mercoledì 28 settembre 2022
Emanuele Spampinato, presidente del gruppo Eht: «L’innovazione è il fattore chiave anche per l’industria tradizionale. Mancano giovani con competenze adatte»
Emanuele Spampinato, presidente del Gruppo Eht

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Emanuele Spampinato, ingegnere informatico con un’esperienza di 30 anni nel settore It, è il presidente del Gruppo Eht: aggrega 60 imprese innovative in tutta Italia, di cui oltre 30 in Sicilia. Il fatturato supera i 270 milioni di euro, occupa più di 2.300 professionisti in 173 sedi distribuite su tutto il territorio nazionale.

Crede ancora nel Sud e nei giovani?
Il Sud e i suoi giovani hanno grandi potenzialità di crescita e lo dimostrano i recenti investimenti di grandi gruppi. Investimenti realizzati con coraggio perché le carenze in termini di infrastrutture e lentezza burocratica sono ancora importanti problemi da risolvere.

Grazie a un investimento da 35 milioni euro sarà riqualificato l’ex stabilimento Cesame di Catania… È un progetto ambizioso e complementare all’Harmonic Innovation Hub di Catanzaro del quale siamo partner e che stiamo portando avanti anche grazie al grande impegno dei partner di Harmonic come Entopan, Genesys Group, Azimut, Gigroup, Plug’n Play, Deloitte e Fbk. L’obiettivo è la riapertura dello stabilimento Cesame di Catania con gli ex dipendenti come proprietari che torneranno a creare i tradizionali prodotti Cesame, ma con una linea produttiva che rappresenterà la fabbrica di test e innovazione di Eht garantendo così un altissimo livello di innovazione. Siamo orgogliosi di poter contribuire alla rinascita di Cesame dimostrando che l’innovazione è oggi il fattore chiave anche per l’industria tradizionale.

Avete previsto assunzioni? Di quali figure avete bisogno?
Abbiamo bisogno di 300/400 persone in tre anni. Il capitale umano è la nostra principale risorsa. Anche se i fondi non mancano, in particolare quelli del Pnrr, purtroppo mancano le persone preparate e già pronte per essere inserite nel mondo del lavoro. Programmatori e sviluppatori sono tra i profili più richiesti. Tuttavia esiste un disallineamento tra domanda e offerta. Ecco perché dobbiamo costruire percorsi condivisi con gli istituti tecnici e le Università.

Avete difficoltà a trovare profili con le competenze adatte?
Il problema è l’iperspecializzazione. Dobbiamo affinare le competenze di chi esce dalla scuola e dalle Università. In questi anni abbiamo partecipato ai percorsi di alternanza scuola- lavoro. Inoltre siamo soci di una Fondazione Its. Finanziamo master e borse di dottorato.

Creerete una vostra Academy?
Prima vogliamo finanziare un istituto professionale a Catania. Cominciamo con due classi. Vogliamo dimostrare che si può anticipare l’ingresso nel mondo del lavoro, anche per colmare il gap del disallineamento. La nostra Academy è rappresentata dalla Fondazione Its: l’85% dei diplomati trova subito un’occupazione.

Quale sarà il futuro dell’Ict?
Ho vissuto il passaggio dalla vecchia alla nuova informatica. Ogni anno si parla di qualcosa che è di moda: Metaverso, Blockchain, cloud… L’Ict offre sviluppi immensi. Quella che è cambiata è la tecnologia: ha introdotto velocità. Abbiamo bisogno di orientare i giovani e offrire buone basi in matematica e nelle discipline tecnologiche. Poi serve la creatività. Nelle nostre aziende cresce il numero delle donne, alcune delle quali ricoprono anche ruoli importanti. Apprezziamo molto il loro impegno e qualità. Sono tenaci, precise, pazienti: quasi come tessitrici.

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