domenica 16 settembre 2018
L'abbadessa Madre Chiara Laura: "Il terremoto ci ha aperto la via della comunione e della solidarietà: abbiamo condiviso con tanti fratelli timori e speranze e abbiamo ricevuto aiuto e consolazione"
Domenica 16 settembre l’inaugurazione: la struttura è posta nel giardino di quella storica, resa inagibile dal terremoto del 2016 (Foto di Laura Badaracchi)

Domenica 16 settembre l’inaugurazione: la struttura è posta nel giardino di quella storica, resa inagibile dal terremoto del 2016 (Foto di Laura Badaracchi)

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Sono passati quasi due anni da quelle scosse di terremoto che a Camerino, in provincia di Macerata, il 26 e il 30 ottobre 2016 hanno messo in ginocchio una città e anche il monastero intitolato a Santa Chiara. Come altre religiose, le clarisse hanno dovuto lasciare la loro casa e vivere ospiti delle consorelle a San Severino Marche.

Ma domenica 16 settembre, finalmente, è stata inaugurata la nuova struttura in legno, con una celebrazione eucaristica presieduta da padre Ferdinando Campana, ministro provinciale dei frati minori delle Marche.

«Proviamo gioia e gratitudine verso tutti coloro che ci hanno sostenuto con la preghiera e la carità, perché potessimo tornare nella nostra città – dice l’abbadessa madre Chiara Laura – la Messa viene celebrata in memoria di familiari e amici che ci hanno lasciato in questi ultimi due anni; chiediamo, per intercessione di santa Camilla Battista, una pioggia di benedizioni su tutti coloro che ci hanno fatto del bene».

Nella chiesa viene custodito nuovamente in una teca il corpo della mistica di Camerino, morta il 31 maggio 1524, che fu abbadessa del monastero. Nobile, rinunciò a un matrimonio di convenienza per abbracciare a 23 anni la regola di santa Chiara d’Assisi.

Oggi la comunità è formata da sette monache, che insieme alla loro gente hanno vissuto il sisma «con grande sconforto e sofferenza, smarrimento e sgomento. Solo la fede ci ha dato la forza di guardare oltre con fiducia, per non farci schiacciare dalla sofferenza e dall'angoscia. Avevamo appena terminato i lavori di ricostruzione del precedente terremoto del 1997, con sacrifici e fatiche fisiche ed economiche », ricorda madre Chiara Laura. Le nuove scosse hanno reso «completamente inagibile il monastero, la chiesa, la foresteria e la casa d’accoglienza. Con molti danni e alcuni crolli». Un’esperienza che «a livello umano ci ha fatto toccare la precarietà della nostra vita e la fragilità dei nostri progetti, ci ha fatto sperimentare paura e instabilità. A livello spirituale ci ha aperto tante domande e ci ha chiesto un cammino che ci conduce ogni giorno a radicarci in Cristo, a trovare in Lui fiducia e speranza. Il terremoto ci ha aperto la via della comunione e della solidarietà: abbiamo condiviso con tanti fratelli i timori e le speranze e abbiamo ricevuto da tanti il balsamo della consolazione e dell’aiuto fraterno», commenta l’abbadessa.

Le persone di Camerino e non solo sono state vicine alle clarisse terremotate «in tantissimi e diversi modi: con il sostegno, l’affetto, la vicinanza, l’aiuto concreto e il desiderio del nostro ritorno. La grazia del terremoto è stata la solidarietà che si è attivata attorno a noi», testimonia. Il nuovo monastero di legno è stato costruito nel giardino di quello lesionato. «È una struttura che ha al centro una grande cappella con un centinaio di posti. Abbiamo voluto dare il maggior spazio possibile alla chiesa sia perché la contemplazione e la liturgia sono il centro e il cuore pulsante della nostra vita e della nostra missione ecclesiale, sia perché Camerino non ha più chiese agibili e abbiamo desiderato offrire a tutti un luogo di preghiera e di comunione», spiega madre Chiara Laura. Intorno, i locali che servono alla comunità (camere, cucina, laboratorio ecc.) e una piccola foresteria «per accogliere i pellegrini che, numerosi, desiderano venire ad affidarsi a Santa Camilla Battista e che percorrono la Via Lauretana». Un sogno che si realizza «grazie all’aiuto della Caritas di Milano, di Bergamo e di Brescia, che insieme a tanti benefattori hanno sostenuto questo progetto».

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