Alcuni giovani pellegrini giunti a Pistoia sui passi di san Giacomo - Diocesi di Pistoia
La festa di san Giacomo unisce la Spagna e l’Italia. Un ponte spirituale nel nome dell’Apostolo che sta collegando Santiago di Compostela e Pistoia, entrambi custodi delle reliquie del martire e crocevia di pellegrinaggi. Ed entrambi protagonisti dell’Anno Santo giacobeo che si tiene in contemporanea nelle due località. Il Giubileo compostelano si celebra ogni volta che il 25 luglio, memoria liturgica di san Giacomo, cade di domenica come avviene quest’anno. Un evento che dalla Galizia è stato esteso alla città toscana per decisione di papa Francesco che, tramite la Penitenzieria Apostolica, ha accolto la richiesta del vescovo di Pistoia, Fausto Tardelli. Così anche l’ex Granducato sta vivendo il suo Anno santo che consente di ottenere l’indulgenza plenaria attraversando la Porta Santa della Cattedrale di San Zeno a Pistoia. Questa domenica 25 luglio sia a Santiago di Compostela, sia a Pistoia sono in programma celebrazioni solenni in onore dell’Apostolo che coinvolgono anche i pellegrini in arrivo nelle due città. Perché il nome di san Giacomo il Maggiore è associato al pellegrinaggio. E nel nord della Spagna a uno dei più celebri itinerari spirituali al mondo: il Cammino di Santiago. Tradizionalmente parte dai Pirenei e giunge alla Cattedrale della capitale della Galizia che custodisce le spoglie dell’Apostolo. Uno dei simboli del Cammino è la conchiglia (concha). In media è percorso ogni dodici mesi da 300mila persone. Anche Pistoia è meta di “viaggiatori dell’anima” che in questi giorni stanno facendo tappa in Cattedrale dove si trova la reliquia del santo.
QUI SANTIAGO DI COMPOSTELA. Sulla tomba dell'Apostolo i dolori del Covid
Se a fine dicembre, quando inaugurava l’Anno Santo compostelano, si augurava che «le strade, gli ostelli e le chiese siano stati riaperti», adesso l’arcivescovo di Santiago di Compostela, Julián Barrio Barrio, accoglie i pellegrini sul sagrato della Cattedrale dov’è custodita la reliquia dell’Apostolo. Domenica 25 luglio è il cuore del Giubileo di san Giacomo, giorno in cui la Chiesa celebra la memoria del martire il cui corpo venne ritrovato in modo prodigioso nel nord della Spagna. Lungo il celebre Cammino di Santiago, millenaria via di pellegrinaggio in Europa, si è tornati a marciare dopo lo stop imposto dall’emergenza coronavirus. Per arrivare alla Porta Santa e inginocchiarsi di fronte al santo nella città che un tempo era chiamata la “Gerusalemme d’Occidente”. «Le cifre sono molto più basse non solo dei precedenti Anni giubilari ma anche degli anni ordinari in cui la presenza dei pellegrini era già notevole in primavera», racconta il presule. Finora sono 20mila: di solito in dodici mesi superavano i 300mila. «In ogni caso – aggiunge Barrio – siamo consapevoli che questa situazione ci interpella affinché sappiamo affrontare quel pellegrinaggio interiore di conversione che faciliterà l’accoglienza di chi arriverà soprattutto a fine estate e nel 2022». Perché questo tempo di grazia è stato prorogato da papa Francesco per tutto il prossimo anno. «È un regalo, una vera opportunità per uscire da noi stessi e riflettere sulla nostra condizione personale e comunitaria», sottolinea il presule.
I pellegrini lungo il Cammino di Santiago al tempo del Covid - @CatedraldeSantiago
La sera di sabato 24 luglio l’arcivescovo aprirà le celebrazioni solenni con i Primi Vespri dell’Apostolo. Domenica 25 luglio alle 12.30 presiederà l’Eucaristia principale durante la quale il re di Spagna, Filippo VI, presenterà l’Ofrenda Nacional al santo. Poi si susseguiranno le Messe del Pellegrino. È proprio quando il 25 luglio coincide con la domenica che Santiago di Compostela ha il “suo” Anno Santo: il Xacobeo, come viene familiarmente chiamato in Galizia. Accade dal 1122 per decisione di papa Callisto II che poi Alessandro III con la Bolla Regis aeterni del 1179 ha reso perpetua.
Una celebrazione nella Cattedrale di Santiago di Compostela - @CatedraldeSantiago
L’arcivescovo ha scritto ai pellegrini invitandoli a essere protagonisti del Giubileo. «Chi verrà a Santiago – nota – potrebbe magari aver perso persone care a causa del Covid. Camminerete con le lacrime agli occhi. L’apostolo Giacomo, testimone dell’umanità addolorata e risorta, vi attende per abbracciare il vostro dolore e lasciarsi abbracciare da voi». Parole che riprendono il tema dell’iniziativa: “Esci dalla tua terra! L’Apostolo ti aspetta”. Barrio è ben consapevole che, come scrive, «le sofferenze derivate da questa crisi sanitaria sono diventate per molti di voi pellegrini parte del bagaglio del cammino». E ne indica alcune: accanto ai lutti, ci sono «la stanchezza» dovuta ai lockdown, il «distanziamento sociale che non permette di vedere i parenti», la «paura di uscire per non infettarsi», «la crisi economica e lavorativa di cui stiamo solo iniziando a vedere alcuni effetti». Poi ricorda che durante i mesi bui del Covid gli ostelli e i rifugi erano stati trasformati in «alloggi per senzatetto o personale sanitario», mentre ora riprendono a ospitare coloro che, come Abramo, lasciano la propria terra per affrontare «un percorso di conversione a Dio e agli uomini». Perché Santiago è la «casa di tutti».
La reliquia di san Giacomo nella Cattedrale di Santiago di Compostela - Arcidiocesi di Santiago
L’Anno Santo compostelano è stato inaugurato il 31 dicembre con l’apertura della Porta Santa della Cattedrale, detta anche la Porta del Perdono. Perché durante il Giubileo è possibile ottenere l’indulgenza plenaria. Il Consiglio d’Europa ha riconosciuto il Cammino di Santiago come primo “Itinerario culturale europeo”. Nel 2019 papa Francesco spiegava che a Santiago «converge l’intero continente. Ed è luogo altamente simbolico per scoprire la grande ricchezza dell’Europa unita nella sua tradizione religiosa e culturale». Ma ammonisce l’arcivescovo Barrio, nella Lettera pastorale per l’Anno giacobeo, l’Europa rischia di cancellare le radici cristiane. «Rinchiusa nei suoi interessi economici», deve «trasformarsi in Europa dello spirito».
QUI PISTOIA. La città toscana in festa con i pellegrini. E all'Apostolo affida famiglie, giovani e lavoro
Li vedi arrivare a piccoli gruppi, a passo svelto, con bastone e conchiglie iacopee in bella vista. Li riconosci subito i pellegrini che giungono a Pistoia scendendo dalle vie che attraversano l’Appennino tosco-emiliano, oppure coprendo i chilometri che dividono la città da Lucca e Firenze. Un culto che non si è mai fermato da quando, intorno al 1100, il vescovo sant’Atto, monaco vallombrosano, ottenne la reliquia del corpo di san Giacomo per Pistoia, facendo diventare la città uno snodo dei pellegrinaggi europei. Un crocevia di storie, di vita e di fede per uomini e donne in cammino che in questi giorni stanno popolando la città nel cuore dell’Anno Santo iacobeo, che la Toscana vive come la Galizia. Domenica 25 luglio, memoria liturgica di san Giacomo – che in terra toscana diventa Jacopo – si celebra la festa più solenne per i pistoiesi che, con la Messa solenne presieduta dal cardinale Angelo Bagnasco, celebrano il 25 luglio in comunione con Santiago di Compostela in un filo che unisce tutta l’Europa nel nome del santo dei pellegrini.
San Jacopo "vestito" a festa sulla vetta della Cattedrale di Pistoia - Diocesi di Pistoia
A Pistoia l’Anno giubilare si è aperto lo scorso 9 gennaio tra mille incertezze. E solo nelle ultime settimane è stato vissuto a pieno con l’arrivo di centinaia di fedeli. Un cammino – per usare le parole del vescovo di Pistoia, Fausto Tardelli – tortuoso e accidentato «da rivivere alla scuola dell’Apostolo». «La testimonianza di san Jacopo – scrive il presule nel tradizionale messaggio alla diocesi – che per primo tra gli apostoli versò il suo sangue per Cristo invita innanzitutto i credenti a rinnovare la propria fede, così da poter dare, nel mondo di oggi, testimonianza dell’amore di Dio». E continua: «La festa di san Jacopo ha però un messaggio per tutti, anche per chi non si riconosce nella comunità cristiana. In ogni vicenda personale o collettiva, infatti, dentro la coscienza di ognuno, come nel palcoscenico del mondo, è sempre in atto un duello tra la morte e la vita. L’apostolo Giacomo ha scelto di stare da parte della vita, morendo per Cristo. Alla sua scuola comprendiamo dunque che ciò che conta per davvero è cercare di stare sempre dalla parte della vita e del bene, costi quello che costi, dando il meglio di sé in ogni circostanza, fosse pure la più avversa. All’apostolo Giacomo, speciale patrono della città e della diocesi pistoiese, chiediamo la sua intercessione per le famiglie, per i malati e i poveri, perché ci sia lavoro dignitoso per tutti e i giovani possano guardare al futuro con speranza». Quindi Tardelli conclude: «Al suo sguardo di amico fraterno affidiamo in particolare il nostro ospedale che porta significativamente il suo nome: tutto il personale sanitario come tutti gli attuali degenti».
Il vescovo di Pistoia, Fausto Tardelli, apre la Porta Santa - Diocesi di Pistoia
La festa ha i suoi contorni anche nel vivace folclore cittadino: oltre al tradizionale corteggio storico e alla consegna dei ceri votivi da parte delle autorità civili, domenica 25 luglio in piazza del Duomo, di fronte al Battistero, si potrà ammirare la suggestiva infiorata che sarà un autentico “tappeto mondiale iacobeo”. Il progetto nasce in Galizia, a Ponteareas, dove viene creata una delle più importanti infiorate della Spagna. Per questo, in questi giorni tutti i paesi che si trovano sul Cammino di Santiago e che hanno aderito al progetto realizzano lo stesso motivo grafico. «Il 25 luglio – sottolinea il sindaco di Pistoia, Alessandro Tomasi – è un giorno che ci permette di ritrovarci, di riaffermare i legami che tengono unita la nostra comunità. Quest’anno poi si riempie maggiormente di significato con l’Anno Santo iacobeo che stiamo vivendo come un profondo momento spirituale, culturale e sociale in un periodo storico in cui, appunto, c’è bisogno più che mai di riaffermare i legami».