lunedì 23 ottobre 2017
Nella Lettera inviata al prefetto del Culto divino, il Papa precisa che le Conferenze episcopali avranno maggiore autonomia nelle traduzioni dei testi liturgici
La liturgia della Parola presieduta da papa Francesco nella Giornata mondiale del creato (Siciliani)

La liturgia della Parola presieduta da papa Francesco nella Giornata mondiale del creato (Siciliani)

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Un chiarimento. Il desiderio di sgombrare il campo da possibili equivoci. La Sala Stampa vaticana ha diffuso il messaggio inviato dal Papa al cardinale Robert Sarah in cui Francesco corregge un’interpretazione data dal prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti al recente Motu proprio Magnum Principium pubblicato lo scorso settembre. Come noto, si tratta del documento in cui Francesco è intervenuto sul tema delle traduzioni dei testi liturgici e biblici. Un testo in cui il Pontefice estendeva, per così dire, le prerogative delle Conferenze episcopali nazionali.

In particolare il Motu proprio, richiamandosi al Concilio Vaticano II, sottolinea che le traduzioni, approvate dai vescovi, dall’episcopato del Paese, non debbano più essere sottoposte alla revisione da parte della Sede Apostolica (recognitio) ma alla sua conferma (confirmatio). E proprio sulla «netta differenza» tra recognitio e confirmatio verte la lettera autografa del Papa a Sarah. Non si tratta infatti – sottolinea Bergoglio – di «sinonimi» o parole «intercambiali». Più nel dettaglio, a proposito della responsabilità di una traduzione fedele delle Conferenze episcopali «occorre precisare che il giudizio circa la fedeltà al latino e le eventuali correzioni necessarie, era compito del dicastero» guidato da Sarah, «mentre ora la norma concede alle Conferenze episcopali la facoltà di giudicare la bontà e la coerenza dell'uno e dell'altro termine nelle traduzioni dall'originale, se pure in dialogo con la Santa Sede». La confirmatio, continua il Papa –«non suppone più dunque un esame dettagliato parola per parola, eccetto nei casi evidenti che possono essere fatti presenti ai vescovi per una loro ulteriore riflessione». E questo «vale in particolare per le formule rilevanti, come per le Preghiere eucaristiche e in particolare le formule sacramentali approvate dal Santo Padre».

Ma la lettera contiene anche un’altra sollecitazione. Nei giorni scorsi infatti alcuni siti Internet avevano pubblicato un commento al Motu proprio di tipo restrittivo nel senso di maggiori prerogative alla Congregazione per il culto divino e la Disciplina dei sacramenti. O, meglio, si sosteneva che di fatto il documento papale «non modifica in alcun modo la responsabilità della Santa Sede, né di conseguenza le sue competenze in merito alle traduzioni liturgiche». Un’interpretazione che il cardinale Sarah aveva condiviso e inviato al Papa. Ora Francesco chiede al porporato «cortesemente di provvedere alla divulgazione di questa mia risposta sugli stessi siti nonché l'invio della stessa a tutte le Conferenze episcopali, ai membri e ai consultori di codesto dicastero».

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