martedì 23 febbraio 2021
Il Forum delle famiglie e l’Ufficio famiglia della Cei in campo per una campagna che vuol segnare una svolta nella logica degli aiuti a chi soffre per le conseguenze della pandemia
Pandemia sociale, famiglie in rete

Ansa

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Una nuova raccolta di fondi? Non solo. Le risorse economiche sono importanti, certo, ma le famiglie segnate dai morsi della pandemia hanno quasi sempre la necessità di sostegni più ampi, che vanno al di là dei contributi materiali. La campagna lanciata ieri dal Forum delle associazioni familiari e dall’Ufficio nazionale Cei per la pastorale familiare, "1 euro a famiglia", vuole superare la logica dell’elemosina una tantum per inaugurare quella della rete solidale permanente. Impossibile vincere da soli il clima di emarginazione e di solitudine innescato dalle conseguenze del Covid, mentre insieme, contando sul sostegno di chi può mettere a disposizione il proprio tempo e le proprie competenze, la battaglia può essere affrontata e vinta. Ecco perché "1 euro a famiglia" nasconde una grande ambizione. Quella di segnare un punto di svolta rispetto alle tante, comunque meritevoli e importantissime campagne di donazione già attive. Qui non si tratta solo di mettere mano al borsellino, ma di esprimere vicinanza, di farsi carico per quanto possibile delle famiglie che ci stanno accanto e che stanno vivendo momenti di criticità. Quasi sempre basta poco, "1 euro a famiglia" rimanda appunto alla possibilità che tutti hanno di esprimere solidarietà con un piccolo sforzo. Un gesto che, se economicamente non sembra incidere in modo decisivo, rappresenta però un segnale prezioso per esprimere la volontà di ripartire in un clima diverso.

«Per 6 famiglie italiane su 10 – sottolinea il presidente del Forum, Gigi De Palo – la crisi economica generata dalla pandemia è la peggiore di sempre. Rispetto al 2019 sono andati perduti 622 mila posti di lavoro, di cui 344 mila tra le donne. Questo in un Paese in cui la perdita del lavoro è la prima causa di povertà. Di fronte alle molteplici segnalazioni di situazioni problematiche a livello socio-economico e guardando alle previsioni, per la prossima primavera, della crisi nel mercato del lavoro, con conseguenze catastrofiche su centinaia di migliaia di famiglie, abbiamo deciso di non rassegnarci».

L’idea di fondo è quella di trasformare in famiglie solidali tutte quelle che fanno capo alle 596 associazioni, nazionali e locali, del Forum delle famiglie. Potenzialmente circa tre milioni di persone. Sarebbe un successo straordinario che evidentemente non può essere realizzato con un colpo di bacchetta magica e neppure in pochissimi giorni. Per preparare la trasformazione e creare le condizioni più opportune per il "miracolo", il Forum e l’Ufficio Famiglia Cei mettono inizialmente in campo circa 300 volontari che, da Nord a Sud, offriranno energie, abbracci e competenze per sostenere chi, a causa della pandemia, sta attraversando un momento di crisi. Una prima rete di sostegno a cui arriveranno le indicazioni della Commissione incaricata di valutare le richieste che da domani emergeranno dal sito fondofamiglia.org e a cui, comunque, verrà data risposta, in modo rispettoso e discreto. Perché il popolo di coloro che farà pervenire la propria richiesta di aiuto non è abituato a tendere la mano, vive situazioni temporanee di difficoltà e certamente accoglierebbe con disagio, forme di sostegno poco rispettose di questa realtà. Ecco perché, accanto alle risorse economiche, Forum e Ufficio famiglia hanno pensato a un rete di consulenti familiari, grazie alle associazioni specializzate nel supporto alle famiglie che offriranno, a chi ne avrà bisogno, servizi di counseling per varie necessità, dalla gestione del budget domestico al sostegno educativo, da interventi di mediazione di coppia – quante volte le crisi economiche sono amplificate dalla conflittualità coniugale – a problemi di tipo sociosanitario. Insomma, un servizio esteso di consulenza familiare diffusa abbinata a interventi mirati di sostegno economico che si integra in modo, non casuale – come ha osservato il segretario generale della Cei, il vescovo Stefano Russo – con altre iniziative della Chiesa italiana, come quella della “Rete che ascolta”. Una prospettiva in cui, ha aggiunto, «il ruolo del Forum diventi essenziale e, per certi versi, indispensabile. Ascoltate il dolore delle famiglie, ricordando il ruolo istituzionale e non politicizzato o politicizzabile». La persona umana, ha sottolineato «è il soggetto e non ha bisogno di aggettivi per essere definita. È una questione di senso e di contesto in cui il Forum agisce: la dimensione ecclesiale. La multiformità di visioni è sempre una ricchezza». Da qui l’invito per il Forum a guardare avanti «con creatività e progettualità».

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