L'arrivo all'aeroporto di Fiumicino di un gruppo di rifugiati attraverso il progetto dei corridoi umanitari - Ansa archivio
Un nome beneagurante per la nuova vita che dovranno ricostruirsi. Si chiama Villa Serena la struttura, di proprietà di un ordine femminile, messa a disposizione del Papa per accogliere i profughi dei campi in Libano, dal Corno d’Africa e a Lesbo grazie ai corridoi umanitari.
Una iniziativa nata per rispondere all’invito di papa Francesco, che nella Enciclica Fratelli tutti ha ripetuto la necessità di dare accoglienza adeguata ai migranti in fuga da guerre, persecuzioni e catastrofi naturali. Le Suore Serve della Divina Provvidenza di Catania hanno offerto a Francesco, attraverso l’Elemosineria Apostolica, il loro stabile in via della Pisana, a Roma, in comodato d’uso gratuito.
Diventerà una casa d’accoglienza per rifugiati, in particolare per donne sole, con minori, famiglie in stato di vulnerabilità. La struttura da 60 posti avrà lo scopo di accogliere i rifugiati nei primi mesi dall’arrivo, per poi accompagnarli in percorsi di autonomia lavorativa e alloggiativa.
La casa è stata formalmente affidata oggi alla Comunità di Sant’Egidio che dal febbraio 2016 ha aperto corridoi per rifugiati per lo più siriani. Un progetto innovativo che ha sfruttato la possibilità per i paesi membri dell’Ue, a legislazione vigente, di concedere permessi di soggiorno nazionali per motivi umanitari. I corridoi, organizzati in collaborazione con i ministeri dell’Interno e degli Esteri, sono autofinanziati totalmente oltre che da Sant’Egidio anche dalla Tavola Valdese e dalla Federazione delle Chiese evangeliche in Italia. Finora sono state accolte e accompagnate nell’integrazione oltre 2.600 persone. Altri 600 dalle Comunità di Sant’Egidio di altri paesi europei. L’organizzazione aveva ospitato anche una dozzina di siriani portati via da Lesbo da papa Francesco, di ritorno dall’isola greca ad aprile 2016. Altri 33, sempre da Lesbo, erano stati accolti a Fiumicino a dicembre 2019 da Sant’Egidio e da Krajewski che aveva rilanciato l’appello: «Cominciamo dai cardinali, dai vescovi, dai presbiteri: apriamo le nostre case, le nostre canoniche, i nostri palazzi. C’è lo spazio, ci sono le risorse. Se ogni monastero, casa religiosa, parrocchia si aprisse almeno per una persona, almeno per una famiglia, a Lesbo non troveremo nessuno».
Sant’Egidio ha in programma di portare via altri 300 profughi dall’isola greca dove sono accampati per lo più afgani e africani. Corridoi sono promossi anche dalla Cei, tramite Caritas e Migrantes, in collaborazione con Sant’Egidio, per profughi dal Corno d’Africa.