sabato 30 marzo 2024
La giornata odierna è nel segno del silenzio e della meditazione. Aliturgica, cioè non si celebrano riti compresa l'Eucaristia (ma questo vale anche per il Venerdì santo). Le parole di Benedetto XVI
Sabato Santo va vissuto nel segno del silenzio

Sabato Santo va vissuto nel segno del silenzio - ICP

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Se il Venerdì Santo è il giorno della mestizia e del dolore, il Sabato Santo è nel segno del grande silenzio, della meditazione e della preghiera in attesa dell’evento della Risurrezione, culmine della Veglia di questa sera, «la madre di tutte le veglie», come la definisce sant’Agostino.
Il Sabato Santo è aliturgico, cioè non si celebrano Messe (come già il Venerdì Santo) o altre liturgie, le chiese restano al buio ed espongono la croce al centro dei riti del Venerdì Santo. Non si porta la Comunione ai malati tranne che in forma di viatico quando cioè la persona rischia di morire. Il Tabernacolo resta vuoto, vanno spente luci e candele, gli altari sono spogli. Pur non essendo un obbligo la Chiesa consiglia di protrarre anche a questo giorno il digiuno e l’astinenza delle carni.
Scrive il Catechismo della Chiesa cattolica al numero 624: «“Per la grazia di Dio, egli ha provato la morte a vantaggio di tutti” (Eb 2,9). Nel suo disegno di salvezza, Dio ha disposto che il Figlio suo non solamente morisse “per i nostri peccati” (1 Cor 15,3), ma anche “provasse la morte”, ossia conoscesse lo stato di morte, lo stato di separazione tra la sua anima e il suo corpo per il tempo compreso tra il momento in cui egli è spirato sulla croce e il momento in cui è risuscitato. Questo stato di Cristo morto è il mistero del sepolcro e della discesa agli inferi. È il mistero del Sabato Santo in cui Cristo deposto nel sepolcro manifesta il grande riposo sabbatico di Dio dopo il compimento della salvezza degli uomini che mette in pace l'universo intero».
Recita un’antica omelia del Sabato Santo: «Che cosa è avvenuto? Oggi sulla terra c'è grande silenzio, grande silenzio e solitudine. Grande silenzio perché il Re dorme: la terra è rimasta sbigottita e tace perché il Dio fatto carne si è addormentato e ha svegliato coloro che da secoli dormivano. Dio è morto nella carne ed è sceso a scuotere il regno degli inferi. Certo egli va a cercare il primo padre, come la pecorella smarrita. Egli vuole scendere a visitare quelli che siedono nelle tenebre e nell'ombra di morte. Dio e il Figlio suo vanno a liberare dalle sofferenze Adamo ed Eva che si trovano in prigione. Il Signore entrò da loro portando le armi vittoriose della croce. Appena Adamo, il progenitore, lo vide, percuotendosi il petto per la meraviglia, gridò a tutti e disse: “Sia con tutti il mio Signore”. E Cristo rispondendo disse ad Adamo: “E con il tuo spirito”. E, presolo per mano, lo scosse, dicendo: «Svegliati, tu che dormi, e risorgi dai morti, e Cristo ti illuminerà.. (…)».
Così scriveva Benedetto XVI in una meditazione dedicata proprio al Sabato Santo: «Dobbiamo qui porre attenzione al fatto che la morte non è più la stessa cosa dopo che Cristo l’ha subita, dopo che egli l’ha accettata e penetrata, così come la vita, l’essere umano, non sono più la stessa cosa dopo che in Cristo la natura umana poté venire a contatto, e di fatto venne, con l’essere proprio di Dio. Prima la morte era soltanto morte, separazione dal paese dei viventi e, anche se con diversa profondità, qualcosa come “inferno”, lato notturno dell’esistere, buio impenetrabile. Adesso però la morte è anche vita e quando noi oltrepassiamo la glaciale solitudine della soglia della morte, ci incontriamo sempre nuovamente con colui che è la vita, che è voluto divenire il compagno della nostra solitudine ultima e che, nella solitudine mortale della sua angoscia nell’orto degli ulivi e del suo grido sulla croce "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?", è divenuto partecipe delle nostre solitudini».


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