Una sezione polacca del gasdotto Yamal, che era uno dei principali punti di accesso del gas russo in Europa - Reuters
L’impennata dei prezzi di gas, petrolio e carbone in seguito all’invasione dell’Ucraina ha aumentato drammaticamente lo squilibrio commerciale tra Italia e Russia. Ad aprile, dicono i numeri dell’Istat, il valore delle importazioni di prodotti russi in Italia è più che raddoppiato rispetto a un anno fa (+118,8%) mentre le esportazioni italiane in Russia si sono dimezzate (-48,4%).
Con il risultato che il mese scorso la bilancia commerciale Italia-Russia è stata negativa per 2,45 miliardi di euro.
I dati per i primi quattro mesi dell’anno sono anche peggiori: +144,4% le importazioni dalla Russia, -19,3% le esportazioni, per un passivo cumulato di 8,7 miliardi di euro.
L’Istat nell’aggiornamento non offre il dato puntuale delle diverse merci per singolo Paese, ma basta incrociare i dati per vedere che il nodo è l’energia. A livello generale, infatti, il commercio extraeuropeo chiude i primi quattro mesi con un passivo di 8,5 miliardi di euro, causati quasi interamente dai beni energetici (-30,7 miliardi) senza i quali la bilancia commerciale sarebbe invece positiva per 22,2 miliardi di euro. E difatti oltre all'import dalla Russia è molto aumentato (+109,6%) anche quello dai Paesi dell'Opec, che associa i grandi esportatori di petrolio.
La tendenza non è molto diversa da quella dell'intera Unione Europea: nel primo trimestre, calcola Eurostat, le importazioni russe in Europa sono aumentate del 104,2% rispetto a un anno fa, mentre le esportazioni sono diminuite dell'8,4%, per un passivo della bilancia commerciale esploso da 10,8 a 45,2 miliardi di euro.
Nel 2021 l’Italia aveva importato dalla Russia merci per 17,6 miliardi di euro: 13,3 miliardi tra combustibili e minerali e 2,6 miliardi di metalli. L’export italiano verso la Russia (7,7 miliardi lo scorso anno) era rappresentato soprattutto da macchinari (2,7 miliardi di euro) e abbigliamento (445 milioni).