La presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen - Reuters
Certo non è la pace, ma almeno la tregua, per quella che è stata definita la “guerra dell’acciaio” tra le due sponde dell’Atlantico, per un po’ potrà continuare. Almeno fino a dopo le elezioni europee e alle presidenziali Usa del prossimo anno. L’Unione Europea ha infatti deciso di sospendere almeno fino alla fine di marzo del 2025 i dazi imposti alle merci in arrivo dagli Stati Uniti, una misura commerciale che Bruxelles aveva adottato come ritorsione a misure analoghe riguardanti l’acciaio e l’alluminio europeo decise da Washington nel 2018, all’epoca dell’amministrazione repubblicana di Donald Trump. Una proroga di quindici mesi, dunque, contenuta nella Gazzetta ufficiale dell’Ue e che rientra all’interno di un accordo in base al quale anche Washington si asterrà dai dazi del 25% sull’acciaio e del 10% sull’alluminio made in Ue.
Della controversia, dunque, dovrà occuparsi il nuovo Parlamento Ue che scaturirà dalle elezioni europee del giugno 2024 e la nuova amministrazione Usa che verrà fuori dalle presidenziali del novembre del prossimo anno. Trovare un’intesa, in ogni caso, non sarà una passeggiata. I dazi europei, per il momento appunto sospesi, riguardano una serie di prodotti statunitensi, dalle motociclette Harley Davidson al whisky bourbon. Già nel gennaio 2022, l’amministrazione democratica di Joe Biden aveva accettato di sospendere i suoi dazi per due anni, sostituendoli con un sistema di quote specifiche. Stati Uniti ed Unione Europea avrebbero quindi dovuto concordare misure per affrontare il nodo del surplus di merce entro la fine di quest’anno, ma i negoziati si sono arenati anche al vertice Usa-Ue di ottobre. Da allora, Washington si è offerta di estendere la sospensione tariffaria per concedere più tempo per i colloqui.
Il sistema delle quote introdotto dagli Stati Uniti l’accesso nel Paese di 3,3 milioni di tonnellate di acciaio europeo e 384mila tonnellate di alluminio senza dazi, soglie che riflettono di fatto i livelli commerciali del passato, con ulteriori quantitativi soggetti invece a dazi. La Commissione Europea ha però lamentato la rigidità del sistema, che comporta che l’acciaio Ue sia soggetto a circa 264 milioni di dollari di dazi statunitensi, stando ai dati dello scorso anno, e questo mentre l’Ue ha sospeso del tutto le sue tariffe doganali che erano state introdotte come ritorsione per la mossa di Trump. I colloqui rientrano peraltro all’interno di un dialogo più ampio tra le due sponde dell’Atlantico e che riguarda esenzioni fiscali negli Usa per veicoli elettrici prodotti in Europa, le cui batterie contengono minerali come il cobalto, la grafite, il litio, il manganese e il nickel.
Inutile dire che un’eventuale vittoria di Trump alle presidenziali Usa del 2024 farebbe percorrere al negoziato molti passi all’indietro, ma nemmeno con i democratici i colloqui sarebbero dei più semplici, come dimostrato finora. Il settore dell’acciaieria è uno di quelli che è stato maggiormente al centro delle ultime campagne elettorali negli Stati Uniti, a causa della perdita di migliaia di posti di lavoro e di una retorica populista che con Trump è diventata incendiaria. Non a caso il miliardario ha ottenuto vasti consensi nel vasto mondo operaio, capitalizzando sul malcontento derivante dall’emarginazione e dalla crisi di molte città che un tempo si arricchivano proprio grazie all’economia dell’acciaio.
L’Europa, d’altro canto, deve stare attenta a non farsi schiacciare dall’acciaio cinese da un lato e dalla sfida, anche commerciale, con gli Stati Uniti dall’altro. Non può dunque cedere troppo nel negoziato se non ottenendo qualcosa magari anche in altri ambiti, come appunto in quello relativo alla vendita di veicoli elettrici. La guerra in Ucraina ha per il momento distolto l’attenzione di Usa e Ue su un altro fronte, ma quindici mesi, dal punto di vista dei rapporti commerciali, passano in un attimo.