Suor Micaela Monetti è stata eletta presidente dell'Usmi - Cristian Gennari
Suor Micaela Monetti, 67 anni, superiora generale delle Pie Discepole del Divin Maestro, è la nuova presidente dell’Usmi. È stata eletta ieri dalle 218 delegate provenienti da tutta Italia, nella terza e ultima giornata dell’Assemblea generale dell’Usmi tenutasi a Roma e con la votazione introdotta da padre Pierluigi Nava, sottosegretario agli Istituti di vita consacrata. Suor Micaela Monetti guiderà l’Unione delle superiore maggiori d’Italia per i prossimi 5 anni e succede alla salesiana madre Yvonne Reungoat, con un passaggio di consegne più che simbolico tra le due, suggellato da un caloroso abbraccio.
Nata a Torino, suor Monetti ha emesso i voti perpetui ad Alba nell’ottobre del 1984. Ha poi conseguito il baccalaureato in filosofia e teologia all’Istituto teologico dell’Italia Settentrionale, a Milano, e poi ha frequentato l’Istituto Patristico Augustinianum a Roma. Ha lavorato nella pastorale giovanile, vocazionale e liturgica e collaborato alla redazione nella rivista liturgica “La vita in Cristo e nella Chiesa”. Ha inoltre fatto parte dell’équipe intercongregazionale per lo studio del “Progetto unitario di Famiglia Paolina” e dell’équipe di redazione della regola di vita e del direttorio delle Pie Discepole del Divin Maestro. Dal 1999 al 2003 è stata consigliera provinciale in Italia. Dal 2005 al 2017, per due mandati consecutivi, è stata consigliera generale. «Il dono che ho chiesto – ha detto suor Monetti subito dopo l’elezione – è che il Signore possa disporre di me. Ora mi rendo conto che è una Pasqua per me e per noi tutte, dopo queste giornate così piene. Ringrazio tantissimo madre Yvonne e la presidenza precedente per il grandissimo lavoro fatto e che ci proponiamo di continuare. Mi ha colpito molto quello che ci diceva il Papa nell’udienza di mercoledì, ovvero che siamo seminatrici di speranza. E allora – ha aggiunto la neo presidente – torniamo a casa e nelle nostre comunità con questi semi di speranza a noi affidati, che vanno custoditi, coltivati e fatti crescere insieme. Mi conforta e mi dà pace sapere che lavoreremo insieme. E insieme cammineremo, con lo Spirito di Dio che ci ha portato fin qui».
Anche quella di ieri, con il momento forte dell’elezione della nuova presidente, è stata una giornata particolarmente intensa per le madri superiori, culminata con la celebrazione eucaristica presieduta da padre Luigi Gaetani, presidente della Conferenza dei superiori maggiori d’Italia (Cism), ma imperniata anche sul focus pomeridiano per mettere a punto i processi di condivisione in atto all’interno dell’Usmi e delle varie congregazioni religiose. E in questo spazio ha avuto una vasta eco l’udienza del giorno prima da papa Francesco, con le parole di incoraggiamento e di sprone rivolge dal Pontefice a tutte le suore italiane per il tramite delle superiori.
Con l’elezione della nuova presidente, l’Usmi è quindi pronta da subito a ripartire, nel solco tracciato dalla precedente guida dell’Unione e continuando a raccogliere le sfide di un impegno dentro la Chiesa, ad iniziare da quel percorso sinodale nel quale le suore sono state chiamate ad essere protagoniste sia nel contesto nazionale (suor Nicla Spezzati è stata scelta dalla Cei per far parte della presidenza del comitato nazionale del Cammino sinodale) che in quello delle varie diocesi italiane. Proprio questo impegno, al di là delle tappe del Sinodo da qui al 2014, è quello che intende muovere l’azione dell’Usmi in tutto il prossimo quinquennio, perché il cammino – come è stato ribadito in più occasioni durante l’assemblea – non può certo fermarsi a qualche incontro o documento. Cammini che devono essere pure “nuovi”, secondo l’esortazione arrivata mercoledì da papa Francesco e che l’Usmi ha subito fatto propria durante l’ultima giornata dell’assemblea, anche e soprattutto rispetto alle attese della Chiesa e delle singole congregazioni. Cammini nuovi per approntare al meglio anche le varie problematiche che, senza nascondimenti di sorta, sono state ribadite nella tre giorni romana e che passano dalla crisi vocazionale, sempre più pesante soprattutto per alcuni Istituti, all’esigenza di una formazione al passo con i tempi e a modalità più strette ed efficaci di collaborazione tra le varie congregazioni.