Un homeless a Buenos Aires (Ap)
"Il mondo ha fatto molti
progressi nell'ultimo quarto di secolo nel ridurre l'estrema
povertà, riducendola di due terzi, e ora abbiamo l'occasione di
mettere fine ad essa in meno di una generazione", ha promesso il presidente Jim Yong Kim.
"Il nostro lavoro non sarà terminato fino a quando non
troveremo un modo per ridurre le disuguaglianze che persistono.
Un mondo più uguale vuol dire trovare modalità per distribuire
la ricchezza ai miliardi che non hanno quasi nulla".
Distribuzione di cibo in strda a Jalalabad, in Afghanistan (Ap)Il tema dunque è quello della riduzione delle diseguaglianze, e dunque di una più equa distribuzione delle risorse. L'impegno sarà strenuo, ma le proiezioni della Banca Mondiale dicono che la povertà resterà alta nel Sud dell'Asia e nelle regioni dell'Africa sub-sahariana, dove si stima che nel 2030 vivranno 377 milioni di poveri su un totale di 412 milioni di poveri al mondo. Nel 2011, le due aree ospitavano 814 milioni del miliardo di poveri al mondo.
Un anziano fruga tra i rifiuti a Tessalica, in Grecia (Ap)E di esclusione ha parlato nuovamente anche papa Francesco, in un videomessaggio inviato nei giorni scorsi alla riunione annuale della Catholic Charities statunitense, una fondazione cattolica impegnata nella lotta alla povertà, che si è svolta dal 5 al 7 ottobre a Charlotte, in Florida. "Abbiamo dato inizio alla cultura dello scarto che, addirittura, viene promossa. Non si tratta più semplicemente del fenomeno dello sfruttamento e dell'oppressione, ma di qualcosa di nuovo: con l'esclusione resta colpita, nella sua stessa radice, l'appartenenza alla società in cui si vive, dal momento che in essa non si sta nei bassifondi, nella periferia, o senza potere, bensì si sta fuori. Gli esclusi non sono sfruttati, ma rifiuti, avanzi. Nessuno deve essere uno scarto, nessuno deve essere escluso dall'amore di Dio e dalla nostra attenzione".