Ansa
Non c'è alcun accordo su un eventuale incontro tra papa Francesco e il presidente russo Vladimir Putin. Lo rende noto il Cremlino, mentre la Chiesa ortodossa russa con una nota afferma che papa Francesco, nell'intervista al Corriere della Sera, "ha travisato la sua conversazione con il patriarca Kirill" e ha "scelto il tono sbagliato" per trasmetterne il contenuto.
“È deplorevole che un mese e mezzo dopo il colloquio con il Patriarca Kirill, Papa Francesco abbia scelto il tono sbagliato per trasmettere il contenuto di questo colloquio. È improbabile che tali dichiarazioni possano contribuire all’instaurazione di un dialogo costruttivo tra la Chiesa cattolica romana e la Chiesa ortodossa russa, che è particolarmente necessario in questo momento”.
Comincia così la nota del Servizio di comunicazione del Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarca di Mosca in merito all'intervista rilasciata da Papa Francesco al Corriere della Sera.
La nota – diffusa anche in lingua italiana – riporta le parole dette dal Patriarca durante il colloquio con papa Francesco il 16 marzo. Kirill ha voluto condividere con il Papa la sua “visione della situazione difficile che viviamo attualmente” di cui “i media occidentali non hanno parlato o quasi di alcuni fatti sui quali vorrei attirare la Sua attenzione”.
“Il Patriarca Kirill – scrive oggi il Servizio di comunicazione – ha osservato che il conflitto è iniziato nel 2014 con gli eventi del Maidan a Kiev, che hanno portato a un cambio di potere in Ucraina. In particolare, ha attirato l’attenzione dell’interlocutore sugli eventi di Odessa e le loro conseguenze”. Riguardo alla città di Odessa, il Patriarca aveva parlato al Papa della strage avvenuta nella Casa dei Sindacati, l’edificio “chiuso a chiave e poi dato alle fiamme”. “Abbiamo seguito tutto questo in televisione quasi in diretta”, ha detto Kirill al Papa. “Questa orribile “lezione” di Odessa ha influenzato la decisione del popolo del sud-est dell’Ucraina di difendere i propri diritti”.
“Inoltre, il Patriarca Kirill – si legge nella nota di oggi – ha ricordato che alla fine dell’era sovietica, la Russia fu rassicurata che la Nato non si sarebbe spostata di un centimetro ad est. Tuttavia, questa promessa è stata infranta, e perfino alcune delle ex repubbliche baltiche sovietiche hanno aderito alla Nato. Di conseguenza, si è sviluppata una situazione molto pericolosa: i confini della Nato si trovano a 130 chilometri da San Pietroburgo, il tempo di volo dei missili è di pochi minuti. Se l’Ucraina fosse ammessa alla Nato, anche il tempo di volo per Mosca sarebbe di alcuni minuti. La Russia non poteva e non può permettere che ciò avvenga”. Nel colloquio, Kirill aveva assicurato il Papa della sua volontà di “contribuire alla pacificazione” perché “è molto importante nelle condizioni attuali evitare un’ulteriore escalation”.
La risposta di papa Francesco è stata correttamente sintetizzata dalla Sala Stampa vaticana nel messaggio del 16 marzo: “La Chiesa non deve usare la lingua della politica, ma il linguaggio di Gesù”. “Siamo pastori dello stesso Santo Popolo che crede in Dio, nella Santissima Trinità, nella Santa Madre di Dio: per questo dobbiamo unirci nello sforzo di aiutare la pace, di aiutare chi soffre, di cercare vie di pace, per fermare il fuoco”. Come rilevato nello stesso messaggio, “le parti hanno sottolineato l’eccezionale importanza del processo negoziale in corso”.
In serata il cardinale Parolin ha ribadito: «A questo punto non ci sono altri passi da fare, si è offerta la disponibilità del Santo Padre di andare a Mosca, di incontrare personalmente il presidente Putin, aspettiamo che siano loro a reagire, a dirci che cosa vogliono. Più di così non credo che da parte del Santo Padre ci possa essere qualche ulteriore iniziativa da prendere».