lunedì 10 giugno 2024
Una società del gruppo Dior, Manufactures Dior srl, è accusata di sfruttamento: non avrebbe effettuato le opportune verifiche sulle società a cui aveva appaltato la produzione della sua merce
Borse di lusso da laboratori cinesi a pochi euro

Imagoeconomica

COMMENTA E CONDIVIDI

La sezione autonoma misure di prevenzione del Tribunale di Milano ha disposto lo scorso 10 giugno l’amministrazione giudiziaria nei confronti di Manufactures Dior srl, azienda di proprietà dell’unità italiana del gruppo di moda francese Christian Dior.

Il regime di amministrazione controllata durerà per un anno: in sintesi, sulla sentenza si legge che la società non ha applicato le «misure adeguate per verificare la capacità imprenditoriale delle società appaltatrici alle quali affidare la produzione e non ha nel corso degli anni eseguito efficaci ispezioni o audit per appurare in concreto le effettive condizioni dei lavoratori e degli ambienti di lavoro».

Al centro dell’inchiesta, coordinata dal pm Paolo Storari e condotta dai carabinieri di Milano, dunque, il presunto subappalto della produzione a società cinesi che sfruttavano i lavoratori. Al momento i titolari dei laboratori sono indagati per caporalato, abusi edilizi e fatture di operazioni inesistenti; inoltre, sono state comminate ammende pari a 138mila euro e sanzioni amministrative pari a 68mile euro e per quattro aziende è già stata disposta la sospensione dell’attività.

Dalle carte dell’indagine su Manufactures Dior srl è emerso che quattro fornitori cinesi impiegavano 32 lavoratori, due dei quali erano senza regolare permesso di soggiorno e sette lavoravano senza la documentazione richiesta. I macchinari, invece, sono stati trovati privi di «dispositivi di sicurezza», cosa che avrebbe evitato che gli operai venissero a contatto con gli agenti chimici. Inoltre, il personale sembrava dormire sul posto di lavoro «in condizioni igieniche e sanitarie inferiori a quelle richieste da un approccio etico». Come emerge dal provvedimento del tribunale milanese, tutto ciò ha avuto come effetto che una borsa prodotta da un opificio cinese alla committente Dior per un costo di circa 56 euro veniva rivenduta al dettaglio a 2.600 euro.

Christian Dior è la terza azienda di moda ad essere indagata dal tribunale di Milano per simili questioni lavorative: lo scorso marzo la Alviero Martini, azienda del settore moda specializzata in borse e accessori in pelle e cuoio, era stata posta in amministrazione giudiziaria nel settore dei rapporti con i fornitori e un analoga disposizione aveva riguardato anche un’azienda legata
al gruppo di moda Armani per «aver colpevolmente omesso» di vigilare adeguatamente sulla sua catena di fornitura a seguito di un’indagine sullo sfruttamento del lavoro.

Dior è il secondo marchio di moda più grande di proprietà del colosso francese del lusso LVMH. Christian Dior SE è una holding quotata separata controllata dalla famiglia francese Arnault, che detiene una partecipazione del 42% in LVMH.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: