La straordinarietà di un miracolo «in una storia personale tra me e Dio, vissuta con gioia anche nella malattia». Dove la guarigione più sentita è la restituzione di un cuore capace di perdonare. Stupiscono per la loro semplicità e profondità le parole con cui Danila Castelli, 67enne originaria di Pavia, racconta la grazia ricevuta a Lourdes nel 1989 dopo il bagno nelle piscine. Ieri mattina, al Bureau des Constatations Médicales a pochi passi dal Santuario e dalla Grotta di Massabielle, ha ripercorso durante una conferenza stampa la sua esperienza. Sposata e madre di quattro figli, quando aveva 34 anni Danila ha cominciato a soffrire di crisi ipertensive spontanee e gravi. Nel 1982 Danila subisce sia isterectomia che annessectomia, seguite da un’asportazione parziale del pancreas; l’anno dopo una scintigrafia conferma la presenza di un tumore nella zona rettale, vescicale e vaginale. Seguono altri interventi chirurgici fino al 1988, nella speranza di eliminare i punti scatenanti le crisi ipertensive, ma senza alcun beneficio. «È possibile vivere la sofferenza nella gioia: il Signore mi ha fatto questo dono quando ero malata, perché lui sa fare l’impossibile», ha sottolineato, aggiungendo: «Nel maggio 1989 la mia esistenza è cambiata in un momento a Lourdes, più spiritualmente che fisicamente. Sono venuta non a cercare la salute del corpo, ma perché il mio direttore spirituale mi aveva detto che in questo luogo s’incontra meglio il Signore». Durante il pellegrinaggio Danila spera di attingere da Dio la forza per affrontare la morte, perché ormai è una malata terminale. Ma vuole concludere il suo cammino terreno in pace, «perdonando e sentendomi perdonata. Durante il bagno ho avvertito una gioia immensa; appena uscita dalle piscine del santuario, ho incontrato mio marito che mi aveva accompagnato: anche lui era pacificato, mi diceva di aver perdonato e che era finito il momento più brutto. Allora ho pensato che quella fosse la vera guarigione, la fine del rancore; la parte fisica era il segno del dono che il Signore mi ha fatto». «Il miracolo è una grazia che Dio fa per la persona che la riceve, per la Chiesa e per tutta l’umanità», ha commentato padre Horacio Brito, rettore del Santuario, precisando che «il miracolo più grande e profondo è il perdono di tutti i peccati, la conversione. Danila lo sa e s’impegna nell’Unitalsi come volontaria per servire i malati: è il suo modo di continuare a ringraziare il Signore». Ma l’iter per il riconoscimento del prodigio è stato molto lungo e articolato: dopo aver dichiarato la guarigione istantanea all’Ufficio delle constatazioni mediche di Lourdes «si sono svolte cinque riunioni, rispettivamente negli anni 1989, 1992, 1994, 1997 e 2010, quando il Bureau ha constatato la guarigione con votazione palese e unanime, dichiarando che la signora Castelli era guarita, in modo completo e duraturo, dalla data del suo pellegrinaggio a Lourdes nel 1989, e quindi da 21 anni, dalla sindrome della quale soffriva e ciò senza alcun rapporto con gli interventi e le terapie subite», ha ricordato Alessandro de Franciscis, presidente dell’Ufficio. Successivamente, nella riunione del 19 novembre 2011 a Parigi, la Commissione medica internazionale di Lourdes ha certificato che «il modo della sua guarigione resta inspiegato allo stato attuale delle conoscenze scientifiche». Poi il fascicolo è passato «nelle mani della Chiesa», ha spiegato a margine Federico Baiocco, responsabile dei medici Unitalsi e membro della Commissione che ha esaminato il caso di Danila. Finalmente lo scorso 20 giugno il vescovo di Pavia Giovanni Giudici ha dichiarato il carattere «prodigioso - miracoloso» e il valore di «segno» della 69ª guarigione di Lourdes finora riconosciuta.