mercoledì 9 gennaio 2019
Questioni come il lavoro e l’ambiente non possono essere ignorate Abbiamo cercato di far dialogare le istituzioni locali e quelle nazionali Stiamo promuovendo iniziative
 L’arcivescovo Santoro: l’Ilva sarà laboratorio di ecologia
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A Taranto si progetta un monumento a Paolo VI. Memoria della pagina storica “scritta” nel capoluogo jonico dal Pontefice ormai santo la notte di Natale del 1968, quando – primo Papa in assoluto – celebrò la Messa in uno stabilimento industriale (l’Italsider, come si chiamava allora, poi divenuta Ilva e oggi Arcelor Mittal). Ma anche e soprattutto speranza per un futuro che nella città dei due mari immaginano profondamente diverso dai travagli del recente passato. L’arcivescovo Filippo Santoro – che è anche presidente della Commissione episcopale Cei per i problemi sociali, il lavoro, la giustizia e la pace e che tanto si è adoperato per una svolta positiva – fa sue, per disegnare i contorni di quella speranza, le parole del cardinale Pietro Parolin nella recente visita a Taranto del segretario di Stato vaticano, proprio in occasione del 50° di quell’evento: «Il mio auspicio è che la città diventi un laboratorio di quella ecologia integrale di cui si parla nell’enciclica Laudato si’ per coniugare lavoro, ambiente e salute».

Taranto, dunque, da città emblema di grandi problemi a laboratorio di futuro. Che cosa è avvenuto, un colpo di bacchetta magica?
Non siamo tanto ingenui da pensare che i problemi siano scomparsi come per incanto. Ma oggi c’è un quadro di certezze che prima non esisteva, c’è una nuova proprietà del complesso siderurgico con cui possiamo dialogare e qualcuno a cui manifestare i nostri apprezzamenti quando lavorerà bene e le nostre critiche se lavorerà male.

In che senso, dunque, Taranto può essere un laboratorio?
Nel senso che qui si gioca l’impostazione del futuro di buona parte dell’economia nazionale, ma soprattutto la qualità di un certo modello di sviluppo che finalmente ponga al centro non la massimizzazione dei profitti, ma il bene e la dignità delle persone, la difesa della salute e la cura della casa comune. Come ci ha ricordato il cardinale Parolin, durante la visita al complesso siderurgico – presenti i vertici aziendali e i rappresentanti delle istituzioni – «la crisi complessa che sta vivendo il mondo e di cui Taranto è emblema, non può trovare delle risposte settoriali: tutto è intimamente connesso ». Evitare l’inquinamento fa risparmiare non solo sulle successive bonifiche che hanno costi molto elevati, ma anche perché promuove una più elevata qualità della vita.

Ma è possibile coniugare l’innovazione con la tutela dell’occupazione e la salvaguardia dell’ambiente e della salute
Esperienze come quelle di Duisburg, in Germania, ci dicono di sì. A patto che si investa nelle tecnologie più avanzate per ridurre l’immissione di Co2 nell’atmosfera.


Si sta andando dunque in questa direzione?
Dopo il cambio di proprietà, si è avviato un dialogo franco con i vertici aziendali e posso dire di aver chiesto precise garanzie sul fatto che l’acquisto non preludesse a uno smembramento, o a una chiusura del complesso. Mi hanno dato ampie assicurazioni: si farà di tutto per salvaguardare i livelli occupazionali, così come pure per proteggere la salute e l’ambiente. Questo significa un accordo per mantenere 10.700 dipendenti. Altri 700 hanno chiesto l’uscita volontaria, agevolata da un contributo in denaro, mentre i restanti 2.500 lavoratori faranno la cassa integrazione e probabilmente saranno utilizzati nelle bonifiche del territorio, portate avanti con la nuova proprietà.

E sul piano ambientale e della salute?
È previsto un investimento di 1,1 miliardi per l’adeguamento degli impianti e soprattutto è stato accolto l’invito dell’attuale governo ad accelerare i tempi nella copertura dei parchi minerari, nelle innovazioni tecnologiche e nella creazione di un centro di studi sulle questioni ambientali. L’obiettivo finale è la decarbonizzazione, ma in una prospettiva di medio-lungo periodo. Aggiungo che al momento attuale tutti i problemi restano aperti. Ma noi monitoreremo la situazione affinché i principi della Laudato si’ diventino operativi.

Qual è stato il ruolo della Chiesa in questa vicenda?
Sin dall’inizio l’abbiamo considerata un campo in cui sporcarsi le mani, perché questioni così grandi come il lavoro, l’ambiente e la salute non possono essere ignorate. E in secondo luogo si è cercato di far dialogare le istituzioni locali e nazionali alla ricerca delle soluzioni più idonee. Infine stiamo promuovendo anche iniziative particolari come lo studio medico presso la parrocchia Gesù Divin Lavoratore nel quartiere Tamburi (il cui parroco, padre Nicola, è cappellano all’Arcelor Mittal) finalizzato a sperimentare procedure per la diagnosi precoce delle malattie polmonari che tante vittime hanno fatto in città.

Come si inserisce la visita del cardinale Parolin in questo scenario?
Come mezzo secolo fa la Messa di papa Montini dimostrò concretamente la vicinanza della Chiesa al mondo del lavoro, così la visita del cardinale segretario di Stato ha avuto un grande significato pastorale e sociale non solo in relazione all’azienda, ma a tutta la città (per i diversi momenti si veda l’articolo qui a fianco, ndr). Diciamo che con questa visita abbiamo dato seguito al grande gesto profetico di san Paolo VI, passando per il magistero di san Giovanni Paolo II sul mondo del lavoro e giungendo all’insegnamento attuale di papa Francesco.

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