Una famiglia ucraina in fuga - Reuters
Formare e avviare al lavoro nel settore edile rifugiati e altri migranti vulnerabili, al fine di accompagnare il loro percorso verso l’autonomia e per sostenere la crescita trainata da Super bonus e Pnrr: questo l’importante duplice obiettivo del protocollo d’intesa triennale firmato congiuntamente dal ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Andrea Orlando, dalla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, dal presidente di Ance Gabriele Buia, dai segretari generali di Fillea-Cgil, Alessandro Genovesi, Filca Cisl, Enzo Pelle e dal segretario della Feneal Uil Francesco Sannino. Un documento alla cui elaborazione hanno collaborato anche Acnur e Anci. La collaborazione tra governo e parti sociali mira all’inserimento socio-lavorativo di almeno 3mila persone, tra richiedenti e titolari di protezione internazionale o temporanea, titolari di protezione speciale, minori stranieri non accompagnati in transizione verso l’età adulta ed ex minori stranieri non accompagnati. I destinatari, individuati nei Centri di accoglienza straordinaria e nel Sistema di accoglienza e integrazione saranno inseriti nei percorsi di formazione delle scuole edili, coordinate dall’ente paritetico Formedil e faranno esperienze sul campo con tirocini da svolgersi direttamente presso le imprese di settore. Per i minori stranieri non accompagnati e per coloro nel frattempo diventati maggiorenni sono previsti anche interventi pilota basati sull’attivazione di contratti di apprendistato. Inoltre il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali ha assegnato ai vari Ats-Ambiti territoriali sociali in Italia le risorse economiche, legate al Pnrr, al fine di favorire attività di inclusione sociale per soggetti fragili e vulnerabili, come famiglie e bambini, anziani non autosufficienti, disabili e persone senza dimora. Nel complesso, agli Ats e per essi, ai singoli Comuni e agli enti gestori delle funzioni socio-assistenziali sono stati assegnati oltre 1.250 milioni di euro. Nello specifico, la misura prevede interventi di rafforzamento dei servizi a supporto delle famiglie in difficoltà, soluzioni alloggiative e dotazioni strumentali innovative rivolte alle persone anziane per garantire loro una vita autonoma e indipendente, servizi socio-assistenziali domiciliari per favorire la deistituzionalizzazione, forme di sostegno agli operatori sociali per contrastare il fenomeno del burn out e iniziative di housing sociale di carattere sia temporaneo sia definitivo. Per maggiori informazioni: https://www.lavoro.gov.it/documenti-e-norme/normative/Documents/2022/DD-98-del-09052022-Avviso1-PNRR.pdf.
Non solo l'inclusione dei lavoratori e delle lavoratrici che fuggono dalla guerra in Ucraina. Le categorie sindacali che organizzano e rappresentano i lavoratori in somministrazione - Felsa Cisl, Nidil Cgil e Uiltemp - hanno infatti reso operativo per tutto il settore l’accordo sottoscritto con Assolavoro a sostegno dell’accoglienza, per tutti coloro che sono sottoposti a protezione internazionale e temporanea, con l’intento di mettere in campo una serie di azioni volte ad agevolare l’inclusione e l’inserimento socio-lavorativo. La crisi in Ucraina ha accelerato un percorso che era già in programma. «Abbiamo voluto fortemente promuovere queste attività formative e di sostegno, a favore di tutte le donne e gli uomini che necessitano di protezione umanitaria e che versano in condizioni di difficoltà economiche, ma anche sociali e di integrazione – spiegano le organizzazioni sindacali – l’auspicio è che questo aiuto concreto rappresenti un’opportunità reale nell’immediato e offra una prospettiva di vita e lavoro nel nostro Paese. Allo stesso tempo ci auguriamo che anche lavoratrici e lavoratori del comparto si attivino direttamente a favore di chi oggi vive un momento di difficoltà, accogliendo e rendendosi disponibili a dare un aiuto a chi ne ha più bisogno. Quello della somministrazione è un settore privato che ha messo a disposizione le proprie risorse, con le sue articolazioni della bilateralità, a favore di donne e uomini migranti, estremamente bisognosi di misure che favoriscano sostegno, assistenza e opportunità di inclusione sociale». L’accordo prevede una serie di misure di sostegno e di formazione, volte a favorire l’inserimento lavorativo dei rifugiati. Riguardo ai percorsi di formazione, dopo un bilancio delle competenze sono previste due fasi. Al termine della prima fase di formazione base di lingua italiana e di cultura ed educazione civica italiana sarà rilasciato un attestato di frequenza necessario, poi, per accedere alla successiva fase di formazione professionale (a meno che il lavoratore o la lavoratrice non dimostrino di possedere già le conoscenze necessarie per accedere direttamente). Per sostenere concretamente quanti prenderanno parte ai percorsi di formazione, saranno riconosciuti un’indennità di frequenza e il un rimborso per le eventuali spese sostenute per vitto, alloggio e trasporto, oltre a una indennità una tantum pari a 1.000 euro, a conclusione del primo percorso formativo tracciato dal bilancio delle competenze previsto. Sempre con l’obiettivo di favorire la fruizione e incentivare la partecipazione a questi percorsi formativi, è previsto l’accesso agevolato alle prestazioni dell’ente bilaterale di settore Ebitemp, relative ai contributi per sostenere le spese per asilo nido e per l’acquisto di materiale didattico e libri a favore dei figli o di quanti siano studenti lavoratori. Un forte incentivo a partecipare a queste iniziative di inclusione sarà offerto anche ai lavoratori somministrati che vorranno direttamente partecipare alle azioni di sostegno e di accoglienza in favore dei rifugiati, attraverso ospitalità, adozione, affidamento e ricongiungimenti familiari. A quanti si attiveranno in questa direzione sarà riconosciuta, sempre per il tramite di Ebitemp, un’indennità una tantum pari a 1.000 euro lordi, e, in caso di accoglienza di minore di anni 18 o di donna in gravidanza, pari a 1.500 euro lordi. Infine, l’accordo prevede due nuove prestazioni erogate da Ebitemp: il rimborso per assistenza psicologica per sé o per i propri familiari fino al II grado di parentela/affinità, nel limite massimo di 200 euro ad assistito; il rimborso per l’acquisto di beni prima necessità bebè, quindi le spese per beni necessari alla cura del proprio figlio fino a tre anni di età (per esempio passeggino, fasciatoio, culla, omogeneizzati eccetera). Questo rimborso è riconosciuto per ciascun figlio nel limite massimo di 800 euro.
Fondazione Adecco, Maw e l'impegno a favore dei rifugiati
Sono 650mila le persone rifugiate che, dal 2011 al 2017, sono arrivate in Italia dal Mediterraneo centrale e 102.654 i cittadini ucraini che, da febbraio a fine aprile, hanno fatto ingresso nel Paese. Questi i dati emersi nel corso di Inclusion@Work - L’inserimento lavorativo delle persone rifugiate: un valore per l’intera società, l‘evento digitale promosso da The Adecco Group. Realizzato in collaborazione con Fondazione Adecco, Acnur e Vita, il webinar è stato l’occasione per illustrare l’attuale situazione delle persone titolari di protezione internazionale nel nostro Paese, a partire da quelle che sono fuggite dalla guerra in Ucraina, e avviare un confronto sul tema e sulle possibili iniziative da mettere in campo insieme alle aziende e a tutte le parti interessate. Tra i partecipanti anche la multinazionale francese di abbigliamento Kiabi, che insieme a Fondazione Adecco sta sviluppando un progetto di inclusione lavorativa a sostegno dei rifugiati. Da più di dieci anni, The Adecco Group è impegnata in attività di supporto delle persone rifugiate, allo scopo di favorirne l’inserimento nel mondo del lavoro. Tra i progetti portati avanti negli ultimi mesi, spiccano il recente stanziamento di 200mila euro, messi a disposizione di alcuni partner di Fondazione Adecco per le Pari Opportunità impegnati per offrire sostegno ai profughi ucraini, e la creazione di Jobs for Ukraine, un portale che mette a disposizione dei cittadini ucraini fuggiti dal loro Paese diverse opportunità professionali e moduli di formazione gratuita. Fino a oggi, la piattaforma ha raccolto più 3mila posizioni lavorative aperte, oltre 1.100 aziende iscritte – di cui 65 italiane – e più di 3.200 candidature. Le aziende interessate ad avere maggiori informazioni possono mettersi in contatto con il team del Gruppo Adecco che segue i progetti di formazione e inclusione lavorativa delle persone rifugiate, compilando il form presente a questo link: https://www.adecco.it/servizi-per-le-aziende/inclusion-at-work.
Alloggi, abbigliamento, dispositivi tecnologici, materiali scolastici, tutoraggio e accessori per bambini e anziani. L'Agenzia per il lavoro Maw attiva il suo supporto a favore dei rifugiati ucraini. Ha risposto all’emergenza sottoponendo un primo questionario ai propri lavoratori per raccogliere le esigenze di coloro che hanno famiglie in Ucraina o che stanno accogliendo rifugiati. In risposta a questi bisogni, Maw ha costruito una rete di aiuti diffusa su tutto il territorio nazionale. Più in particolare, sono stati distribuiti buoni spesa del valore di 200 euro l’uno ai lavoratori ucraini che stanno ospitando rifugiati. Sono stati donati, inoltre, dispositivi tecnologici, abbigliamento, materiali scolastici e accessori per bambini e anziani per più di 30 famiglie. Parallelamente, a supporto del progetto umanitario Emergenza Ucraina, sono state inoltre donate 80 paia di scarpe a donne e bambini rifugiati presso la presso la Fondazione Francesca Rava - Nph Italia Onlus. Le calzature sono state prodotte da chi ha frequentato il corso per operatori calzaturieri promosso da Maw, finanziato dal fondo Forma.Temp e organizzato dalla società di formazione Howay Srl, con la collaborazione di Consorzio Toscana Manifatture e Fracopel Spa, che ha scelto di partecipare all’iniziativa donando la pelle con cui sono state prodotte le scarpe. Si tratta di un unicum a livello italiano ed europeo, siglato a sostegno dei rifugiati di qualsiasi nazionalità sottoposti a protezione internazionale e temporanea, per un totale stanziato di 45 milioni di euro. Il protocollo prevede, tra i vari servizi, l'erogazione di attività di orientamento e bilancio delle competenze, corsi di lingua ed educazione civica italiana e corsi di formazione professionale. Si tratta di servizi gratuiti che prevedono per i beneficiari una diaria oraria, il rimborso per vitto e alloggio e un contributo finale di mille euro. Per i rifugiati che parteciperanno ad un corso di formazione o che accederanno ad un lavoro in somministrazione, è inoltre previsto l'accesso ad alcune prestazioni di welfare come il contributo per gli asili nido, il sostegno all'istruzione, il rimborso all’assistenza psicologica e per l’acquisto di beni di prima necessità per neonati. L'accordo prevede anche un contributo straordinario una tantum rivolto ai lavoratori in somministrazione che ospiteranno persone titolari di status di protezione internazionale.
Aidp firma un memorandum con l'Acnur
Nasce Apice per valutare i titoli di studio esteri
Rappresentare gli oltre 300 professionisti che in Italia si occupano di valutare e riconoscere i titoli di studio esteri: questo il ruolo della neonata Apice-Associazione professionale italiana dei credential evaluator. L’attuale emergenza ucraina ha acceso un faro sull’importanza di questa figura per l’integrazione di studenti, docenti e ricercatori provenienti dalle zone di conflitto nei nostri Atenei: solo nel periodo febbraio – maggio 2022 le richieste dal Paese sono aumentate dell’80% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Il credential evaluator è una figura cardine per aiutare non solo chi proviene da zone di conflitto, ma anche tutti coloro che, possessori di un titolo di studio estero, vogliano continuare il loro percorso di studi o avviare una carriera in Italia. Nell’anno accademico 2020/21 erano 17.712 gli studenti internazionali provenienti da 185 Paesi diversi che si sono immatricolati presso le istituzioni della formazione superiore italiane, un numero cresciuto del 38,88% negli ultimi dieci anni. Dati che vengono confermati anche da Cimea, il Centro nazionale italiano afferente alla rete Enic-Naric del Consiglio d’Europa e dell’Unesco, che ogni anno registra un incremento del 30% di richieste di attestati di comparabilità – documentazione rilasciata in caso di esito positivo della valutazione di un titolo estero – e che negli ultimi tre anni ha rilasciato oltre 20mila attestati e fornito supporto rispondendo a oltre 170mila quesiti.
Due bandi per favorire l'inclusione delle persone sorde
Il Pis-Pio Istituto Sordi, storica istituzione educativa milanese oggi divenuta Fondazione di erogazione, mette a disposizione due dotazioni, una a rilevanza nazionale e una locale, rispettivamente di 80 e 30mila euro, per supportare attività mirate sulla disabilità uditiva. Le scadenze per la presentazione delle candidature sono 31 maggio e 30 giugno. Il fenomeno della sordità è tanto diffuso quanto sommerso. Secondo l'Oms-Organizzazione mondiale della sanità, nel mondo sono circa 460 milioni le persone in condizione di perdita dell'udito di cui 34 milioni in età infantile, con un progressivo incremento nel prossimo futuro. In Italia le persone che hanno una perdita uditiva sono circa cinque milioni, di cui il 75% ha una perdita uditiva leggera o media e il 5% grave o profonda. La maggior parte di loro ha perso l’udito dopo l’acquisizione del linguaggio, soprattutto a partire dai 50 anni di età. Un terzo delle persone sopra i 65 anni convive con una perdita di udito. In Europa la perdita di udito coinvolge oltre 34 milioni di persone ed è considerata condizione a vario titolo disabilizzante. La sordità neonatale è la più frequente disabilità sensoriale congenita e, sempre secondo l’Oms, incide in circa 1-4 casi ogni mille abitanti. In Italia sono almeno 90mila le persone con disabilità uditiva (certificati ai fini Inps), con un'incidenza intorno al 1,5%. Perdere l’udito in età precoce spesso significa incorrere in difficoltà di acquisizione del linguaggio con tutto ciò che ne consegue: disagio, rischio di isolamento, difficoltà di comunicazione e relazione.
Borse di studio per il corso di doppiaggio attento alla diversità e all'inclusione
Riabilitazione sociale dei detenuti, il bilancio di Programma 2121
Bilancio positivo di Programma 2121, iniziativa pubblico-privata promossa dal ministero della Giustizia italiano e da Lendlease, operatore internazionale di real estate, infrastrutture e rigenerazione urbana, con lo scopo di favorire il reintegro dei detenuti nella società attraverso percorsi di formazione e inserimento lavorativo. Nel 2017 Lendlease propone il Programma 2121 con l’intento di valorizzare la presenza del Carcere di Bollate nelle immediate vicinanze di Mind Milano Innovation District, il progetto di riqualificazione dell’area ex-Expo, gestito in partnership pubblico-privata da Arexpo e Lendlease. Il nome dell’iniziativa deriva dall’articolo dell’ordinamento penitenziario che abilita i detenuti al lavoro extra moenia (Art. 21) unito al framework temporale della durata di tre anni di messa a regime (2018-2021). Un progetto pilota di innovazione sociale che punta a inglobare il carcere all’interno del grande ecosistema dell’innovazione di Mind e che colloca Lendlease come leader sul tema in momenti di non obbligatorietà normativa. Firmatari del Protocollo d’Intesa di Programma 2121, oltre al ministero della Giustizia italiano (Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Prap-Provveditorato Amministrazione Penitenziaria Lombardia e Tribunale di Sorveglianza di Milano) e Lendlease sono Anpal, Regione Lombardia, Città Metropolitana di Milano, Comune di Milano, Arexpo, Fondazione Triulza, PlusValue, Fondazione Fits! e Milano Santa Giulia. Il Protocollo d’Intesa ha l’obiettivo di replicare l’esperienza di Programma 2121 al di fuori del sistema penitenziario lombardo, raggiungendo quindi una scala di impatto superiore in termini sia di numeri di beneficiari coinvolti, sia di settori industriali interessati, sia di valore – economico e sociale - generato. Il Programma 2121 è uno dei progetti che contribuiscono al raggiungimento dell’obiettivo dichiarato al mercato di creare 250 milioni di dollari di valore sociale entro il 2025 attraverso partnership condivise, usando come criterio operativo il target 1:5 per cui per ciascun dollaro investito devono esserne generati cinque di valore sociale.
La diocesi di Milano a fianco delle persone in difficoltà economiche
Marco Balducci, amministratore delegato di Nhood Services Italy (nuova società di consulenza immobiliare che agisce sulla riqualifica urbana con l’obiettivo di creare o rigenerare luoghi di vita, spazi di coesione e inclusione sociale con servizi per i cittadini sposando il modello della città entro i 15 minuti) e monsignor Luca Bressan, presidente della Fondazione Caritas Ambrosiana hanno concordato un protocollo d’intesa per la diffusione e promozione del Fondo Diamo Lavoro. Il Fondo è un progetto della Diocesi di Milano; costituisce la terza fase di un percorso avviato dopo le crisi economiche dello scorso decennio e rinnovato in occasione della pandemia da Covid-19. Il Fondo offre formazione e accompagnamento al lavoro a persone disoccupate e in profonda difficoltà economica. Costituisce un’opportunità importante anche per imprenditori, professionisti e artigiani, società di fornitura e partner di servizi - a partire da quelli già inseriti nella filiera di Nhood - che possono selezionare e accogliere nuovi lavoratori, offrendo esperienze di tirocinio formativo per un periodo fino a sei mesi. L’efficacia del Fondo nel consentire inserimenti lavorativi è dimostrata dai numeri: dal 2018 a fine 2021 sono state supportate in vario modo 781 persone e sono stati conclusi 657 tirocini, con una percentuale di assunzioni successive pari al 51%. Altri tirocini sono ancora in corso nel 2022. Le aziende iscritte al portale online del progetto loro dedicato (www.diamolavoro.it) sono 1.165. Il Fondo facilita l’incontro tra persona e azienda attraverso una piattaforma sulla quale, previa iscrizione, i soggetti imprenditoriali interessati hanno la possibilità di consultare i profili professionali delle persone disponibili all’apprendimento on the job, in modo semplice e immediato. Il tirocinio si configura a tutti gli effetti come formazione, che può prevedere una finalizzazione al termine del percorso, o essere interrotta e non concludersi, nel caso in cui l’esperienza non si rivelasse soddisfacente per i soggetti coinvolti, con un’assunzione da parte dell’azienda. Durante il percorso, tirocinante e azienda vengono supportati da Caritas Ambrosiana e dalla Fondazione San Carlo onlus, ente accreditato presso la Regione Lombardia per i servizi al lavoro e alla formazione. Fondazione San Carlo intrattiene i rapporti con le aziende e le associazioni di categoria coinvolte nel progetto, sia sul versante amministrativo, sia in relazione al tutoraggio; il tirocinio si svolge secondo le modalità previste dalla normativa regionale vigente ed è gestito da Fondazione San Carlo, che si fa carico di ogni adempimento formale.