mercoledì 10 gennaio 2024
Parla il giornalista britannico Austen Ivereigh, autore di un libro in uscita a breve dedicato al papato di Bergoglio: «Sono in pace quando lavoro. Salute e felicità? Legate al destino del Creato»
Austen Ivereigh al lavoro nella sua fattoria nello Herefordshire, dove vive dal 2012 e dove, ispirato da papa Francesco, ha introdotto metodi di coltivazione sostenibili

Austen Ivereigh al lavoro nella sua fattoria nello Herefordshire, dove vive dal 2012 e dove, ispirato da papa Francesco, ha introdotto metodi di coltivazione sostenibili - .

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Parla il giornalista britannico Austen Ivereigh, autore di un libro in uscita a breve, dedicato al papato di Bergoglio alla luce degli Esercizi spirituali di sant’Ignazio «Dalla Laudato si’ la guida per la mia attività nella campagna inglese» A usten Ivereigh, soprannominato in Gran Bretagna “il biografo di papa Francesco”, al quale ha dedicato numerosi libri, ce l’ha fatta. Ne ha completato un altro, il quarto, intitolato First belong to God. On retreat with Pope Francis (Prima di tutto appartenere a Dio. In ritiro con Papa Francesco), che verrà pubblicato a metà febbraio dalla casa editrice Messenger, nel quale presenta questo pontificato e i suoi documenti attraverso le lenti degli Esercizi spirituali di sant’Ignazio di Loyola. Otto giorni, un vero ritiro, con una prefazione del Papa. «Il Santo Padre sapeva del libro e gli è piaciuta molto l’idea dell’appartenenza che ho tratto dall’esortazione apostolica Gaudete et exsultate» spiega Ivereigh.

Non è stata un’impresa facile, per il famoso giornalista, trovare il tempo di scrivere perché buona parte della sua giornata è ormai occupata dalla fattoria nell’Herefordshire, nel centro d’Inghilterra, che ha acquistato nel 2019: 60.000 metri quadrati sui quali vivono 18 pecore, una dozzina di polli, api, quattro cani e tre gatti e dove vi sono orti e alberi da frutta. «Era il 2012 e ci eravamo spostati da Londra in un paesino vicino a Oxford, Cholsey. Ho cominciato a coltivare frutta e verdura in un orto urbano e mi sono accorto che c’era qualcosa dentro di me, davvero viscerale, che cercava il contatto con la terra. Mi sentivo alienato dalla natura, un’esperienza comune a molte persone oggigiorno », racconta Ivereigh, « poi, nel 2015, papa Francesco ha pubblicato la Laudato si’, un documento che mi ha convertito dal punto di vista ecologico perché, per la prima volta, ho capito che c’era un legame tra la mia fede cattolica e quel desiderio profondo che provavo di tornare in contatto con la terra. Riparare quella frattura che sentivo con la natura, insomma, faceva parte di quel lavoro spirituale al quale non soltanto io ma tutta la Chiesa era chiamata».

La moglie del giornalista con un agnellino

La moglie del giornalista con un agnellino - .

Oggi, impegnato a lavorare per diverse ore al giorno nella fattoria Ivereigh non si sente più staccato dalla terra, anzi «creatura di un Dio d’amore e simile, in gran parte, alle altre creature, chiamato a custodire la terra». « La pandemia ci ha aiutato perché ci ha costretto qui, isolati, per due o tre mesi, durante la meravigliosa primavera del 2020. Un’amica esperta di ecologismo, alla quale chiesi consiglio su che cosa fare, mi disse di “ascoltare la terra” e così feci e, in quei primi mesi di Covid, capii che la cosa più importante da fare era piantare alberi », racconta ancora Ivereigh, «trovammo un’antica mappa di questa fattoria sulla quale si vedeva che questo territorio era coperto di alberi di mele, prugne, ciliegie, susine e cominciammo, così, a piantare alberi e siepi che alimentano la terra e attirano diverse specie di uccelli e animali». Il biografo di papa Francesco spiega che l’aspetto più difficile di questa sua esperienza da contadino è la quantità di lavoro che deve affrontare e la necessità di dover imparare in continuazione che cosa fare mentre la soddisfazione più grande è il rapporto profondo con la natura che sta ristorando il suo corpo e il suo spirito. «Mi sento davvero co-creatore, insieme a Dio, il suo giardiniere, impegnato a consentire alla natura di ritrovare vita, dentro un ritmo profondo che devo capire e rispettare. Sono più sereno, più in pace con me stesso da quando lavoro nella fattoria», racconta ancora Ivereigh, «apparteniamo alla terra più di quanto la terra appartenga a noi. Gesù usa così tante metafore agricole. La nostra salute e la nostra felicità sono strettamente intrecciate al destino del Creato. È il motivo per cui la crisi ecologica è così grave perché danneggia, ad ogni livello, la nostra umanità».

Il raccolto di ortaggi

Il raccolto di ortaggi - .

Secondo lo scrittore, se vogliamo evitare una catastrofe ecologica, «dobbiamo convertirci tutti, dal punto di vista ecologico, e dobbiamo ritrovare uno stile di vita in armonia col Vangelo dove c’è armonia e dove vediamo cibo, acqua, terra come beni comuni da rispettare, non solo come merci da sfruttare. Penso che, anche se non è per tutti coltivare la terra, è importante imparare a far crescere qualcosa e insegnare a farlo ai bambini. Penso che il futuro sarà di piccole fattorie che producono cibo di qualità migliore rispetto a quello che si trova nei supermercati».

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