
Il campo delimitato in cui si coltivava la vite Tea in Veneto
Dopo il riso che resiste al fungo del brusone, la vite che contrasta quello della peronospora. Per il momento non c’è una rivendicazione ma il secondo atto vandalico contro le Tecniche di evoluzione assistita autorizza a pensare a un’organizzazione che sta cercando di fermare le sperimentazione di queste nuove biotecnologie non transgeniche, su cui il governo e l’Europa scommettono per ridurre l’impatto della chimica in campo. Cui prodest? A questa domanda dovranno rispondere gli inquirenti che da questa mattina sono al lavoro nel Valpollicella, in provincia di Verona. Nel vigneto sperimentale di San Floriano sono state distrutte le cinque piante di Chardonnay che contengono una mutazione genetica non transgenica (cioè non sono Ogm), che permette loro di contrastare fino al 70% l’aggressione del patogeno. Divelte anche le cinque piante testimone, che servono agli scienziati per confrontare la capacità di resistenza. Sull’atto vandalico indagano i Carabinieri.
Non è la prima volta che mani ignote vandalizzano una coltivazione di Tea in Italia. Nel mese di giugno, a Mezzana Bigli, nel Pavese, è stato distrutto il campo sperimentale di riso Tea realizzato da Vittoria Brambilla dell’Università di Milano. Anche quella sperimentazione era partita nell’ambito del primo provvedimento di autorizzazione della ricerca in pieno campo sulle applicazioni della tecnologia Crispr-Cas9, una tecnica di ingegneria genetica che sfrutta la capacità dei batteri di rompere e riparare il Dna in modo mirato. Utilizzando questo sistema, i ricercatori possono potenziare determinate caratteristiche della pianta, rinforzandola, e possono farlo senza inserire elementi esterni al suo Dna.

Responsabile della sperimentazione è Mario Pezzotti, un professore di Genetica agraria all’Università di Verona ha cofondato EdiVite, che è uno spin off dell’Università di Verona. Questa mattina è stato svegliato dalle forze dell’ordine: nella notte, proprio come era avvenuto nel Pavese, due giovani, ripresi dalle telecamere di videosorveglianza, hanno scavalcato il muro di recinzione dell'ateneo, tagliato la rete che difendeva il vigneto e hanno sradicato le viti, tagliando diverse piante. La responsabile del progetto - docente di Genetica Agraria dell’Università di Verona - Sara Zenoni ha subito cercato di rimetterle a dimora.
«Hanno gravemente danneggiato vent’anni di lavoro – commenta Pezzotti, visibilmente scosso -. In primavera vedremo se le piante ce la faranno a sopravvivere e se avranno una ripresa. L’attività in pieno campo per noi è la naturale prosecuzione del laboratorio ed è così importante perché permette di verificare i dati raccolti. Una pianta che resiste al 60% alla peronospera in un laboratorio, in pieno campo può resistere di più o di meno». Una vite in laboratorio non fa il grappolo e questo chi ha sradicato le Tea lo sa. I ricercatori sono scossi e offesi ma il danno va ben oltre l’attività dell’ateneo veronese. EdiVite è uno spin off di prima importanza e la sperimentazione sulla vita potrebbe avere una ricaduta importantissima sulla viticoltura nazionale. Come? Producendo piante resistenti al fungo e abbattendo drasticamente l’uso di prodotti chimici in vigna. La sperimentazione in campo serviva proprio a capire quanti trattamenti fossero realmente necessari per queste cultivar ingegnerizzate. «Chi ha distrutto si oppone alla sostenibilità» osserva Pezzotti.