Reuters
«Il debito è un istituto del presente che condiziona il futuro». È questa una definizione che rende subito evidenti le ragioni del tema scelto quest’anno per InsolvenzFest, giunto alla dodicesima edizione, l’ottava bolognese, che è appunto quello del rapporto tra debiti e futuro, analizzandone gli aspetti sociali, economici e giuridici. L’espressione è di Massimo Ferro, presidente di sezione della Corte di Cassazione e direttore scientifico del Festival che affronta, con originalità e profondità, il tema della crisi, del debito e dei diritti. «“Dacci oggi il nostro pane quotidiano e rimetti a noi i nostri debiti” ha una sua sequenzialità, che non prevede una remissione del debito immediata. Perché questo avvenga, devono cambiare alcune condizioni nel debitore» spiega Ferro, entrando nel vivo del tema di quest’anno. Ma se nel cristianesimo il cambiamento è il pentimento, nella geopolitica è la transizione degli Stati verso un assetto democratico. «Il debito di guerra della Germania non è stato scontato per intero – ricorda Ferro – minor clemenza è stata usata alla Grecia, ma, un domani, anche la Russia potrebbe vedersi condonare dei debiti, mutando le condizioni politiche». Tuttavia, se la parola evangelica «remissione » richiama alla mente un atto di generoso perdono, il «condono», al contrario, mette subito in allarme: il debito è anche una violazione del patto comunitario, su cui, dunque vige uno stigma sociale importante.
Ma il debito non è solo economico: come il Festival ben evidenzia, grazie agli interventi delle quattro giornate bolognesi, da giovedì fino a domani, il “debito di futuro” che abbiamo contratto con le nuove generazioni coinvolge vari ambiti della vita, primo tra tutti il lavoro. Un “lavoro povero”, che ha mortificato i sogni di normalità di un’intera generazione, che si pone in senso contrario persino alla Costituzione, la quale riconosce il lavoro come strumento di libertà e dignità della persona. «Sentiamo dire spesso che derogare alle tutele aumenti l’occupazione, ma non c’è alcuna evidenza di ciò» osserva il direttore. E la deroga, talvolta, è addirittura quella dello Stato alla criminalità organizzata.
«A InsolvenzFest parliamo anche di mafia, con Maurizio de Lucia, procuratore della Repubblica di Palermo, perché dove lo Stato si ritira le mafie divengono agenzie del welfare, assicurando servizi, infrastrutture e livelli di assistenza». Infine, c’è un grosso debito che stiamo lasciando per il futuro, che è quello energetico. Solo applicando una buona economia circolare potremo arginare i danni all’ambiente in cui vivranno i nostri discendenti. D’altra parte l’uomo, per sua natura, cerca di controllare il futuro, anche dopo la sua morte: «Pensiamo all’istituto del legato testamentario, che vincola i beneficiari a determinate azioni. A volte si tratta di realtà non profit, dunque entra in gioco l’altruismo. Più spesso è, però, una clausola che condiziona chi riceve la somma», spiega Ferro. Ecco perché il nostro umanissimo desiderio di immortalità non deve imporre ai giovani la contrazione di un debito, tradendo il patto intergenerazionale, ma deve essere in grado di lasciare loro un mondo migliore di come l’abbiamo ricevuto.