venerdì 18 gennaio 2019
Il tema di quest’anno è dato un versetto del Deuteronomio, «Cercate di essere veramente giusti». Occorrono preghiera, parole e gesti
Papa Francesco presiedi i Vespri a conclusione della Settimana di preghiera per l'unita dei cristiani nel gennaio 2017

Papa Francesco presiedi i Vespri a conclusione della Settimana di preghiera per l'unita dei cristiani nel gennaio 2017

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Oggi alle 17.30, nella Basilica di San Paolo fuori le Mura a Roma, papa Francesco presiederà la celebrazione dei Vespri all’inizio della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Tradizionalmente il Pontefice chiudeva le celebrazioni dell’ottavario, ma quest’anno sarà a Panama con la Giornata mondiale della gioventù. Sarà il versetto del Deuteronomio “Cercate di essere veramente giusti” (Dt 16, 18-20) a fare da filo conduttore alla Settimana 2019 che si tiene da oggi al 25 gennaio. Al rito sarà presente il presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, il cardinale Kurt Koch, e il cardinale vicario di Roma, Angelo De Donatis, oltre ai monaci benedettini che sono i custodi della Basilica papale. Da domani al 23 gennaio i Vespri ogni giorno verranno guidati dai vari rappresentanti delle confessioni cristiane presenti a Roma (ortodossi russi, copti ortodossi, evangelici luterani, ortodossi rumeni e valdesi). Per la solennità della conversione di San Paolo a presiedere i Vespri giovedì 24 gennaio alle 17 sarà l’abate di San Paolo fuori le Mura, Roberto Dotta, mentre il giorno successivo alle 18 a guidarli sarà il cardinale arciprete della Basilica, il cardinale James Harvey.

Occorrono preghiera, parole e gesti

Quando nel 1908 Paul Wattson, pastore episcopaliano statunitense, propose una settimana di preghiera per l’unità dei cristiani probabilmente non immaginava il successo che avrebbe avuto l’iniziativa, che continua dopo oltre un secolo, né gli sviluppi che avrebbero avuto i rapporti fra le Chiese lungo il ’900. Per quanto riguarda gli sviluppi della sua di vita, invece, pochi ricordano che Wattson nel 1909 chiese a papa Pio X di essere accolto nella Chiesa cattolica. Predicatore affermato a New York, Wattson era un esponente del anglo-cattolicesimo, la corrente che anelava a un rapporto sempre più stretto con Roma. Assieme a una donna sulle sue posizioni, Lurana White, nel 1898 fondò una comunità che voleva riportare l’esperienza religiosa francescana in seno all’anglicanesimo Usa, ovvero la Chiesa episcopaliana. Nacquero così i Frati e le Suore dell’Espiazione, che sarebbero poi stati accolti in blocco, conservando la loro forma di vita, nella Chiesa cattolica. Nel settembre 2015 il cardinale Timothy Dolan ha aperto nell’arcidiocesi di New York la causa di beatificazione di padre Wattson.

La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 2019 inizia oggi e termina venerdì prossimo. Quest’anno si celebra su uno sfondo particolare, che vede una crisi storica all’interno del mondo ortodosso, con l’autocefalia ottenuta dalla Chiesa ucraina e la conseguente rottura dei rapporti tra Mosca e Costantinopoli, che minaccia di riverberarsi sui rapporti fra le Chiese ortodosse a livello globale. Per Ambrogio Spreafico, vescovo di Frosinone-Veroli-Ferentino e presidente della Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, «siamo in un mondo complesso e difficile, dove le spinte verso le separazioni e gli individualismi sono aumentate, ma anche all’interno delle Chiese alcune volte, alcuni temi, soprattutto quelli etici, creano divisioni e posizioni fortemente contrapposte. Lei ha citato il caso dell’Ucraina, del rapporto tra Mosca e Costantinopoli, effettivamente questa è una ferita. Talvolta le divisioni nascono da pregiudizi storici atavici che si possono superare solo nella preghiera e nell’incontro fraterno. La preghiera soprattutto ha una forza che non dobbiamo dimenticare».

Il tema della Settimana di quest’anno è dato un versetto del Deuteronomio, «Cercate di essere veramente giusti», scelto dalle comunità cristiane dell’Indonesia per le Chiese di tutto il mondo. Un tema che Spreafico spiega così: «Se guardiamo la storia e il nostro tempo non possiamo non riconoscere che l’ingiustizia è grande, c’è una separazione abissale tra ricchi e poveri. La globalizzazione che avrebbe dovuto favorire il benessere di popolazioni rimaste indietro come tenore di vita, qualità dell’ambiente, dei servizi sanitari ecc. non sta producendo il risultato sperato. E le ingiustizie sono tante e diverse: la guerra in tante parti del mondo, la violenza del narcotraffico, del potere del denaro. Siamo in un mondo violento, inutile negarlo e violenza vuol dire aumento dell’ingiustizia e del male. Questo versetto del Deuteronomio ci invita a un approccio diverso alla realtà. Come cattolici forse dovremmo riprendere in mano la Populorum Progressio e capire che cosa vuol dire il discorso che faceva profeticamente Paolo VI di fronte a un mondo ingiusto».

Spreafico invita ad approfittare dei prossimi giorni per riflettere sull’unità tra i cristiani, per pregare e per farlo pubblicamente. «In ogni diocesi bisognerebbe fare una preghiera ecumenica con le altre Chiese cristiane là dove ci sono» dice il vescovo, «nella mia la presenza di cristiani di altre confessioni è contenuta, c’è una rappresentanza consistente della Chiesa ortodossa rumena, poi c’è una comunità battista e una comunità storica valdese, a Ferentino. All’unità servono le relazioni umane, le commissioni, ma anche le parole e i segni. In questa settimana dobbiamo far sì che anche i nostri fedeli si rendano conto da una parte delle ferite all’unità, dall’altra di come oggi siamo più uniti che in passato, il che è un grande segno di speranza e un dono di Dio».

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