I giovani si interrogano sul futuro - Archivio
L’alternanza di modelli di riferimento, l’invadente presenza di tecnologia e social media e la percezione di una distanza da parte di scuole e istituzioni sono i fattori che contribuiscono a un quadro di parziale disorientamento della cosiddetta Generazione Alpha/Zeta. Questo dato emerge dalla prima edizione dell’Osservatorio Teens - realizzato da Eumetra (Istituto di ricerca sociale e di marketing) e ideato in partnership con Excellentia, start up innovativa nel campo della responsabilità sociale - che ha coinvolto un campione di 900 casi di ragazzi dai 15 ai 18 anni a livello nazionale intervistati on line, che rappresentano una popolazione di due milioni di ragazzi.
In generale, negli anni tra i 15 e i 18 anni si registra una progressivo affievolimento dell’ottimismo in relazione alla percezione della propria realtà e alle attese verso il futuro: si rilevano anche emozioni negative e una fiducia indebolita nei confronti della scuola e degli insegnanti. Un atteggiamento che contraddistingue anche le relazioni sociali e familiari e che determina una minore ambizione nei propri progetti post-diploma. Anche la soddisfazione nei confronti della scelta della scuola tende a diminuire con l’aumentare dell’età, ma, nonostante ciò, non si è propensi ad effettuare passaggi ad altre scuole/indirizzi per paura di pentirsi o di riscontrare difficoltà relazionali. Uno su due dichiara di voler proseguire gli studi dopo il diploma. In particolare, sussiste l’idea che con un diploma di istituto tecnico/professionale la migliore ipotesi sia entrare nel mondo del lavoro, e che invece con una maturità di liceo non vi siano molte alternative, se non continuare a studiare. L’idea che possedere una laurea sia oggi necessario per poter trovare opportunità lavorative valide rappresenta la motivazione più diffusa per proseguire gli studi. I giovani si sentono poco preparati ad affrontare la vita universitaria/lavorativa dopo il diploma: per questo motivo vengono richiesti più strumenti alla scuola che frequentano. In particolare:
Con il crescere dell’età aumentano le criticità nella relazione con il corpo docenti: gli studenti più grandi sono meno appassionati alle materie e meno stimolati a dare il meglio. Rimane costante tra le fasce di età la volontà di affrontare discussioni impegnate su temi che vanno al di là del programma scolastico;
Mentre uno studente su quattro è ancora indeciso sul proprio futuro, uno su due vorrebbe continuare gli studi dopo il diploma, soprattutto le ragazze e gli studenti del liceo. Più diffusa l’idea di andare a lavorare tra i maschi e tra chi frequenta un istituto tecnico o professionale;
Gli istituti tecnici e professionali sono in grado di fornire maggiori strumenti per quanto riguarda l’approccio al mondo professionale. Tuttavia, resta basso il supporto delle scuole percepito dagli studenti che devono decidere cosa fare del proprio futuro: il 71% del campione ha necessità di avere supporto sulla scelta post-diploma e il 68% indica che la scuola non sta preparando al mondo del lavoro.
Per quanto riguarda l’analisi sul futuro, nuovi metodi e personalizzazione del programma sono tra i principali auspici per i ragazzi se viene domandato loro di progettare la “Scuola del futuro”. Anche il fattore relativo al contesto ambientale rappresenta un elemento su cui si spera di vedere dei cambiamenti positivi, mentre meno interesse suscita la didattica a distanza. La scuola viene immaginata con un piano di studi personalizzato sui propri interessi in un edificio tipo campus con diversi spazi di aggregazione per studiare insieme, con lezioni in presenza. Solo il 3% vorrebbe che la Scuola rimanesse come è ora. L’atteggiamento verso il futuro è poco ottimista in particolare tra le ragazze e gli studenti di istituti tecnici o professionali. Si registra un aumento del pessimismo con il crescere dell’età. Infatti, solo il 41% del campione generale risulta ottimista per il futuro, ma l’analisi deve essere riportata chiaramente per ogni fascia di età:
a 15 anni, uno su due degli intervistati vede il futuro come un’occasione e si sente ottimista;
a 16 anni, questa percentuale scende al 43%, a 17 al 39% e ai 18 anni al 31%.
Crescendo si perde interesse nel coltivare i propri hobby e accrescere il bagaglio culturale, così come la sicurezza economica e lavorativa sono meno ambite, con una maggiore focalizzazione sulla possibilità di fare carriera e realizzarsi professionalmente. Più propense a viaggiare le donne, più vicini ad ambizioni di salari alti gli uomini.
Avere una propria famiglia è la prospettiva più diffusa per il futuro, ma crescendo diminuisce l’intenzione di avere dei figli, a favore di una vita di coppia senza. E più si cresce, meno si vorrebbe restare nel proprio luogo di origine: gli studenti più grandi, infatti, si trasferirebbero all’estero o in una regione italiana diversa dalla propria molto di più rispetto ai più giovani. In generale, andando avanti con l’età, si ripongono aspettative più basse nei confronti della propria vita professionale futura: il 63% vuole essere autonomo e decidere da solo per il suo futuro, il 60% vuole fare un’esperienza lavorativa all’estero, il 55% crede che sia importante che il lavoro garantisca flessibilità negli orari. Il 23% non sa cosa vuole fare da “grande” ma intanto decide di vivere con i genitori e il 17% crede che sia importante trovare un qualsiasi lavoro, basta che dia uno stipendio.