martedì 8 ottobre 2024
Occupano più di 28mila persone in 17 industrie diverse, generando un fatturato che supera i 15,1 miliardi di euro. La sostenibilità nella filiera della moda
Una sfilata di moda

Una sfilata di moda - Ansa

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Sono sempre di più le aziende che decidono di abbracciare un modello virtuoso, volto a generare un impatto positivo, scegliendo di essere B Corp. L’Italia continua a rappresentare un Paese molto attento in termini di innovazione verso la sostenibilità e sempre più aziende si stanno impegnando in un percorso di trasformazione. Un continuo impegno e una crescita che non si arresta. A settembre 2024 il Movimento delle B Corp italiane ha infatti superato il traguardo delle 300 aziende certificate: sono infatti 303 le B Corp attive oggi nel nostro Paese, il 13% in più rispetto alla fine del 2023. Di queste, oltre il 30% è attivo nel settore manifatturiero, a cui seguono attività professionali e scientifiche, servizi di informazione e comunicazione e commercio. A livello territoriale, cresce il Nord-Ovest (45,9%), seguito dal Nord-Est (30,1%) e dal Centro-Sud (24%).

Per sottolineare questo importante traguardo, B Lab Italia, l’organizzazione non profit che coordina il movimento delle B Corp nel nostro Paese, ha presentato una ricerca nazionale, realizzata dal Research Department di Intesa Sanpaolo, che ha analizzato l’evoluzione delle B Corp in Italia da un punto di vista economico-patrimoniale, confrontando l’andamento di 210 aziende certificate B Corp rispetto a un campione di 15mila imprese non B Corp, dal 2019 al 2022.

Secondo lo studio, a livello di performance, i risultati economico-patrimoniali delle B Corp mostrano un insieme di imprese strategicamente dinamiche, con un andamento del fatturato che presenta una crescita pari al 32,4% in termini mediani rispetto al 2019, superiore rispetto al 19% registrato dalle imprese non B Corp. Una dinamica che si associa al miglioramento della produttività: il valore aggiunto per addetto, è passata da 62 mila euro a 69 mila euro per addetto tra il 2019 e il 2022 (rispetto a un totale di 62 mila euro per le aziende non B Corp nel 2022), unito a un rafforzamento patrimoniale con un peso del patrimonio netto su attivo che si è attestato, nel 2022, al 35,4%. Nel 2022, il rapporto tra margine operativo lordo e ricavi per le B Corp è risultato pari al 10%, rispetto all’8,5% per le altre imprese.

Inoltre, la ricerca evidenzia come le B Corp riconoscano maggiormente il valore del capitale umano, ridistribuendo maggiore ricchezza tra i lavoratori rispetto alle altre imprese: basti pensare che tra le B Corp il costo del lavoro mediano per addetto nel 2022 è pari a 44.000€, rispetto a 39.000€ per le altre imprese.

In aggiunta, l’analisi mostra come le Certified B Corp sostengano maggiori investimenti in leve strategiche per il futuro rispetto alle non-B Corp. Tra le aziende del settore manifatturiero, per esempio, la quota di imprese internazionalizzate è pari al 44,7%; lo stesso vale per la richiesta di brevetti (31,6% contro il 13,5%) e per i marchi registrati (34,5% contro il 18,1%), oltre che per l’ottenimento di certificazioni ambientali (44,7% contro il 17,9%).

«La ricerca realizzata da Intesa Sanpaolo conferma il ruolo pionieristico svolto dalle Certified B Corp nel panorama imprenditoriale italiano. La B Corp Community continua a rappresentare un Paese particolarmente virtuoso in termini di innovazione, lungimiranza, crescita e creazione di valore condiviso. Festeggiamo il traguardo delle oltre 300 B Corp attive in Italia, che occupano oltre 28mila persone in 17 industrie diverse, generando un fatturato che supera i 15,1 miliardi di euro. Un risultato straordinario, a uno solo anno dalla nascita di B Lab Italia, che ci rende orgogliosi e ci dà la spinta per continuare a lavorare per un futuro sempre più inclusivo e rigenerativo», spiega Anna Puccio, Managing Director di B Lab Italia.

«Le B Corp hanno registrato una crescita rilevante interessando in modo trasversale tutto il tessuto imprenditoriale italiano dal manifatturiero, ai servizi e il commercio. Lo studio che abbiamo realizzato, mettendo a confronto 200 B Corp con un campione omogeneo per classe dimensionale e macrosettore, evidenzia come queste imprese siano cresciute di più e raggiungano livelli di marginalità e patrimonializzazione più elevati. Le B Corp manifatturiere presentano, inoltre, un posizionamento migliore in termini innovazione e internazionalizzazione, in sinergia con la maggiore attenzione alla sostenibilità sociale ed ambientale», commenta Sara Giusti, economista nell’Ufficio Regional Research, Research Department, Intesa Sanpaolo.

La filiera della moda

Tra le aziende italiane del settore fashion che si sono certificate B Corp si segnalano: ACBC, Artknit, Back Label, Brekka, Dynamo The Good Company, Endelea, Linificio e Canapificio, Maison Cashmere, Miomojo, North Sails, OUT OF, Panchic, Peninsula swimwear, Rifò, Save the Duck, Seay, Successori REDA, Tintoria Jacchetti.

Se si guarda alle dimensioni aziendali, l’89% di queste B Corp è rappresentato da pmi: il 72% ha meno di 50 dipendenti, mentre il 17% occupa tra i 50 e 250 lavoratori. Solo 3 B Corp, pari alll’11% del totale, superano i 250 dipendenti. In totale, queste aziende impiegano oltre 1.800 persone.

A livello regionale, l’83% delle B Corp del settore del fashion sono concentrate nel Nord Italia, mentre il restante 17% si trova nel Centro Italia. In particolare, la Lombardia si conferma la regione con il maggior numero di B Corp certificate, con un totale di nove imprese, seguita dal Piemonte, con tre imprese certificate, e da Toscana e Veneto, in cui si contano rispettivamente due imprese.

Le B Corp nel settore della moda si distinguono non solo per la loro eccellenza produttiva, ma in particolar modo per l’impegno verso la sostenibilità e la responsabilità sociale: esse trovano nell’ambiente la vera innovazione tecnologica da cui partire per promuovere un reale cambiamento positivo nella filiera.

L’80% di queste si distingue per l’impegno nei confronti della tutela dell'ambiente, con particolare attenzione alla conservazione della fauna selvatica e del suolo e la riduzione di inquinanti e tossine ambientali. In particolar modo, tra queste aziende, tutte adottano processi di produzione e generazione di servizi finalizzati a ridurre l’utilizzo di risorse naturali e limitare gli scarti destinati alle discariche, ad esempio attraverso l'adozione di materiali riciclati e applicazioni energeticamente efficienti. Il restante 20% si distingue per il proprio impegno a livello sociale, volto a generare impatti positivi sulla catena di fornitura, spesso integrando nel modello produttivo le comunità delle località in cui operano.

Diversi sono i modelli di business virtuosi e sostenibili promossi dalle aziende B Corp del settore fashion: dalla realizzazione etica delle collezioni finalizzata alla valorizzazione di talenti e imprenditori per la promozione dell’artigianato locale, alla creazione di percorsi sostenibili di indipendenza economica per rifugiati, donne e le loro famiglie, fino alla realizzazione di capi di alta qualità interamente realizzati in fibre naturali, cruelty-free, riciclate o di scarto.

«La filiera della moda è l'eccellenza italiana che ha radici profonde nel nostro sapere artigianale. Le aziende B Corp di questo settore sono la rappresentazione del saper fare che crea valore partendo dagli impatti positivi per l'ecosistema naturale, l'ambiente, le comunità e le persone che ci lavorano. Queste organizzazioni hanno scelto la strategia dell'innovazione fondendola con la filosofia B Corp. Come B Lab Italia celebriamo e supportiamo questi percorsi imprenditoriali più sensibili alle tematiche rigenerative, una caratteristica tipica del nostro Paese», conclude Anna Puccio.

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