Per affrontare il colloquio serve la preparazione - Archivio
In media, per ogni annuncio di lavoro che viene pubblicato sono oltre 250 i pretendenti che si candidano, ma solo sei di questi riusciranno poi ad accedere alla selezione finale. L'ultimo scoglio è rappresentato dal colloquio. Non ci sono particolari segreti per superarlo e farsi assumere. Basta un solo ingrediente: la preparazione. Anzi, una meticolosa preparazione. Questo è il consiglio principe degli esperti di Oliver James, la società che ha sviluppato un approccio alla ricerca del personale con al centro persone e dati. «Con l'arrivo dei mesi estivi, in particolare a partire da luglio, ma anche in agosto, si scatena nei lavoratori - spiega Pietro Novelli, Country manager Italia di Oliver James - la voglia di cambiare lavoro. Ma cercare un nuovo impiego è già un lavoro, che comporta una particolare attenzione se si vuole non solo emergere tra i tanti curriculum che la persona deputata alla selezione riceve quotidianamente, ma anche e soprattutto essere selezionati per il colloquio. E questa particolare attenzione si traduce in una sola parola che riunisce tutto quello che bisogna fare, ovvero essere preparati a tutto e in tutto». Andando con ordine, prima di iniziare la ricerca di un nuovo lavoro, bisogna assicurarsi di fare due azioni essenziali, banali e scontate, ma nonostante tutto quasi il 25% dei candidati le fa in modo incompleto: aggiornare il profilo Linkedin nonché il proprio cv con tutte le competenze, esperienze e qualifiche pertinenti. Importante che siano indicazioni precise e concise per non superare le 2-3 pagine di curriculum. «Per essere sempre pronti all'azione - consiglia Novelli - è bene aggiornare il curriculum ogni 3-6 mesi, questo è essenziale, anche se non si sta attivamente cercando lavoro per non farsi trovare impreparati a cogliere l'attimo in cui il lavoro dei nostri sogni bussi alla nostra porta». Sistemata la parte "documentale", è il momento di passare al concreto con la ricerca di una nuova opportunità di lavoro, consultando gli annunci, e soprattutto leggendo bene le job description (sempre che non ci si affidi alle conoscenze e competenze di un professionista del recruiting). Una buona descrizione dovrebbe, innanzitutto, suscitare interesse, fornire la panoramica di base delle responsabilità lavorative e lasciar desiderare di saperne di più; continuando a leggerla, si dovrebbe capire la posizione lavorativa che si andrebbe a coprire, nonché lo stipendio e con chi si andrà a lavorare. «In caso queste informazioni non siano così chiare, meglio avvicinarsi con cautela all'impiego scelto. Occhio anche ai vari cliché che potete trovare in molte descrizioni dei lavori. È importante guardare più in profondità le richieste e tenere le antenne alzate davanti ad alcune parole civetta come "auto-avviamento", "funzioni varie" o "stipendio competitivo". «Una volta trovato l'annuncio che fa per noi e letto nei dettagli il ruolo richiesto, è il momento di personalizzare il curriculum - continua l'esperto - utilizzando le parole chiave che sono state messe in evidenza nell'annuncio, ovviamente dovranno essere coerenti con le proprie esperienze accademiche e professionali. Questo piccolo, ma davvero rilevante, accorgimento dimostrerà che il candidato ha prestato la massima attenzione nella lettura delle richieste e renderà più facile ottenere un colloquio, poiché i reclutatori e i responsabili delle assunzioni hanno pochi secondi per determinare se un candidato ha le competenze adeguate e un cv personalizzato non farà che aiutarli nella selezione». Adesso che si è riusciti a farsi selezionare per il colloquio, la maggior parte dei candidati pensa che il grosso del lavoro sia stato fatto e che la parte difficile sia finita. Niente di più sbagliato. Infatti, è proprio la mancanza di preparazione nel sostenere un colloquio che fa perdere l'occasione di essere scelti per un nuovo impiego. «La fase del colloquio - sottolinea Novelli - è il momento cruciale che separa il candidato dall'ottenere il lavoro che desidera. Al di là dei soliti consigli che si possono dare in questo caso, un'ottima idea è quella di fare una ricerca pre-colloquio dell'azienda per cui si vuole andare a lavorare. Non solo è importante conoscere la mission, la vision e i valori del potenziale datore di lavoro, ma anche controllare tutti i risultati chiave, come le informazioni finanziarie e le notizie più rilevanti che potrebbero essere utili per costruire un rapporto con l'intervistatore. Un altro consiglio tattico è quello, sempre che si conosca il nominativo del selezionatore, di controllare il suo profilo LinkedIn. Questo aiuterà a fare due chiacchiere iniziali per rompere il ghiaccio e aiuterà anche a distinguersi dalla concorrenza. Ma potrebbe essere anche un valido modo per "farsi largo" tra gli altri candidati, creando un contatto più diretto che funzionerebbe anche come memo. La stessa cosa la si può fare con la pagina LinkedIn dell'azienda, così da ottenere maggiori informazioni anche sulla cultura e sull'ambiente aziendale». Durante il colloquio, è necessario anche essere in grado di dimostrare di avere le giuste capacità che possano soddisfare i requisiti del lavoro. Importante assicurarsi di fare riferimento a come la propria esperienza e abilità si adattino alle specifiche del lavoro per cui ci si sta applicando, fornendo esempi chiari e specifici. Inoltre, la pandemia non solo ha sdoganato il lavoro da remoto, ma anche il colloquio in streaming, che è diventato ormai parte integrante del processo di selezione in molti casi. Per fare in modo che anche con questa modalità di selezione abbia successo, ci sono una serie di dettagli da prendere in considerazione. «Tre su tutti: prima di tutto - consiglia l'esperto - il luogo, che sia tranquillo, con sfondo neutro e con una bella illuminazione di luce naturale, se possibile. Poi, è davvero indispensabile il look. Il consiglio è quello di prepararsi come se si stesse andando a un colloquio faccia a faccia. Ancora meglio se si riesce a documentarsi sull'abbigliamento che si porta in azienda e adeguarsi di conseguenza. In alternativa, un abbigliamento sobrio e formale è sempre una scelta vincente. Last but not least, parlare direttamente alla fotocamera, così da creare un forte contatto visivo con il proprio interlocutore e dimostrare sicurezza». Che sia di persona o con una video intervista, per prepararsi al meglio al colloquio si possono organizzare anche delle interviste di prova con i propri amici o famigliari e, perché no, anche con un vero headhunter con cui confrontarsi per svolgere delle quanto più realistiche prove di colloquio ed essere più sicuri di sé durante quello con l'azienda.
Orientamento e modelli efficaci
L’orientamento è un anello di congiunzione fondamentale tra la scuola e l’Università e tra la scuola e il lavoro, ma non funziona bene come dovrebbe. Nel 2020, secondo i dati AlmaDiploma, solo il 9,8% dei liceali che hanno partecipato ad attività di orientamento organizzate dalle scuole ha definito decisamente adeguate le informazioni ricevute, e tale percentuale arriva al massimo al 24,7% e al 36,4% nel caso di istituti tecnici e professionali. Una discreta quota di studenti (tra il 22 e il 29%, in base al tipo di istituto superiore), inoltre, ha detto di aver scelto il percorso post-scolastico influenzato dai genitori, mentre meno del 20% ha giudicato rilevante il ruolo degli insegnanti nel processo decisionale. Come nota il Tortuga Brief Reports 2021 su Neet e Orientamento, la verità è che troppo spesso ai giovani non vengono forniti strumenti adeguati per compiere autonomamente la scelta del percorso di studi e di lavoro. Ciò si traduce in un aumento del rischio di abbandono scolastico, dei Neet (ovvero i giovani che non studiano né lavorano, che in Italia nel 2020 erano il 23,3%) e del livello di insoddisfazione e smarrimento dovuti a una scelta che si rivela non in linea con le reali aspirazioni dell’individuo. Secondo un’indagine Sodexo, ben il 38% degli studenti italiani non era soddisfatto della propria vita e il 46% non era felice del percorso accademico intrapreso. Sempre un rapporto di AlmaDiploma del 2018 dice inoltre che il 45% degli studenti italiani pensa di avere sbagliato la scelta della scuola superiore. Alcune scuole hanno sperimentato software che, tramite algoritmi predittivi, suggeriscono agli studenti un percorso di carriera sulla base di presunte preferenze e abilità, ma è un’opzione che ha limiti e criticità ed è ben lontana dall’essere una soluzione al problema. Il Governo stesso sta attualmente lavorando, all’interno del Pnrr, a una riforma dell’orientamento. «Il punto è allenare i giovani a scegliere - commenta Pietro Cattorini, co-fondatore di Discerno, studio indipendente di orientamento alla scelta in ambito professionale e formativo -. Viviamo in una società in cui abbiamo una possibilità di accesso alle informazioni senza precedenti. Bastano pochi minuti per conoscere quali sono le migliori facoltà di legge o le migliori cucine in cui posso fare esperienza come chef... Eppure, la stragrande maggioranza delle proposte di orientamento che vengono dalle scuole sono comunque di tipo informativo o magari di matching tramite test. Fornire informazioni qualificate è ovviamente importate, ma allo stesso tempo va notato che, pur aumentando l’accesso a questi dati, i numeri di Neet e abbandono scolastico non cambiano». Da qui l’idea alla base di Discerno: strutturare una proposta di orientamento radicalmente diversa. Non di tipo informativo, «ma che alleni la facoltà di conoscere sé stessi, di mettere a fuoco cosa piace e non piace, di riconoscere e argomentare la propria visione del mondo e il proprio punto di vista... Tutte cose che, in un mondo del lavoro che cambia, costituiscono una cassetta degli attrezzi necessaria per compiere anche in futuro scelte coerenti con se stessi e non spinti dai trend o dalle aspettative degli altri». Nato nel 2022 a Milano, Discerno è formato da una equipe interdisciplinare di psicoterapeuti, studiosi e specialisti di orientamento che sta integrando i modelli più validati nel campo della psicologia dinamica, dell’etica filosofica e della vocational psychology. Il percorso individuale proposto, che si basa su un approccio scientifico e interdisciplinare e consiste in 6-10 incontri in presenza oppure online, ha lo scopo di allenare la capacità del soggetto di riconoscere le proprie caratteristiche peculiari, il proprio sistema di valori e aspirazioni più autentiche, e di usare questa consapevolezza come bussola per orientarsi nelle scelte della vita. «Il percorso che proponiamo è abbastanza strutturato e breve, ma ha al centro una relazione maieutica. Quindi con un’impostazione molto più legata alle tradizioni personalistiche del pensiero umanistico europeo piuttosto che alla standardizzazione dei modelli americani di orientamento», conclude Cattorini.
Le iniziative di Gi Group
Sono stati 556 gli eventi creati da Gi Group che hanno raggiunto circa 40mila studenti e universitari con attività di orientamento e formazione nell’anno scolastico 2021-2022. Gi Group è da sempre impegnata nell’accompagnare e orientare studenti e universitari alla scoperta del mondo del lavoro, affiancandoli nella scelta del percorso professionale e favorendo l’incontro con le Aziende che cercano talenti per lo sviluppo dei propri team e il dialogo tra scuola e impresa. Un ruolo sempre più cruciale in un Paese come l’Italia, oggi fanalino di coda in Europa per il tasso di Neet: un giovane su quattro. A fronte però di un mismatch tra domanda e offerta di lavoro che cresce e oggi è pari circa al 40% (media nazionale). Per coinvolgere maggiormente le nuove generazioni Gi Group ha sviluppato una serie di iniziative, oltre ai tradizionali Career Day:
- Orientation Day
Lezioni interattive e simulazioni per imparare a muovere i primi passi nella ricerca del lavoro. Attraverso i singoli moduli di orientamento gli studenti vengono supportati nel loro percorso con incontri strutturati in aula e virtuali.
- Technical Gi Day
Giornate di orientamento che alternano interventi di aziende a momenti di gaming, workshop e colloqui sia in presenza che su piattaforme virtuali.
- Work Master
Laboratori pratici che permettono di acquisire, in maniera modulare, competenze propedeutiche al mondo del lavoro: dal digitale alle lingue, dalla ricerca attiva alla sicurezza.
Inoltre, quest’anno, Gi Group si è avvalsa della partnership con Stepsconnect.com, piattaforma digitale interattiva che utilizza la gamification e permette di seguire percorsi di orientamento e formazione e di accedere a veri e propri vivai aziendali, mentre ancora si sta studiando. E a tal proposito nel 2022 Gi Group si è misurata con il mondo degli eSports lanciando il progetto Good Game, Boosta il tuo futuro, organizzato in partnership con 2WATCH, un’esperienza a 360° per avvicinare la GenZ e i gamer al mondo del lavoro. Non solo puro gaming, l’esperienza di gioco diventa uno strumento di espressione e consente ai più giovani di sviluppare una serie di competenze che possono fare la differenza anche nel mondo del lavoro. Tra le altre partnership per supportare gli studenti in procinto di conseguire il diploma di maturità, anche quelle con La Fabbrica, leader nell’ideazione e nello sviluppo di percorsi di comunicazione educativa e formativa, e Skuola.net, il media e piattaforma edtech leader per audience fra gli studenti italiani, con cui Gi Group ha pensato una livechat per approfondire il mondo degli Its e Ifts, illustrare le valide alternative al percorso universitario e orientare migliaia di diplomandi nella scelta del proprio futuro in maniera consapevole. Infine, anche quest’anno ha riproposto il format #GiWorkOut, degli allenamenti attraverso interviste e webinar con i protagonisti dello sport italiano. Durante i webinar, i partecipanti hanno potuto approfondire, attraverso la metafora dello sport, le competenze più richieste dalle aziende, i metodi di crescita e i valori fondamentali sul campo così come nel lavoro. Inoltre, hanno ricevuto numerosi suggerimenti su come affrontare in maniera consapevole la fatidica scelta da prendere alla fine del percorso di studi.