giovedì 12 dicembre 2024
L'analisi SWG per Centromarca: i prodotti alimentari sono i più gettonati, seguiti dall'abbigliamento. Il "peso" della marca nella scelta resta elevato, è sinonimo di qualità
Consumi e regali stazionari: solo l'11% spenderà più dell'anno scorso
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Cosa regaleranno gli italiani a Natale? Spenderanno di più o di meno rispetto all'anno scorso? A queste domande cerca di rispondere la rivelazione SWG per Centromarca presentata oggi a Milano. Al primo posto i sono i generi alimentari e bevande (36%), seguono abbigliamento (33%) giochi-libri (32%) prodotti per la cura della persona (30%), per la casa (23%) e infine i dispositivi elettronici (17%). In una fase di debolezza del potere d'acquisto il 54% degli intervistati (1200 consumatori maggiorenni distribuiti su tutto il territorio nazionale) spenderà tra regali e acquisti la stessa cifra dell'anno scorso, il 35% meno e un misero 11% qualcosa in più.

Per il 43% degli intervistati i prodotti di marca rappresentano una garanzia di qualità, percentuale che sale al 50% per gli alimentari. "Quando pensiamo a qualcosa di valore da mettere in tavola o da regalare, immediatamente il pensiero va a una grande Marca conosciuta", sottolinea Vittorio Cino, Direttore di Centromarca. "A Natale i prodotti di Marca confermano la loro centralità nelle preferenze dei consumatori. In Italia concentrano il 54,5% della quota di mercato grocery nel canale iper/super/libero servizio: è tra le più elevate d'Europa, nettamente superiore al 23% circa delle private label. L'incidenza dei prodotti commercializzati dalle industrie associate a Centromarca sul valore dello scontrino del supermercato è del 66%, con una crescita degli atti d'acquisto del 12% rispetto al 2022". Le aziende Centromarca concentrano il 24% degli investimenti pubblicitari e con i loro prodotti contribuiscono alla dinamicità della domanda in una fase di particolare debolezza del potere d'acquisto delle famiglie, che sarebbe ulteriormente penalizzato dal varo di nuove tasse sui consumi, come la sugar e la plastic tax, rispetto alle quali sia il direttore che il presidente Francesco Mutti si sono detti nettamente contrari.

"Nonostante la riduzione del potere d'acquisto, gli italiani confermano l'importanza della spesa alimentare di qualità nel periodo natalizio" ha sottolineato Alessandra Dragotto, Head of Research di Swg. "Questi aspetti sono prioritari nell'allocazione del budget anche tra coloro che dichiarano di dover ridurre le spese rispetto al 2023. Questo orientamento dimostra come il valore attribuito ai prodotti di Marca, soprattutto nel settore alimentare, sia centrale in una festività all'insegna della qualità e della cura nelle scelte. Lo studio mette in luce un legame emotivo e di fiducia con i prodotti, che va oltre la semplice convenienza e rafforza il ruolo della Marca come elemento imprescindibile nelle festività".

Le circa 200 industrie aderenti a Centromarca, Associazione Italiana dell'Industria di Marca, commercializzano complessivamente 2.400 Brand e sviluppano un fatturato omnichannel di 67 miliardi di euro. Occupano 97mila persone. Generano un valore condiviso nella filiera di 87,2 miliardi di euro (pari al 4,2% del Pil), con una contribuzione fiscale di 28,7 miliardi (circa il 5% delle entrate).

In un contesto caratterizzato da una forte incertezza a livello geo-politico tra la minaccia dei dazi Usa e l'insediamento della nuova commissione Ue la preoccupazione sulla tenuta dei consumi è elevata. "Le previsioni per il futuro sono difficili da fare di certo siamo di fronte ad una stagnazione discreta ci sono mille mille accese, se qualcuna si spegnesse non sarebbe male" ha osservato Mutti. Il problema per le imprese italiane è quello di dover competere con realtà ben più significative dal punto di vista delle dimensioni. "Cito un dato su tutti: in Italia ci sono 55mila aziende alimentari ma 200 di esse, vale a dire lo 0,2%, da sole valgono la metà dell'export. Questo significa che ci stiamo perdendo molte opportunità" ha concluso Mutti. I prodotti di marca rappresentano il 67% delle vendite nella grande distribuzione in Italia. "Quel tramonto a vantaggio della marca del distributore in realtà non si è mai verificato" ha detto Mutti spiegando però che rispetto a 50 anni fa il "peso" la spesa per i beni di largo consumo si è dimezzato passando dal 30% al 15%.

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