martedì 25 giugno 2024
I giudici del Lussemburgo si sono pronunciati su un ricorso dei cittadini contro l'impianto di Taranto. Spetta però al Tribunale di Milano valutare i rischi di salute e ambientali
La Corte Ue: «Se è pericoloso l'impianto ex Ilva deve essere sospeso»

ANSA

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Se presenta pericoli gravi e rilevanti per l'ambiente e per la salute umana, l'esercizio dell'acciaieria ex Ilva di Taranto dovrà essere sospeso. E' quanto ha deciso la Corte di giustizia dell'Unione europea nel Lussemburgo pronunciandosi su un ricorso dei cittadini contro l'impianto. Spetta al Tribunale di Milano valutare questi rischi.

LA SENTENZA

Peraltro era stato lo stesso tribunale di Milano (città dove è la sede legale di Acciaierie) a disporre a settembre 2022 un rinvio pregiudiziale alla Corte del Lussemburgo chiedendo di chiarire se i provvedimenti adottati verso l'ex Ilva avessero o no violato il diritto comunitario. In particolare, il Tribunale di Milano aveva posto la sua attenzione sulle proroghe all'interno dell'Autorizzazione integrata ambientale (Aia), la mancata Valutazione del danno sanitario ai fini del rilascio dell'Aia e l'aver considerato solo un set di inquinanti.

Oggi nella sentenza della Corte del Lussemburgo si legge la risposta, con una sottolineatura anzitutto lo stretto collegamento tra la protezione dell’ambiente e quella della salute umana, che costituiscono obiettivi chiave del diritto dell’Unione, garantiti nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. In altre parole, al centro la salvaguardia del diritto di vivere in un ambiente atto a garantire la salute e il benessere.

Mentre, secondo il governo italiano, la direttiva non fa alcun riferimento alla valutazione del danno sanitario, la Corte rileva che la nozione di «inquinamento» ai sensi di tale direttiva include i danni tanto all’ambiente quanto alla salute umana. Pertanto, la valutazione dell’impatto dell’attività di un’installazione come l’acciaieria Ilva su tali due aspetti deve costituire atto interno ai procedimenti di rilascio e riesame dell’autorizzazione all’esercizio.
Secondo il Tribunale di Milano, tale presupposto non è stato rispettato per quanto riguarda il danno sanitario. Il gestore deve altresì valutare tali impatti durante tutto il periodo di esercizio della sua installazione.

La Corte afferma che, contrariamente a quanto sostenuto dall’Ilva e dal governo italiano, il procedimento di riesame non può limitarsi a fissare valori limite per le sostanze inquinanti la cui emissione era prevedibile. Occorre tener conto anche delle emissioni effettivamente generate dall’installazione nel corso del suo esercizio e relative ad altre sostanze inquinanti.
In caso di violazione delle condizioni di autorizzazione all’esercizio dell’installazione, il gestore deve adottare immediatamente le misure necessarie per garantire il ripristino della conformità della sua installazione a tali condizioni nel più breve tempo possibile.
In caso di pericoli gravi e rilevanti per l’integrità dell’ambiente e della salute umana, il termine per applicare le misure di protezione previste dall’autorizzazione all’esercizio non può essere prorogato ripetutamente e l’esercizio dell’installazione deve essere sospeso.

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