giovedì 22 giugno 2023
In corso a Mantova il seminario di Symbola sulla transizione verde e la forza dei territori. Realacci: «L’Italia può essere protagonista della svolta green»
L'Italia si muove. Pressing sull'Europa per l'ok al decreto

Ansa

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L’attesa inizia a diventare eccessiva. E allora l’Italia si muove e va in pressing sull’Europa per ottenere il via libera necessario alla svolta normativa che consenta il decollo delle comunità energetiche rinnovabili (Cer) nel nostro Paese.

A quasi quattro mesi di distanza dalla notifica del decreto a Bruxelles da parte del ministero italiano dell'Ambiente e della sicurezza energetica, la risposta postiva dell’Ue si fa ancora attendere. Secondo quanto filtra da chi sta seguendo da vicino il dossier, se fino a poco tempo fa per l’ok europeo sembra «questione di giorni», adesso si ipotizzano tempi più lunghi: «Auspichiamo comunque che la partita venga chiusa al massimo entro l’estate».

Per favorire lo sblocco dello stallo sul provvedimento che incentiva, attraverso la collaborazione di più soggetti, la diffusione di forme di autoconsumo di energia da fonti pulite, mercoledì il ministro Gilberto Pichetto Fratin ha avuto un colloquio telefonico con il commissario europeo per gli Affari economici, Paolo Gentiloni. «Considerata l’importanza strategica della misura per il nostro Paese e l’attesa dei cittadini, sto portando avanti personalmente le interlocuzioni con la Commissione europea al fine di accelerare l’iter di valutazione e di garantirne la più rapida applicazione e proprio in questo senso stamattina (mercoledì ndr) ho avuto una lunga telefonata con il commissario Gentiloni - ha annunciato il ministro nel corso di un Question Time alla Camera –. Il decreto comunque è stato condiviso con gli uffici della Commissione nella fase di pre-notifica già dallo scorso febbraio, a cui è seguita la notifica formale».


La partita delle rinnovabili: l’Italia chiede all’Europa di accelerare per mettere in moto le energie della società civile
e per attivare progetti già da tempo pronti a partire sui territori

Insomma, non sembrano esserci ostacoli insuperabili. Da quanto riferiscono alcune fonti, le difficoltà e i ritardi sarebbero dovuti soprattutto alla natura innovativa del provvedimento, che non avendo “precedenti” starebbe richiedendo tempi di valutazione molto lunghi ai tecnici di Bruxelles. Il negoziato in corso con l’Ue, comunque, non dovrebbe stravolgere i pilastri su cui poggia la norma.

Il testo prevede due macro interventi. Il primo consiste in un’incentivazione per chi si associa nelle comunità energetiche con una premialità per l’autoconsumo e tariffe distinte per fasce di potenza.

Il secondo aspetto è legato allo stanziamento di 2,2 miliardi di risorse del Pnrr per il finanziamento a fondo perduto fino al 40% dei costi di realizzazione di un nuovo impianto (o di potenziamento di un impianto esistente) per i piccoli Comuni, ovvero quelli che non superano i 5mila abitanti. Sono interessati dal decreto tutti i settori dell’energia pulita: fotovoltaico, eolico, idroelettrico e biomasse. Accedono agli incentivi solo imprese e soggetti che non siano sottoposti a cause di divieto, decadenza o sospensione, o destinati al collasso economico nel breve e medio termine. Resta invariata anche la potenza nominale massima di ogni impianto, che non può superare 1 megawattora.

La questione delle Cer verrà approfondito in questi giorni anche a Mantova, dove è in corso da mercoledì 21 giugno il seminario estivo di Symbola, la fondazione che promuove e aggrega le qualità italiane, dal titolo “Coesione è competizione: La forza dei Territori nella Transizione verde”. Un evento a cui parteciperà domani anche Pichetto Fratin. L’Italia chiede all’Europa di accelerare per mettere in moto le energie della società civile e per attivare progetti già da tempo pronti a partire sui territori. Nel giro di due anni, si punta a raggiungere l’obiettivo di 15mila-20mila Cer. Anche perché siamo in un fase in cui la conoscenza e l’interesse della popolazione per l’argomento sono crescenti.


Cresce l’interesse dei cittadini: l’85% ha sentito parlare delle Cer. Dallo studio Ipsos per Symbola il 65% dei cittadini
è convinto che le Cer possono essere un aiuto concreto per far fronte alla crisi energetica

Dall’indagine Ipsos che sarà presentata venerdì all’evento di Symbola da Nando Pagnoncelli risulta che c’è fermento tra i cittadini e tra i soggetti più direttamente coinvolti nella creazione delle comunità energetiche: dalle imprese al mondo ecclesiale. Dalla rilevazione emerge che l’85% circa degli intervistati ha almeno sentito parlare delle Cer (era il 75% un anno fa), anche se solo poco più del 10% afferma di conoscere bene il concetto (in linea con quanto emerso nel precedente sondaggio). In generale sono elevate le potenzialità riconosciute allo strumento: il 65% dei cittadini lo considera un aiuto concreto per far fronte alla crisi energetica e il 60% è convinto del ruolo coesivo che le Cer possono svolgere nel rafforzare i legami di comunità tra il territorio e tra i cittadini.

I dati, dunque, confermano come l’apertura di credito dei cittadini verso questo strumento sia molto ampia, anche perché rappresenta «un supporto formidabile per affrontare la crisi climatica, abbassare le bollette e rendere l’Italia più libera da ricatti energetici puntando sulle rinnovabili», sottolinea il presidente di Symbola, Ermete Realacci. L’ok al decreto consentirebbe all’Italia di muoversi sulla linea indicata dall’Europa con il Next Generation Eu e, secondo Realacci, «così il nostro Paese può diventare protagonista della transizione verde con un’alleanza tra società, imprese, istituzioni, tra comunità, empatia e tecnologia che può rendere più forte l’economia nazionale». Il numero uno di Symbola ricorda infine come sul tema sia alta anche l’attenzione del mondo cattolico, che già dalla 49esima settimana sociale dei cattolici italiani di Taranto del 2021 «ha incentivato diocesi e parrocchie ad attivarsi e a impegnarsi per la costituzione delle Cer come soluzione concreta per l’affermazione dell’ecologia integrale».

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