Più laureate in ingegneria - Archivio
Continua a crescere il numero degli ingegneri iscritti all'Albo: a inizio 2023 sfiorano quota 250mila (249.054, per la precisione) con un incremento dell'1,2% rispetto allo scorso anno. Tuttavia, nonostante negli ultimi anni sia aumentata la propensione all'abilitazione professionale da parte dei laureati, non c'è una corrispondenza proporzionale nell'incremento delle iscrizioni. Degli oltre 14mila abilitati alla professione del 2021, infatti, meno di 5mila perfezionano l'iscrizione, circa il 30%. Rispetto allo scorso anno, si abbassa leggermente il numero di nuove iscrizioni (8.234 contro le 8.623 del 2022), ma al tempo stesso calano, in misura anche maggiore, le cancellazioni (4.462, mentre nel 2022 erano state 6.583): fattori questi che sommati producono un saldo positivo doppio rispetto a quello registrato un anno fa. È quanto emerge dal rapporto annuale prodotto dal Centro studi Cni. «I risultati attestano la costante crescita del numero degli iscritti all'Albo e questo è un fattore senz'altro positivo - spiega Angelo Domenico Perrini, presidente del Cni -. Ci deve, comunque, far riflettere il fatto che questo incremento è inferiore a quello che sarebbe lecito attendersi a partire dal numero dei nuovi abilitati. Come abbiamo già sottolineato in altre occasioni, tale constatazione deve impegnare il nostro Consiglio a intraprendere tutte le iniziative necessarie a rendere più appetibile l'iscrizione all'Albo, soprattutto potenziando l'offerta di servizi che eroghiamo agli iscritti attraverso la Fondazione Cni. D'altra parte, al fine di avvicinare maggiormente i laureati in ingegneria al sistema ordinistico, è necessario portare a compimento i progetti avviati tra i quali importante è l'istituzione delle lauree abilitanti. Considerando poi la grande responsabilità che assumono gli ingegneri rispetto ai cittadini, la necessità di offrire precise garanzie in termini di competenze e di qualità della prestazione, anche attraverso la formazione continua e l'adesione al codice deontologico professionale, è tempo di cominciare a ragionare sulla possibilità di rendere obbligatoria l'iscrizione all'Albo per tutti coloro che seguono un percorso ingegneristico, prima universitario e in seguito professionale». «L'incremento degli iscritti all'Albo registrato dal nostro Centro studi - conferma Giuseppe Margiotta, consigliere segretario del Cni e presidente del Centro studi - è un dato che accogliamo con soddisfazione. In particolare, mi piace sottolineare che, ancora una volta, tale incremento è dovuto alle donne ingegnere nuove iscritte, il che consente di affermare che il nostro albo, in tema di riduzione del divario di genere, risulta all'avanguardia. Ci lascia meno tranquilli la scarsa propensione dei nuovi abilitati ad entrare nel sistema ordinistico. In questo senso il Consiglio nazionale ha l'obbligo di provare ad intercettare la schiera sempre più numerosa di laureati che, pur conseguendo l'abilitazione professionale, non si iscrive all'Albo. Negli ultimi 11 anni degli oltre 110mila abilitati alla professione di ingegnere, ne risultano iscritti poco più di 52mila, meno della metà. Se si riuscisse a coinvolgere anche uno solo ogni dieci abilitati non iscritti, si arriverebbe quasi a raddoppiare il numero di ingegneri e ingegneri iuniores che si iscrive all'Albo ogni anno. Per conseguire un tale obiettivo occorre proseguire nella strada tracciata nel recente passato, ossia quella di perfezionare i servizi attualmente a disposizione degli iscritti e, al tempo stesso, concepirne degli altri, in modo da rendere utile l'ingresso nel sistema ordinistico». Passando a esaminare i dati nel dettaglio, scopriamo che gli iscritti alla sezione A risultano essere circa 236.500 (1% in più rispetto al 2022), mentre i restanti 12.572 appartengono alla sezione B (+6,8% rispetto al 2022). La distribuzione territoriale resta sostanzialmente invariata rispetto all'anno scorso: circa il 41% degli iscritti appartiene a un Ordine del Meridione, mentre poco più di un terzo è iscritto a un Ordine provinciale settentrionale. Gli Ordini della Lombardia, che conferma ancora una volta il primato di regione con il numero più elevato di iscritti (+2,3%), insieme a quelli del Lazio e della Campania, accolgono complessivamente oltre un terzo degli iscritti. Quanto alla distribuzione di genere, la componente femminile sta assumendo via via dimensioni sempre più rilevanti: le donne arrivano a costituire infatti quasi il 17% degli iscritti, mentre 15 anni fa rappresentavano appena il 9,1%. Questi tassi di crescita, decisamente superiori rispetto a quelli rilevati tra gli uomini, fanno sì che il numero complessivo degli iscritti continui ad aumentare e che i saldi positivi tra iscrizioni e cancellazioni degli iscritti rilevati negli ultimi anni siano dovuti quasi esclusivamente alle donne ingegnere. Per quanto riguarda la distribuzione tra i tre settori dell'Albo, non si rilevano sensibili cambiamenti rispetto allo scorso anno: anche nel 2023 procede il processo di polarizzazione degli iscritti verso il settore civile e ambientale, anche in conseguenza del progressivo rinnovamento legato al ricambio generazionale in atto che contrappone all'uscita dall'Albo di ingegneri "universali" (i laureati del vecchio ordinamento che potevano iscriversi a tutti e tre i settori), il contemporaneo accesso di nuovi ingegneri "settoriali" (quelli del nuovo ordinamento che possono optare, salvo alcuni casi, solo per un settore dell'albo). L'88,3% degli ingegneri iscritti alla sezione A e il 60,4% degli ingegneri iuniores iscritti alla sezione B sono iscritti al settore civile e ambientale, laddove nel 2022 le corrispondenti quote erano pari, rispettivamente, all'85,6% e al 58,5%. Un altro processo che al momento appare inarrestabile, infine, è il progressivo invecchiamento dell'Albo. Il ricambio generazionale infatti stenta a decollare. Continua a ridursi la quota di iscritti under 40: a inizio 2023 pari al 23,5% (nel 2022 era il 24,1%, e, andando indietro di qualche anno, nel 2019 era il 26,5%), mentre la quota di iscritti over 65 è pari al 16,5% (lo scorso anno era inferiore al 16%). Una curiosità: tra gli iscritti continua ad aumentare il numero di ingegneri centenari o addirittura ultracentenari, ben 55 nel 2023. In Italia ci sono 277.201 donne laureate in ingegneria, pari al 26,6% dei laureati in questa disciplina. Tra queste, 170.531 appartengono alla classe architettura e ingegneria civile, 106.670 a quella dell'ingegneria industriale e dell'informazione. Considerando l'intera popolazione italiana femminile laureata, la frazione in possesso di un titolo universitario in ingegneria rappresenta circa il 7% del totale. Il fenomeno risulta in grande crescita soprattutto negli ultimi anni, di conseguenza l'età media delle laureate in ingegneria risulta relativamente bassa: meno di 45 anni. Il numero di donne è maggiormente significativo nei corsi di laurea del ramo civile, dove arrivano a costituire fino al 60% degli immatricolati. Meno attrattivo per le donne risulta il settore dell'Ingegneria dell'informazione, dato che rappresentano solo il 22,9% degli immatricolati. La percentuale di donne iscritte alla facoltà di ingegneria che raggiungono il titolo di laurea è superiore a quella dei colleghi maschi, a dimostrazione di una ottima motivazione e della consapevolezza della scelta effettuata. Le donne, inoltre, mostrano di raggiungere ottimi risultati, dal momento che sono meno soggette rispetto agli uomini al fenomeno della dispersione. Se consideriamo le donne nell'ingegneria e nelle discipline Stem, l'Eurostat attesta che l'Italia si colloca al quarto posto in Europa per quota di laureate in ingegneria dopo Romania, Estonia e Bulgaria, molto al di sopra della media Ue. Per quanto riguarda il mercato del lavoro, dallo studio emerge che tra tutte le laureate in discipline ingegneristiche circa il 73% svolge un'attività lavorativa. Il dato raggiunge punte del 77% per quanto riguarda il Nord Italia, mentre risulta più basso al Sud: 62%. Purtroppo i dati confermano la persistenza del divario di genere, sia sul piano dei livelli occupazionali che della retribuzione. A un anno dalla laurea in ingegneria risultano disoccupati il 10,6% degli uomini, mentre le donne sono al 16,3%. Stesso discorso per i livelli retributivi. A cinque anni dalla laurea magistrale, gli ingegneri guadagnano uno stipendio netto di 1.755 euro, mentre le colleghe donne si fermano a 1.487 euro. Quanto alle nuove assunzioni, nel primo semestre del 2022 risultano assunte 11.152 donne ingegnere, pari a circa il 23,5% del totale delle assunzioni di profili ingegneristici. «I dati presenti nel nostro rapporto - sottolinea Margiotta - confermano un trend già ripetutamente registrato negli ultimi anni. Sempre più donne si avvicinano al mondo dell'ingegneria e sono attratte dai corsi di laurea in questa disciplina. L'andamento risulta ormai consolidato ed è lecito attendersi che questo processo verso la parità subirà ulteriori accelerazioni. Mi fa particolarmente piacere notare che il nostro Paese, quanto a donne laureate in ingegneria, si colloca nella fascia alta in Europa, ben al di sopra della media dell'Ue e al primo posto tra i Paesi più grandi. Purtroppo dobbiamo registrare la persistenza del gap retributivo che vede tuttora le donne penalizzate rispetto agli uomini. Un terreno sul quale il nostro Consiglio nazionale dovrà concentrarsi, tanto più se si pensa che negli ultimi anni sono state proprio le donne a manifestare maggior interesse e attenzione nei confronti dell'Albo e del nostro sistema ordinistico».
Assunzioni in Icm, Atos e Maticmind
Il Gruppo delle costruzioni Icm-Maltauro di Vicenza archivia un 2022 con ricavi per 570 milioni di euro, in crescita del 25% sull'esercizio precedente, toccando anche un portafoglio di commesse che vale 2,5 miliardi (+20%). In particolare, sono cresciuti gli ordini dall'Italia, pari al 75% del totale. Il Gruppo prevede nel triennio 2023-2025 una crescita ulteriore dei volumi di produzione per circa 800 milioni ogni anno, anche grazie a opere connesse al Pnrr. «I risultati raggiunti - riferisce il presidente Gianfranco Simonetto - confermano Icm tra i principali player del settore e consolidano la capacità di presenza del Gruppo in un mercato come quello italiano che vede restringersi sempre più il numero delle aziende in grado di affrontare queste sfide ambiziose». La crescita del Gruppo vede anche una forte di richiesta di personale: 150 tra tecnici e operai. «Purtroppo abbiamo difficoltà a trovarli - continua Simonetto -. Il settore edile potrebbe assumere 200mila persone quest'anno. Serve però meno burocrazia e più libertà di assumere, ampliando la platea dei lavoratori extracomunitari. Purtroppo molti giovani italiani rifiutano le nostre offerte. Chi è interessato può collegarsi al nostro sito o alla nostra pagina Linkedin». Atos, invece, società europea che si occupa di trasformazione digitale, aprirà una propria sede a Cosenza. L'apertura, annunciata nel novembre scorso, avverrà ad aprile, con 150 assunzioni previste entro il 2025. La sede calabrese di Atos «sarà inaugurata nei nuovi uffici dell'azienda in piazza Bilotti: un organico iniziale di 20 persone darà il via a un nuovo Hub per la digital enterprise, un centro di consulenza e di progettazione nei campi della transizione digitale e dell'innovazione informatica a servizio di aziende e istituzioni, al lavoro sulla realizzazione di progetti tecnologici di avanguardia». «Il percorso che abbiamo intrapreso, già a partire dal 2013, nel Sud del Paese ha nell'apertura di questa sede un'ulteriore tappa fondamentale - dichiara Giuseppe Di Franco, ceo di Atos Italia -. Nel confronto con l'amministrazione regionale, con la città di Cosenza, con gli Atenei della regione e con il tessuto imprenditoriale abbiamo visto fin da subito grandi opportunità di sviluppo, sia per Atos che per il territorio che ci ospiterà. Come nel caso di Napoli e di Bari siamo convinti di poter crescere velocemente e con ottimi risultati anche qui in Calabria, con un importante piano di assunzioni e l'obiettivo chiaro di crescere sinergicamente insieme al territorio». Infine Maticmind, system integrator leader nel settore Ict italiano, ha inaugurato il suo nuovo Experience Center a Milano. Uno spazio, nel cuore della città, in cui vengono progettate e realizzate soluzioni innovative al servizio dei clienti: più di 1.000, di cui il 50% rappresentato da realtà pubbliche quali strutture ospedaliere, Pa o grandi infrastrutture. Un investimento che testimonia il successo del Gruppo, che ha chiuso il 2022 con 443 milioni di euro di ricavi proforma, in crescita del 44% rispetto all'anno precedente. L'intenzione è di proseguire sulla strada tracciata, ponendosi l'obiettivo di migliorare ancora nel 2023 per raggiungere una quota superiore ai 510 milioni di ricavi proforma, equivalente a un +15%. Crescita che passa anche attraverso le numerose acquisizioni strategiche operate in questi anni in diversi settori come cybersecurity, fibra ottica e intelligenza artificiale (per citarne alcuni). Un ampliamento da cui deriva anche un aumento del personale e una capillarità sul territorio: a oggi, infatti, vanta 14 sedi in tutta Italia, da Nord a Sud, e 1.200 dipendenti, ma ha già in programma per il solo 2023 un piano di assunzioni per 200 nuovi ingressi. «Il nostro Gruppo - conclude Luciano Zamuner, amministratore delegato di Maticmind - rappresenta una realtà con quasi 20 anni di esperienza. Siamo cresciuti nel corso del tempo, abbiamo ampliato il nostro business e ci siamo affermati sul mercato. Per il futuro ci aspettano grandi sfide, ma siamo pronti ad affrontarle con entusiasmo e con la fiducia dei nostri azionisti. Vogliamo continuare a crescere, come fatto in questi anni, per consolidare la nostra posizione, iniziando a valutare anche i mercati esteri. Questo nuovo Experience Center è un nostro fiore all'occhiello, uno spazio dove testare le soluzioni più innovative disponibili per anticipare le richieste dei nostri clienti e rispondere nel migliore dei modi, mettendo la nostra expertise al servizio dell'industria italiana».