Ansa
Una primavera a dir poco tiepida per i consumi con gli italiani determinati a preservare i propri risparmi e a tagliare il superfluo per far quadrare i conti. Il dato sulle vendite al dettaglio nel mese di aprile diffuso oggi dall’Istat segna una lieve diminuzione sia in valore che in volume rispetto a marzo (rispettivamente dello 0,1 e dello 0,3%). La frenata dell'inflazione insomma non ha prodotto un'inversione di tendenza. Le speranze sono adesso in un effetto positivo legato al taglio, sia pure lieve, dei tassi di interesse da parte della Bce.
Va molto peggio quando si analizzano i dati su base tendenziale (anche se bisogna considerare che l’anno scorso i consumi erano trainati dalla Pasqua che quest’anno è stata a marzo) con un calo dell'1,9% in valore e del 3,3% in volume. Le vendite dei beni alimentari calano del 4,9% in valore e del 7,3% in volume, mentre quelle dei beni non alimentari aumentano in valore (+0,6%) e non subiscono variazioni in volume. Per quanto riguarda i beni non alimentari, si registrano variazioni tendenziali eterogenee tra i gruppi di prodotti. L'aumento maggiore riguarda i prodotti farmaceutici (+3,7%), mentre registrano il calo più consistente Foto, ottica e pellicole, supporti magnetici e strumenti musicali (-2%). Rispetto ad aprile 2023, il valore delle vendite al dettaglio è in diminuzione per la grande distribuzione (-3,8%), le imprese operanti su piccole superfici (-0,5%) mentre si registra una crescita consistente del commercio elettronico (+7,4%).
Non c'è da gioire infine guardando le previsioni sui consumi per l’anno in corso. I consumi privati continueranno a essere sostenuti dal rafforzamento del mercato del lavoro e dall'incremento delle retribuzioni in termini reali, ma frenati da un aumento della propensione al risparmio. Tali dinamiche determineranno per il 2024, in base alle previsioni fatte dall’istituto nazionale di statistica, una crescita moderata (+0,4%) dei consumi delle famiglie che salirà nel 2025 (+1%).
"Nonostante il raffreddamento dell'inflazione, i volumi di vendita non ripartono. I consumi rimangono fragili in un contesto contraddistinto ancora da un clima d'incertezza e dalla debolezza della capacità di spesa delle famiglie" commenta Federdistribuzione. In particolare, alcuni comparti del non food più sensibili alla stagionalità, come ad esempio l'abbigliamento e il giardinaggio, ci sono effetti negativi sulle vendite, anche a causa dell'instabilità climatica.
"I consumi di beni restano fragili e, dopo il dato odierno, il tema diventa un problema serio per le prospettive di crescita dell'intera economia italiana che, comunque, resta in buona salute, almeno per adesso. Potrebbero non bastare turismo e servizi per far quadrare i conti con il target di variazione del Pil attorno all'1%" sottolinea l'Ufficio Studi di Confcommercio. Il dato è peggiore delle attese (per gli alimentari: -7,3% il tendenziale grezzo contro la nostra previsione di -4,3%). Per le vendite nel complesso, anche al netto della diversa tempistica della Pasqua, il confronto annuo si conferma pesantemente negativo (-1,7% il dato destagionalizzato. "A volere essere ottimisti a tutti i costi – sottolinea l’Uffico studi -, si può rilevare che la riduzione delle vendite, è in larga misura attribuibile al solo comparto alimentare. La generale debolezza dei consumi si vede anche dalle dinamiche delle vendite per i diversi formati, con discount e commercio elettronico con valori in crescita. Una configurazione che tradisce una generalizzata ricerca di convenienza di prezzo".