvengono sempre dal basso, altrimenti non sono rivoluzioni come nel caso dell'elettrificazione che viene imposta dall’alto. Stiamo cercando di forzare il cambiamento dall'alto, partendo dalla norma. Non succederà, non sarà possibile”.

E qui entriamo in un campo minato, perché alcuni costruttori hanno investito cifre enormi e dicono che indietro non si torna: vuol dire che andremo a sbattere contro il muro?

“Io credo che tutti i costruttori sappiano bene le regole che è il cliente che determina il mercato. Forse qualcuno ha esagerato nel voler anticipare quello che le norme prevedevano per il 2035, ora io sono dell'idea che tutti siano ancora in tempo ad adattare la propria produzione ad una eventuale modifica delle norme europee, che francamente ci auguriamo venga fatta”.

Perchè oggi dovremmo acquistare una vettura 100% a batteria?

“Una risposta chiara e convincente ancora non c'è. Credo che ce ne siamo accorti tutti, anche il legislatore europeo, e quindi il conto da pagare a livello industriale potrebbe essere molto caro”.

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