Più consigliere e meno ad nei Cda delle società quotate - Archivio
La presenza femminile nei Cda dei gruppi presenti in Borsa si avvicina al 40% previsto dalle norme, ma le quota di donne nel ruolo di amministratore delegato continua a scendere: era poco più del 3% del totale nel 2013, è meno del 2% alla fine dell'anno scorso. Emerge dal Rapporto Consob sull'evoluzione della corporate governance in Italia, secondo il quale è in leggero aumento per le donne il ruolo di presidente, comunque sotto il 4% del totale. Aumentano invece le donne nominate dalla minoranza, soprattutto nelle società più grandi, e il numero di amministratori indipendenti, più che raddoppiato, che raggiunge circa il 75%.
I dati, che per gli organi amministrativi segnano il massimo storico, riflettono la prima applicazione della legge n.160/2019 che ha previsto di riservare al genere meno rappresentato i due quinti dell'organo per sei rinnovi a partire dal 2020, quota più elevata rispetto a quella di un terzo prevista dalla legge Golfo-Mosca (legge 120/2011) per i tre rinnovi successivi all'agosto 2012. In applicazione della nuova legge, le 76 società che hanno rinnovato la composizione dell'organo amministrativo nel 2020 mostrano una presenza media di quattro donne, pari al 42,8% del Cda. La presenza femminile è in ogni caso solo marginalmente inferiore nelle altre società, non solo in quelle che hanno effettuato l'ultimo rinnovo in applicazione della legge Golfo-Mosca (complessivamente 122 emittenti nei quali le donne rappresentano circa il 37% del board), ma anche in quelle che in tale occasione non erano tenute ad applicare alcun criterio di riparto di genere (26 imprese, in cui le donne rappresentano il 35% del board), in quanto neo-quotate ovvero avevano completato i tre rinnovi previsti dalla legge Golfo-Mosca.