Ansa
Già a cavallo tra Capodanno e l’Epifania l’Inps ha rilasciato le prime attestazioni Isee ai cittadini che – tramite la precompilata o attraverso i Centri di assistenza fiscale autorizzati – hanno inviato la Dichiarazione sostitutiva unica (Dsu). La fretta di single e famiglie è giustificata: perché senza quell’attestazione, ad esempio, quanti hanno diritto non possono far richiesta dell’Assegno di inclusione (Adi) che sostituisce il Reddito di cittadinanza (Rdc). Per continuare a ricevere l’Assegno unico, invece, sarà sufficiente essere in possesso dell’attestazione Isee entro il 29 febbraio. A proposito di Assegno unico: quello ricevuto nel 2022 – ovvero nel suo primo anno di sperimentazione – entra di diritto nella Dsu 2024 aumentando, di fatto, il valore Isee di quelle famiglie che grazie a quell’assegno sono riuscite, in questi anni, ad arrivare a fine mese.
Le conseguenze non avranno un impatto sull’importo dell’assegno unico 2024, per il quale l’Inps elaborerà, di fatto, un « Isee da prestazione », che, appunto, non terrà conto degli Au percepiti due anni prima. Ma si manifesteranno su altre prestazioni sociali. E sono tante: dal bonus nido (importo massimo 272,72 euro corrisposto per undici mesi all’anno in caso di Isee sotto i 25mila euro), all’integrazione all’affitto, passando per il bonus bollet-te (confermato per i primi tre mesi dell’anno per i contribuenti con Isee fino a 15mila euro, soglia che sale a 30mila euro in caso di famiglia con almeno quattro figli). Dalle agevolazioni sulle tasse universitarie, a quelle per la frequenza alle scuole dell’infanzia, per la mensa o per l’utilizzo degli scuolabus dei figli. Dai buoni libri alla possibilità di non versare la quota di iscrizione agli ultimi tre anni delle scuole superiori di secondo grado per motivi economici. Per non parlare delle addizionali Irpef regionali e comunali, che alcuni enti adottano nel tentativo di stabilire un criterio di equità verticale tra i contribuenti.
Paolo Moroni è il direttore dell’osservatorio politico di Anfn, l’associazione che raduna e dà voce alle famiglie numerose. Dice ad Avvenire: «Dopo anni di Isee omogenei molte famiglie stanno segnalando incrementi anche significativi del valore dell’attestazione. E quelle che fino ad oggi si trovavano per poche migliaia di euro sotto la soglia richiesta da certe prestazioni, adesso rischiano di perdere alcune agevolazioni di cui hanno usufruito fino ad oggi». Proprio «grazie», si fa per dire, all’Assegno unico.
Paolo Moroni, insieme a Nino Sutera, rappresenta il Forum delle associazioni familiari in seno all’Osservatorio nazionale dell’Assegno unico, istituito dal ministero della Famiglia e di cui fanno parte anche rappresentanti del ministero del Lavoro, Mef, Inps, Istat e Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità: «L’Assegno unico, così com’è, non va. Intanto perché per finanziarlo furono abolite le detrazioni fiscali per i figli a carico, che garantivano una pur minima “equità fiscale”. Poi, perché, come stiamo vedendo in questi giorni, finisce con il ridurre l’accesso alle altre prestazioni sociali: un assurdo».
Moroni ricorda come «secondo l’originaria legge delega dell’Assegno unico, le detrazioni per i figli a carico andavano eliminate nel quadro di una più complessa riforma del sistema fiscale. Ora quella riforma ha iniziato il suo percorso – con la legge delega 111/2023 – solo nello scorso agosto. Cosa porterà? Noi auspichiamo che possa portare al “Fattore famiglia”, ovvero a una imposizione fiscale che tenga conto della composizione del nucleo familiare e in particolare delle spese di accrescimento dei figli». Infine l’Assegno unico con le attuali regole non va perché è «ancora agganciato all’Isee, strumento che sarebbe meglio abbandonare. Perché la scala di equivalenza adottata nell’Isee penalizza i figli successivi al primo, diversamente dalla scala di equivalenza adottata, ad esempio, in Francia, per il quotient familial, dove i figli successivi al secondo vengono premiati. Perché è di difficile compilazione, nonostante l’app messa a disposizione da Inps per l’’Isee precompilato”. Perché dà un peso eccessivo alle componenti patrimoniali, tanto che – anche in presenza di redditi bassi – assume un valore alto se il contribuente è proprietario di prima casa e dispone di un immobile ricevuto in eredità.
Laddove in altri Paesi esiste un’imposta patrimoniale che svincola di fatto i patrimoni posseduti dalla situazione reddituale». Il primo correttivo da apportare alla sua norma attuativa del dicembre 2013? «Senza dubbio eliminare i trattamenti assistenziali e previdenziali dalla componente reddituale e la prima casa di proprietà dalla componente patrimoniale immobiliare». Alfredo Caltabiano, presidente di Anfn, non esita ad associare le «falle » dell’Isee alla corazzata Potemkin di fantozziana memoria: « Anche le ultime modifiche introdotte dal governo sono discutibili: escludono dalla Dsu Bot, Btp, buoni fruttiferi postali e libretti postali. Ma se la ratio dell’Isee è di venire incontro alle categorie più fragili, perché penalizzare gli aiuti per i figli e premiare chi ha denaro in eccesso da investire?».