Il presepe in piazza San Pietro negli anni scorsi durante il periodo di Avvento e di Natale - L'Osservatore Romano
È iniziato domenica 29 novembre l’Avvento, il tempo forte dell’Anno liturgico che prepara al Natale. La prima domenica di Avvento ha aperto il nuovo Anno liturgico. Quattro sono le domeniche d'Avvento nel rito romano, mentre nel rito ambrosiano sono sei e infatti l’Avvento è cominciato domenica 15 novembre. Quest’anno è un Avvento segnato dalla pandemia, dalle restrizioni, dal distanziamento fisico, dall’impossibilità di tenere “dal vivo” nelle parrocchie incontri e momenti di riflessione (che però si trasferiscono sul pianeta web), dai timori anche nella partecipazione alle celebrazioni, dalle misure anti-Covid che accompagnano le Messe e la vita ecclesiale.
Le statue del presepe con la mascherina nel quartiere di San Gregorio Armeno a Napoli - Ansa
Ma è anche l’Avvento durante il quale nella maggioranza delle diocesi della Penisola si comincia ad utilizzazione il nuovo Messale Romano, la terza edizione italiana del libro liturgico con numerose novità e cambiamenti. L’Avvento «è un tempo di attesa, è un tempo di speranza» e «ci ricorda che Dio è presente nella storia per condurla al suo fine ultimo per condurla alla sua pienezza, che è il Signore. È il “Dio con noi”, Dio non è lontano, sempre è con noi, al punto che tante volte bussa alle porte del nostro cuore», ha spiegato il 29 novembre papa Francesco nel suo primo Angelus d’Avvento in piazza San Pietro.
La liturgia
L’Avvento è iniziato con i primi Vespri della prima domenica d'Avvento e termina prima dei primi Vespri di Natale. Il colore dei paramenti liturgici indossati dal sacerdote è il viola; nella terza domenica d'Avvento (ossia, la domenica Guadete) facoltativamente si può usare il rosa, a rappresentare la gioia per la venuta di Cristo. Nella celebrazione eucaristica non viene recitato il Gloria, in maniera che esso risuoni più vivo nella Messa della notte per la Natività del Signore: è il “nuovo” Gloria previsto nel Messale rivisto con la formulazione «Pace in terra agli uomini, amati dal Signore» che sostituisce gli «Uomini di buona volontà».
Un sacerdote accende le candele della corona d'Avvento - Parrocchia di Sant'Anna in Vaticano
I nomi tradizionali delle domeniche d'Avvento sono tratti dalle prime parole dell’Antifona di ingresso alla Messa. La prima domenica è detta del Ad te levavi («A te elevo», Salmo 25); la seconda domenica è chiamata del Populus Sion («Popolo di Sion», Isaia 30,19.30); la terza domenica è quella del Gaudete («Rallegratevi», Filippesi 4,4.5); la quarta domenica è quella del Rorate («Stillate», Isaia 45,8).
Papa Francesco con la casula rosa durante il tempo di Avvento - Ansa
L'origine dell'Avvento
Il termine Avvento deriva dalla parola “venuta”, in latino adventus. Il vocabolo adventus può tradursi con “presenza”, “arrivo”, “venuta”. Nel linguaggio del mondo antico era un termine tecnico utilizzato per indicare l’arrivo di un funzionario, la visita del re o dell’imperatore in una provincia. Ma poteva indicare anche la venuta della divinità, che esce dal suo nascondimento per manifestarsi con potenza, o che viene celebrata presente nel culto.
"L'albero di Jesse" nella Cattedrale di Worms in Germania - Avvenire
I cristiani adottarono la parola Avvento per esprimere la loro relazione con Cristo: Gesù è il Re, entrato in questa povera “provincia” denominata terra per rendere visita a tutti; alla festa del suo avvento fa partecipare quanti credono in Lui. Con la parola adventus si intendeva sostanzialmente dire: Dio è qui, non si è ritirato dal mondo, non ci ha lasciati soli. Anche se non lo possiamo vedere e toccare come avviene con le realtà sensibili, Egli è qui e viene a visitarci in molteplici modi.
Il tempo dell’attesa, della conversione e della speranza
L’Avvento è «tempo di attesa, di conversione, di speranza», come spiega Direttorio su pietà popolare e liturgia. È il tempo dell’attesa della venuta di Dio che viene celebrata nei suoi due momenti: la prima parte del tempo di Avvento invita a risvegliare l’attesa del ritorno glorioso di Cristo; poi, avvicinandosi il Natale, la seconda parte dell’Avvento rimanda al mistero dell’Incarnazione e chiama ad accogliere il Verbo fatto uomo per la salvezza di tutti. Ciò è spiegato nel primo Prefazio di Avvento, ossia la preghiera che “apre” la liturgia eucaristica all’interno della Messa dopo l’Offertorio. Nella versione rivista del nuovo Messale si sottolinea che il Signore «al suo primo avvento nell’umiltà della condizione umana portò a compimento la promessa antica e ci aprì la via dell’eterna salvezza». Poi si aggiunge: «Quando verrà di nuovo nello splendore della gloria, ci chiamerà a possedere il regno promesso che ora osiamo sperare vigilanti nell’attesa».
L’Avvento è poi tempo di conversione, alla quale la liturgia di questo momento forte invita con la voce dei profeti e soprattutto di Giovanni Battista: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino» (Matteo 3, 2). Infine è il tempo della speranza gioiosa che la salvezza già operata dal Signore e le realtà di grazia già presenti nel mondo giungano alla loro maturazione e pienezza, per cui la promessa si tramuterà in possesso, la fede in visione, e «noi saremo simili a lui e lo vedremo così come egli è» (1 Giovanni 3, 2).
Le letture dell’Avvento
Le letture – nel 2020 vengono seguite quelle dell’Anno B – testimoniano questa suddivisione dell’Avvento. Fino alla terza domenica d'Avvento la liturgia si focalizza sull’attesa del ritorno del Signore. Poi marca in maniera più specifica l’attesa e la nascita di Gesù. Così nella prima domenica d'Avvento il Vangelo (Marco 13,33-37) ha al centro le parole di Cristo: «Vegliate: non sapete quando il padrone di casa ritornerà». Nella seconda domenica il Vangelo (Marco 1,1-8) si sofferma sul Battesimo e sulle parole di Giovanni Battista al fiume Giordano: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali».
"San Giovanni Battista" di Caravaggio alle Gallerie Nazionali di Arte Antica di Roma - Ansa
Nella terza domenica d'Avvento il Vangelo (Giovanni 1,6-8. 19-28) ha ancora al centro il Battista che «venne come testimone per dare testimonianza alla luce» e che, interrogato dai Giudei, dice: «In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete». Infine il Vangelo della quarta e ultima domenica d'Avvento (Luca 1,26-38) è quello dell’Annunciazione e ha come perno la figura della Madonna.
Maria, icona dell’Avvento
Nei ritmi dell’anno liturgico l’Avvento è il tempo mariano per eccellenza. Lo ricorda chiaramente Paolo VI nel paragrafo 4 della Marialis Cultus: «In tal modo i fedeli, che vivono con la Liturgia lo spirito dell’Avvento, considerando l’ineffabile amore con cui la Vergine Madre attese il Figlio,sono invitati ad assumerla come modello e a prepararsi per andare incontro al Salvatore che viene, vigilanti nella preghiera, esultanti nella sua lode». Il tempo dell’Avvento ha quindi come icona quella della Vergine.
"L'annunciazione" di Beato Angelico a San Giovanni Valdarno (Arezzo) - Avvenire
Papa Francesco ha sottolineato che «Maria è la “via” che Dio stesso si è preparato per venire nel mondo» ed è «colei che ha reso possibile l’incarnazione del Figlio di Dio, “la rivelazione del mistero, avvolto nel silenzio per secoli eterni” (Romani 16,25)» grazie «al suo “sì” umile e coraggioso». La presenza della solennità dell’Immacolata Concezione – 8 dicembre – fa parte del mistero che l’Avvento celebra: Maria è il prototipo dell’umanità redenta, il frutto più eccelso della venuta redentiva di Cristo. E in questo tempo forte la figura della Vergine viene presentata come l’icona dell’attesa fiduciosa e vigilante, della disponibilità attenta e concreta al mistero di Dio.
Presepe, albero, corona: i segni verso il Natale
Numerosi sono i gesti e i segni che possono accompagnare in famiglia e nelle comunità parrocchiali il cammino d’Avvento.
Il rito del lucernario e la corona d’Avvento. Durante le domeniche d'Avvento si invita a compiere il rito del lucernario, ossia ad accendere le quattro candele – una per ogni settimana – che formano la corona dell’Avvento. La corona è posta nei pressi dell’altare. Se l’accensione viene compiuta durante i primi Vespri, il rito può iniziare con la chiesa semi-buia in cui uno dei ministranti porta all’altare una candela accesa. Dopo l’accensione della corona la chiesa verrà tutta illuminata. La corona «è il segno dell’attesa del ritorno di Cristo; i rami verdi richiamano la speranza e la vita che non finisce». Inoltre il progressivo accendersi delle quattro candele, «dedicate a quattro figure tipiche dell’attesa messianica (i profeti, Betlemme, i pastori, gli angeli), è memoria delle varie tappe della storia della salvezza».
La corona d'Avvento - Archivio Avvenire
Il presepe. Si deve a Francesco d’Assisi la diffusione del presepe che il santo allestì per la prima volta a Greccio nel 1223. «Rappresentare l’evento della nascita di Gesù – scrive papa Francesco nella Lettera apostolica Admirabile signum sul significato e il valore del presepe che aveva firmato nel 2019 a Greccio – equivale ad annunciare il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio con semplicità e gioia. Mentre contempliamo la scena del Natale siamo invitati a metterci spiritualmente in cammino, attratti dall’umiltà di Colui che si è fatto uomo per incontrare ogni uomo». È bene allestire il presepe in famiglia. E nelle parrocchie è opportuno predisporlo all’interno della chiesa fin dalle prime settimane di Avvento, perché «possa contribuire alla preparazione dei fedeli alla solennità del Natale».
Il Bambinello del presepe - Ansa
La Novena di Natale. Una delle espressioni più significative della pietà popolare del tempo d’Avvento è la novena di Natale. Il Direttorio su pietà popolare e liturgia raccomanda di solennizzare la celebrazione dei Vespri dal 17 al 23 dicembre con le “Antifone maggiori”: si tratta di sette antifone d’origine latina che cominciano tutte con la “O” («O Sapienza»; «O Adonai»; «O radice di Jesse»; «O chiave di David»; «O (astro) sorgente»; «O Re delle genti»; «O Emmanuel»).
L'albero di Natale in un'abitazione - Archivio Avvenire
L’albero. L’albero di Natale evoca sia l’albero della vita piantato al centro dell’Eden, sia l’albero della croce perché Cristo è il vero albero della vita. Secondo gli evangelizzatori dei Paesi nordici, l’albero è cristianamente ornato con mele e ostie sospese ai rami. Il Direttorio avverte che «tra i doni posti sotto l’albero non dovrà mancare il dono per i poveri».