Si aprono nuovi fronti nella guerra sui dazi che ormai da anni caratterizza il commercio mondiale. La partita aperta tra la Ue e la Cina, che ha come nodo centrale le auto elettriche, prosegue con annunci e dispetti reciproci mentre l'Italia guida un nuovo fronte sul riso importato dall'Asia.
Il nostro Paese, sostenuto da Bulgaria, Grecia, Portogallo, Romania e Spagna, ha chiesto all'Unione europea di reintrodurre una clausola di salvaguardia automatica contro l'import a dazio zero del riso da Cambogia e Birmania. La richiesta, stando ai documenti pubblici del Consiglio Ue Agricoltura e Pesca, è oggi sul tavolo dei ministri riuniti a Bruxelles. I sei Paesi denunciano l'eccesso di import di riso a dazio zero (circa 450mila tonnellate) dall'Asia, assorbito finora dal mercato Ue "solo a causa della carenza di produzione" europea "dovuta alla siccità, soprattutto in Spagna e Italia", definendo questa situazione "insostenibile nel prossimo futuro".
Cambogia e Myanmar usufruiscono di un sistema Ue di preferenze tariffarie generalizzate che prevede uno speciale regime di importazione a dazio zero per i Paesi meno sviluppati. L’obiettivo è sostenere i Paesi in via di sviluppo aiutandoli a sfruttare le opportunità commerciali. Il regime di dazi adottato dalla Ue nel 2019 è stato annullato nel 2022 in seguito al ricorso dei Paesi interessati.
Intanto l'esecutivo guidato da Ursula von der Leyen si prepara a fare ricorso all'Organizzazione mondiale del commercio per contestare l'inchiesta anti-sussidi aperta dalla Cina su alcuni prodotti lattiero-caseari dell'Ue. La Commissione europea fa sapere di aver avviato una richiesta di consultazione al Wto, primo passo della procedura di risoluzione delle controversie commerciali. Se la procedura non dovesse portare a una soluzione "soddisfacente", l'Ue potrebbe richiedere la costituzione di un panel per decidere sull'indagine. L'inchiesta di Pechino è stata avviata lo scorso agosto come ritorsione ai dazi provvisori imposti da Bruxelles sulle importazioni di auto elettriche cinesi. In passato “sotto osservazione” cinese erano già rientrati prodotti come il brandy europeo e la carne di maiale. Adesso si parla, appunto, dei prodotti lattiero-caseari che vengono esportati dalle aziende europee in Cina per un valore di 1,8 milioni di euro. Francia e Irlanda sarebbero i Paesi più danneggiati. L'Italia, stando ai dati Istat, esporta prodotti lattiero-caseari verso il Dragone per 83,1 milioni di euro.
A sollecitare un nuovo intervento della Ue, contro il gigante asiatico, sono gli industriali della siderurgia. Hanno preso carta e penna per chiedere a Bruxelles di affrontare l'impennata delle esportazioni cinesi di acciaio che ha spinto i prezzi in Europa al di sotto dei costi di produzione, secondo quanto riportato dal Financial Times. Gli industriali sostengono che è necessario "un sistema tariffario globale per contrastare la sovraccapacità e proteggere i produttori nazionali che si trovano ad affrontare una domanda debole e costi energetici elevati". Al momento si prevede che la Cina esporterà oltre 100 milioni di tonnellate di acciaio nel 2024, aumentando le tensioni commerciali e spingendo altri Paesi a imporre dazi, spiega il quotidiano della City. I leader del settore, come ArcelorMittal e Tata Steel, sottolineano la gravità della situazione, chiedendo misure antidumping più forti di quelle attualmente in vigore per affrontare l'eccesso di capacità globale. Attualmente sono previsti dazi antidumping (con aliquote comprese tra il 17,2% e il 27,9%) sulle importazioni di alcuni acciai anticorrosione dalla Cina, approvate dalla Commissione nel 2023.