lunedì 16 settembre 2024
Grazie all'intelligenza artificiale, possiamo ottimizzare l'uso delle risorse naturali, ridurre gli sprechi e migliorare la gestione dei dati
Semina sul sodo

Semina sul sodo - xFarm Technologies

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Il futuro dell'agricoltura italiana passa dall'integrazione di tecnologie avanzate e intelligenza artificiale. Questi strumenti non sono solo un'opportunità per aumentare la produttività, ma soprattutto per rendere le pratiche agricole più sostenibili ed efficienti. Grazie all'Ia, possiamo ottimizzare l'uso delle risorse naturali, ridurre gli sprechi e migliorare la gestione dei dati, garantendo una maggiore trasparenza lungo tutta la filiera agroalimentare. L'Italia ha tutte le potenzialità per guidare questa trasformazione, ma è essenziale fornire alle piccole e medie imprese il supporto necessario per adottare queste tecnologie e competere su scala globale. La combinazione di innovazione tecnologica e rispetto per l'ambiente può essere la chiave per un'agricoltura più resiliente e competitiva. Nel 2023, il mercato dell'Agricoltura 4.0 in Italia ha raggiunto un valore di 2,5 miliardi di euro, segnando un incremento del 19% rispetto all'anno precedente. Nonostante la crescita inferiore rispetto al periodo 2021-2022 (+31%), il settore continua a mostrare un interesse vivace per le soluzioni digitali, con un aumento delle soluzioni innovative disponibili sul mercato (+10%) e dei provider tecnologici (+13%). È quanto emerge da una ricerca dell'Osservatorio Smart AgriFood della School of Management del Politecnico di Milano e del Laboratorio Rise (Research & Innovation for Smart Enterprises) dell'Università di Brescia. Il report dimostra che i processi basati sull'intelligenza artificiale guideranno la trasformazione del settore agroalimentare. Rimane tuttavia centrale l'esigenza di fornire maggiore supporto alle piccole e medie imprese nei processi di transizione digitale. Le aziende agricole si stanno focalizzando su soluzioni di software necessarie per l'integrazione dei dati e la gestione efficiente delle risorse. La pratica agricola del carbon farming - che mira a catturare e immagazzinare carbonio nel suolo per ridurre le emissioni di gas serra e preservare la biodiversità - resta limitata in Italia, con solo il 22% delle aziende agricole che dichiara di conoscerla e solo il 9% che la adotta. La tracciabilità digitale si conferma uno strumento chiave per garantire trasparenza e sostenibilità lungo la filiera agroalimentare. Il mercato delle soluzioni digitali per la tracciabilità è in forte crescita, con un incremento del 22% nel 2023. Il report sottolinea che tecnologie come l'Internet of Things, il Cloud e la Blockchain stiano trasformando il modo in cui i dati vengono raccolti e condivisi, migliorando la visibilità e la sicurezza delle informazioni lungo la supply chain.

Cambiamento climatico

Il cambiamento climatico impatta negativamente sul settore agricolo italiano, riducendo il valore aggiunto del -2,5% nel 2023. La produzione di vino è crollata del -17,4% e quella di frutta del -11,2%, mentre il comparto florovivaistico e quello dell'olio d'oliva hanno registrato cali rispettivamente del -3,9% e del -3%​. Tuttavia, alcune colture, come quelle industriali (+10,2%) e i cereali (+6,6%), hanno registrato un'annata favorevole. È quanto emerge dal rapporto dell'Istituto Tagliacarne. Il rapporto, realizzato in collaborazione con Unioncamere, evidenzia come l’Agrifood continui a essere una colonna portante dell'economia italiana: l'intera filiera rappresenta il 27% del fatturato delle imprese nazionali, con una quota che sale al 29% nel Mezzogiorno, nonostante l'apparente contenimento del peso economico del settore (il 4,2% del valore aggiunto totale, con il 2,2% per l'agricoltura e il 2% per l'alimentare). «Consapevoli che il cambiamento climatico rappresenta una minaccia sempre maggiore, oltre l'80% delle imprese agricole sul territorio nazionale e il 90% nel Mezzogiorno ha investito in tecnologie per ridurre o annullare l'impatto ambientale - dichiara il presidente di Unioncamere Andrea Prete -. Il 54,5% delle aziende del comparto ha implementato impianti per la produzione di energia rinnovabile, con una quota che sale al 64,4% nel Sud. È ormai urgente che le imprese, soprattutto nel Mezzogiorno, si attrezzino per affrontare i cambiamenti climatici con il supporto della tecnologia. È quello che cercheremo di fare ad Agrifood Future, fornire strumenti concreti alle imprese volti a favorire il cambiamento». Negli ultimi 40 anni, si è registrata una significativa riduzione del numero di imprese agricole (-66%), fenomeno che ha visto un’accelerazione negli ultimi due decenni a causa della difficoltà nel mantenere la sostenibilità economica delle piccole aziende. Tuttavia, si è assistito a un aumento del 15,1% delle società di capitali nel settore agricolo, un segno di trasformazione e professionalizzazione del settore. Il 64,5% ha investito nel miglioramento delle competenze tecnico-professionali del proprio personale, mentre il 44,9% ha puntato su nuove competenze, confermando l'importanza della formazione per affrontare le sfide del futuro. Nell’indagine si prevede una crescita del fatturato per il settore agroalimentare del Mezzogiorno nel 2024-2025. Circa il 40% delle imprese si aspetta un aumento entro il 2025, con una maggiore attenzione a digitalizzazione, tecnologie avanzate e responsabilità ambientale.

I progetti di agricoltura rigenerativa

xFarm Technologies, la tech company che punta alla digitalizzazione del settore agroalimentare, e Giovani di Confagricoltura - Anga, lanciano un progetto incentrato sull’agricoltura rigenerativa, con il supporto di dss+, società di consulenza esperta nel settore. L'obiettivo è testare e valutare l'efficacia delle pratiche proprie di questo sistema di gestione dei terreni agricoli, e quindi definire delle linee guida rispetto alla loro implementazione nei vari ambiti produttivi. Sono 32 le aziende selezionate in tutta Italia per una sperimentazione che le vedrà protagoniste per i prossimi tre anni. Seminativo, risicolo e frutticolo (olivicoltura e viticoltura) i settori coinvolti. Alla base della selezione delle 32 aziende che prenderanno parte alla sperimentazione, l’invio, ad inizio 2024, di un questionario a tutti i consociati di Anga, creato insieme a dss+ e volto a inquadrare le aziende associate sia dal punto di vista strutturale e organizzativo che agronomico. Le realtà aziendali selezionate verranno dotate della piattaforma Hubfarm sviluppata da Confagricoltura proprio in collaborazione con xFarm Technologies e nata per raccogliere, gestire e condividere informazioni agronomiche e dati utili alle imprese agricole. Un progetto, quello di Hubfarm, che si inserisce in un ampio piano di supporto alla transizione digitale nel settore agricolo, volta anche ad un’incrementata sostenibilità, in linea con i piani di sviluppo nazionali ed europei. Il questionario è stato somministrato a oltre 900 imprese agricole giovanili di tutta Italia, e ha permesso di ottenere informazioni sulla loro maturità rispetto alle pratiche di agricoltura rigenerativa e la prospettiva di avviare percorsi in questo senso. Per quanto concerne le pratiche agronomiche, i risultati emersi raccontano di come il 50% dei risponditori applichi una rotazione minore di due anni (25% mono-successione) e il 28% utilizzi in maniera sistemica le colture di copertura (cover-crops), mentre il 65% dichiara di utilizzare ammendanti organici. Il 95% ritiene necessario intraprendere un cambiamento verso pratiche più sostenibili e il 67% afferma di aver già avviato un percorso in questo senso.

Le aziende selezionate (11 nel Nord-Est, otto nel Nord-Ovest, sette nel Centro, sei nel Sud e nelle Isole) inizieranno un percorso di agricoltura rigenerativa, la cui implementazione comincerà in occasione dell’inverno 2024/2025. In questa prima fase, che ha preso avvio nel marzo 2024, i tecnici di xFarm Technologies e dss+, in accordo con i consociati Anga, stanno pianificando e portando avanti le attività di campionamento e analisi del suolo atte a rilevare le condizioni dei terreni prima di implementare le nuove pratiche di agricoltura rigenerativa (il cosiddetto “tempo zero”), in modo da verificarne l’efficacia nel migliorare la salute del terreno, in particolare per quanto concerne il contenuto di carbonio organico (Soc-Soil Organic Carbon). Al fine di catturare la variabilità dei terreni ma al tempo stesso contenere i costi di campionamenti ed analisi, i punti di campionamento verranno individuati tramite delle mappe di caratterizzazione del suolo elaborate grazie ad un’analisi satellitare dell’area di studio e ad accurati modelli statistici. Successivamente, nel corso di attività di workshop di co-design, gli agricoltori verranno coinvolti nell’identificazione di un set di pratiche agricole rigenerative da adottare nei loro contesti aziendali. Alla fine del percorso, che avrà una durata minima di 3 anni, sulla base delle osservazioni raccolte e delle nuove analisi del suolo, verranno definiti dei protocolli di agricoltura rigenerativa adatti ai diversi focus produttivi analizzati durante il progetto.

Nel corso del progetto, grazie alla piattaforma Hubfarm, strumento innovativo sviluppato da Confagricoltura con xFarm Technologies per la pianificazione, il monitoraggio e l'analisi di tutte le attività agricole in modo integrato, direttamente su smartphone o tablet, sarà possibile tenere traccia dello storico delle lavorazioni, delle concimazioni e degli interventi di difesa e irrigazione all’interno delle aziende, elementi fondamentali per costruire un solido database aziendale. Attraverso un modello previsionale che simula le dinamiche del carbonio nel terreno, sarà possibile visualizzare l’andamento della sostanza organica nel suolo in base alle pratiche agricole adottate in campo. In questo modo si potranno poi simulare diversi scenari di variazioni di emissioni e sequestro, auspicabilmente stimolando così gli agricoltori nell’implementare in via definitiva le nuove pratiche apprese, in un’ottica di maggiore sostenibilità ambientale ed economica.

In salute i distretti agroalimentari

Dopo aver archiviato il 2023 con un progresso sui mercati esteri del 4,5% rispetto al 2022, i distretti agroalimentari italiani continuano sullo stesso trend nel primo trimestre del 2024 realizzando quasi 7,1 miliardi di euro di esportazioni, 441 milioni in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+6,6% tendenziale a prezzi correnti). È quanto emerge dal Monitor dei distretti agroalimentari italiani al 31 marzo 2024, curato dal Research Department di Intesa Sanpaolo. La dinamica ricalca quella del totale dell’export agroalimentare italiano (+6,7%), e va in controtendenza rispetto agli altri distretti manifatturieri, che invece arretrano leggermente (-2,7%).

La filiera dei distretti vitivinicoli nei primi tre mesi del 2024 ottiene il 2,4% in più rispetto allo stesso periodo del 2023 grazie ai dieci distretti monitorati che totalizzano oltre 1,5 miliardi di export dopo il lieve calo del 2023 (-0,7% rispetto al 2022). Spicca positivamente il distretto dei Vini del Veronese, con una crescita a due cifre (+11,6%) e anche il distretto dei Vini dei colli fiorentini e senesi (+7,4%). Si assesta sugli stessi valori del primo trimestre del 2023 il Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene (+0,4%). In lieve contrazione invece il distretto più importante in termini di valori esportati, quello dei Vini di Langhe, Roero e Monferrato (-2%).

Segue sullo stesso sentiero di crescita dello scorso anno la filiera della pasta e dolci: (+4,4% nel primo trimestre del 2024, dopo il +4,8% del 2023). Tra i distretti della filiera, va segnalata la dinamica molto positiva del primo distretto per valori esportati, quello dei Dolci di Alba e Cuneo, che realizza quasi 75 milioni di euro di esportazioni in più rispetto al primo trimestre del 2023 (+18,9%). Anche i Dolci e pasta veronesi segnano un progresso a due cifre (+16,4%). Arretrano invece i comparti pasta e dolci dei due distretti campani: l’Alimentare napoletano cala del 33,2% e l’Alimentare di Avellino del 22,6%.

Lieve progresso per la filiera dei distretti agricoli nel primo trimestre del 2024 (+0,6%). Il principale distretto, l’Ortofrutta romagnola, chiude quasi invariato il primo trimestre del 2024 (-0,2%), nonostante il clima avverso che ha caratterizzato gran parte dell’anno (siccità, gelate tardive e alluvioni) e che ha compromesso molte produzioni del territorio. Forte balzo in avanti per le Mele dell’Alto Adige (+16,9%). Anche il Florovivaistico del Ponente ligure mostra una buona dinamica (+10,7%). In arretramento invece la Nocciola e frutta piemontese (-17,8%).

Procede bene sui mercati esteri la filiera delle conserve (+8,4% nel primo trimestre del 2024). Nella dinamica della filiera risulta determinante l’apporto del principale distretto, le Conserve di Nocera, che da solo contribuisce con 41 milioni ai 65 di crescita complessiva della filiera nel trimestre (+10,5% tendenziale). Secondo per contributo alla crescita il comparto conserve dell’Alimentare di Parma (+28%).

Nella filiera delle carni, che nel complesso registra nel primo trimestre del 2024 un progresso del 6,1%, si distinguono in particolar modo i Salumi di Parma (+17,6%) e i Salumi del modenese (+8,8%).

Luci e ombre nella filiera del lattiero-caseario: il principale distretto in termini di valori esportati, il Lattiero-caseario della Lombardia sud-orientale, arretra leggermente (-3,7%). Anche la Mozzarella di bufala campana riduce le esportazioni nel primo trimestre del 2024 (-10,3%) dopo la crescita del 7,4% registrata nel 2023. Fanno da contraltare i successi del distretto Lattiero-caseario parmense che tocca +36% nel primo trimestre del 2024.

Tuttavia, la filiera che contribuisce maggiormente alla crescita delle esportazioni dei distretti agroalimentari italiani è quella dell’olio con un +65%, con aumenti a doppia cifra per tutti e tre i distretti che la compongono: +71,7% per l’Olio toscano, +44,2% per l’Olio umbro e +55,4% per il comparto oleario del distretto dell’Olio e pasta del barese.

La filiera del riso è l’unica a chiudere con un segno leggermente negativo il primo trimestre del 2024 (-0,8%). Invariato il Riso di Vercelli, che dopo il +26,1% dello scorso anno, conferma i flussi del primo trimestre del 2023 (-0,02%); lieve calo per il Riso di Pavia (- 1,7%).

In crescita la filiera del caffè (+8% nel primo trimestre del 2024), dove spicca il distretto del Caffè di Trieste (+13,8%). Crisi logistiche e cambiamenti climatici hanno avuto un impatto maggiore sui prezzi del caffè rispetto ad altre commodity.

Bene anche il distretto dell’Ittico del Polesine e del Veneziano (+19,8%). Proseguono nel territorio i tentativi per arginare l’invasione del granchio blu, tra cui la pesca del crostaceo e l’istituzione di ambienti protetti con aree recintate.

La Germania si conferma il primo partner commerciale per i prodotti dei distretti agroalimentari (+4,2%); riprendono vigore i flussi verso gli Stati Uniti (+17,2%) dopo il lieve calo del 2023 (-1,4%); in crescita anche Francia (+1,9%) e Regno Unito (+0,8%). Le economie emergenti, che rappresentano il 20% del totale delle esportazioni distrettuali agroalimentari, segnano un progresso del 10,1% tendenziale (rispetto al +5,8% delle economie avanzate). Tra queste vanno segnalate Polonia (+10,3%) e Romania (+17,5%); in recupero Cina (+6,9%) e Russia (+44,7%).






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