Padre Giuliano Abram, frate minore conventuale della Basilica di Sant'Antonio a Padova
La comunità dei frati Conventuali della Basilica di Sant’Antonio a Padova, provata fin dall’inizio della pandemia da contagi e quarantene, il 12 gennaio ha registrato il suo primo lutto da Covid 19. È infatti mancato dopo una lunghissima degenza all’ospedale Sant’Antonio, iniziata lo scorso novembre, fra Giuliano Abram, 78 anni. «Con lui se ne va un uomo, frate e sacerdote che ha fatto della passione per il Vangelo, sulla scia di san Francesco e sant’Antonio, la sua ragione di vita – ricorda il rettore della basilica padre Oliviero Svanera –. E lo ha fatto seguendo la "via pulchritudinis"¸ La Via della bellezza».
L’impegno di padre Abram, infatti, specie negli ultimi anni, si era orientato a far riscoprire l’incontro con Cristo a partire dall’esperienza della bellezza e dei tesori architettonici e artistici della basilica antoniana. In moltissimi erano accorsi nel 2019 alle sue visite guidate – «Tramonto dalle cupole» – per osservare meandri nascosti e una vista mozzafiato e unica dall’alto della Basilica.
Nato a Trento nel 1942, padre Giuliano entra presto in seminario, a Camposampiero e dopo la professione religiosa e la licenza in teologica viene ordinato a Roma nel 1967. Numerose le comunità in cui ha svolto il suo servizio come gli incarichi assunti, tra cui responsabile della scuola grafica del Villaggio Sant’Antonio a Noventa Padovana (Pd), definitore ed economo provinciale, consigliere nell’amministrazione della Basilica antoniana, e per 19 anni presidente dell’azienda tipografica Mediagraf.
Padre Abram lascia un’ultima impronta, che non ha potuto vedere, nel corposo volume pubblicato dalle Edizioni Messaggero a Natale 2020 dal titolo «Al Santo di Padova, storia, tradizioni e leggende».