Una Byd Atto 3, auto elettrica cinese, in una concessionaria di Milano - Reuters
All’indomani della stretta Ue alle importazioni delle auto elettriche cinesi - con dazi aumentati quasi al 50% per bilanciare un sistema produttivo che secondo Bruxelles è sostenuto artificialmente dai sussidi pubblici della Cina – Pechino reagisce, annunciando di riservarsi il diritto di ricorrere al Wto per impugnare i dazi Ue. "La Cina si riserva il diritto di intentare una causa presso il Wto e prendere tutte le misure necessarie per difendere con forza i diritti e gli interessi delle imprese cinesi", ha sottolineato il portavoce del ministero del Commercio He Yadong. Da sottolineare peraltro che il Wto è da tempo in fase di stallo e non è più in grado di emanare sentenze, con gli Stati Uniti che stanno impedendo la nomina di nuovi giudici alla corte d’appello.
Pechino, comunque, contesta la legittimità delle misure Ue perché carenti "di basi fattuali e legali. Questa mossa non solo è destinata a danneggiare i diritti legali e gli interessi dell'industria cinese dei veicoli elettrici, ma anche a distorcere la produzione automobilistica e le catene di fornitura in tutto il mondo, inclusa l'Unione Europea", ha rincarato He. Le azioni di Bruxelles "sono sospettate di violare le regole dell'Organizzazione mondiale del commercio (Wto) e sono un puro comportamento protezionistico", ha osservato il portavoce, per il quale se Cina e Ue non riusciranno a trovare un compromesso entro gli inizi di luglio sulla questione dei dazi all'import di veicoli elettrici cinesi, la Cina adotterà le sue contromisure.
Sulla vicenda è intervenuto anche il ministero degli Esteri cinese: in risposta a una domanda sulle potenziali contromisure di Pechino, il portavoce Lin Jian ha assicurato che saranno adottate "tutte le misure necessarie". La Cina "deve salvaguardare le regole del Wto e i principi di mercato e deve proteggere i diritti e gli interessi legittimi dell'industria cinese dei veicoli elettrici e delle sue imprese", ha aggiunto Lin nel briefing quotidiano.
La Commissione Europea ha proposto dazi aggiuntivi provvisori sui produttori cinesi pari al 17,4% per il colosso mondiale delle e-car Byd, del 20% per Geely e del 38,1% per Saic, sulla base del livello di sussidi statali ricevuti da ogni singola compagnia. "Il nostro obiettivo non è chiudere il mercato europeo ai veicoli elettrici cinesi, ma garantire che la concorrenza sia leale", ha affermato il vicepresidente della Commissione Europea con la delega al Commercio, Valdis Dombrovskis. Le proteste non si son fatte attendere però anche all'interno dell'Unione. A partire da Berlino, da settimane in pressing sull'esecutivo comunitario per evitare il giro di vite e soprattutto limitarlo il più possibile. Per l'Italia il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha invece salutato "con soddisfazione" l'annuncio "per tutelare la produzione europea".
Tutti gli occhi sono ora puntati sulle possibili reazioni di Pechino, che ha annunciato recentemente un'indagine per dumping sul brandy europeo, soprattutto francese. In allerta sono in particolare le aziende globali di produzione alimentare per possibili dazi cinesi. Le compagnie cinesi, secondo alcune fonti locali, sarebbero infatti pronte a richiedere indagini per dumping nei confronti delle importazioni di prodotti lattiero-caseari e di carne di maiale dall’Ue.