La Giornata missionaria mondiale è ormai una tradizione consolidata nella vita della Chiesa. Giunta alla sua novantaseiesima edizione, si celebra ogni anno nella penultima domenica di ottobre.
Mi piace definirla come la “giornata della fraternità universale dei cattolici”, perché in ogni comunità cristiana del mondo intero, domenica 23 si prega per tutti i missionari impegnati nell’evangelizzazione dei popoli e in particolare per le giovani Chiese che vivono spesso in situazioni di minoranza o di grandi difficoltà sociali, politiche o economiche.
È con questo spirito che Pauline Jaricot (1799-1862), una giovane laica di Lione, beatificata il 22 maggio scorso, iniziò esattamente 200 anni fa quest’opera chiamata “della propagazione della fede” e la sostenne con il “Rosario Vivente”, «quasi a ribadire che la missione comincia con la preghiera e non può realizzarsi senza di essa» (papa Francesco, Messaggio alle Pontificie Opere Missionarie, 16 maggio 2022).
La Giornata missionaria mondiale è anche la giornata della solidarietà con i missionari e con le giovani Chiese: Pauline Jaricot riuniva piccoli circoli di operai, di gente semplice e umile, che insieme alla preghiera per i missionari offrivano mensilmente un soldo per sostenere l’opera di evangelizzazione. Papa Francesco, sempre nel messaggio alle Pontificie Opere del maggio scorso, sottolinea: «È la concretezza della carità: insieme alla rete di preghiera, Pauline diede vita a una raccolta di offerte su vasta scala e in una forma creativa, accompagnandola con l’informazione sulla vita e le attività dei missionari. Gli oboli di tanta gente semplice furono provvidenziali per la storia delle missioni […]. Vi auguro di camminare nel solco tracciato da questa grande donna missionaria, lasciandovi ispirare dalla sua fede concreta, dal suo coraggio audace, dalla sua creatività generosa».
L’obolo di tutti i cristiani, raccolto in questa giornata in tutte le chiese del mondo e fatto convergere nel Fondo universale di solidarietà, viene gestito dalle Pontificie Opere Missionarie per il sostegno di tutti i missionari.
È l’obolo anche delle più piccole e sperdute comunità della savana africana, come pure delle piccolissime comunità cristiane delle montagne del Nord della Thailandia: anche loro si uniscono nella preghiera e offrono il loro obolo, che potremmo comparare all’offerta della vedova del Vangelo, come grande segno di partecipazione alla fraternità universale della Chiesa e alla sua missione evangelizzatrice. Nessuno in questa giornata può pensare a sostenere un singolo progetto, per quanto importante e significativo, o limitarsi alla solidarietà con un particolare missionario di sua conoscenza.
Questa giornata deve mantenere il suo naturale respiro ampio ed universale, perché possa così alimentare in tutti una rinnovata fiducia in un mondo più fraterno, libero da discriminazioni, chiusure, incomprensioni e ingiustizie, e soprattutto libero da conflitti e guerre, perché si realizzi il grande sogno di Dio: fare dell’umanità una sola grande famiglia.
Direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie