La sede della Cei a Roma - Siciliani
La Cei, in accordo con il dicastero per la Dottrina della Fede, sta avviando un'indagine sui 613 fascicoli depositati dalle diocesi italiane presso lo stesso Dicastero dal 2000 a oggi relativi ad accuse di abuso a carico di chierici.
Il dato è emerso nel corso della conferenza stampa in cui è stato presentato il primo Report sulla rete territoriale per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili.
In particolare, a proposito dei 613 fascicoli il segretario generale della Cei, l'arcivescovo di Cagliari, Giuseppe Baturi, ha fornito alcune precisazioni. "613 fascicoli - ha detto - non significa che ci sono 613 casi di pedofilia sacerdotale dal 2000 a oggi in Italia. Intanto bisogna notare che è solo dal 2000 che esiste l'obbligo per le diocesi di trasmettere il fascicolo alla Dottrina della Fede. I casi segnalati possono però riferirsi anche a un arco temporale precedente al 2000. Inoltre bisogna vedere il contenuto dei singoli fascicoli. Un singolo abusatore potrebbe essere autore di più abusi. Così come darsi che la segnalazione sia stata archiviata perché infondata. Bisogna dunque attendere i risultati della ricerca per una fotografia più precisa". Né vuol dire, tanto più, che ci siano a piede libero 613 preti pedofili. Ad ogni modo l'indagine, che sarà condotta anche attraverso esperti indipendenti, e che sarà sia qualitativa che quantitative, servirà, ha ricordato il segreterio generale della Cei, a verificare la tipologia, l'età e la provenienza degli abusatori, sia i profili generali delle vittime, anche al fine di affinare conoscenze e strumenti per prevenire possibili futuri casi. Coì come pure sui 613 fascicoli attualmente esistenti verrà fornito anche il dato delle segnalazioni poi archiviate e delle assoluzioni dopo l'accertamente dell'insussistenza dei comportamenti criminosi denunciati. Infine la ricerca servirà anche a capire in quali casi, accanto alla denuncia al vescovo, che poi ha trasmesso il fascilo alla Dottrina della Fede, è stata anche effettuata la denuncia alle autorità civili. Nell'attuale regolamentazione, infatti, non c'è un obbligo automatico, ma nelle linee guida varate dalla Cei, ha ricordato l'arcivescovo di Ravenna-Cervia, Lorenzo Ghizzoni, presidente del Servizio nazionale per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili, c'è un "obbligo morale" di denuncia.
Mentre questa analisi è ancora in fieri, la fotografia attualmente esistente e presentata nel corso della conferenza stampa è invece quella posta in essere per prevenire e contrastare il gravissimo fenomeno degli abusi nell'ultimo biennio nelle diocesi italiane.
La Cei, alla vigilia della giornata dedicata alle vittime e ai sopravvissuti agli abusi sessuali, ha dunque reso noto il I Report nazionale per fare luce sui casi di abuso nella Chiesa segnalati ai centri di ascolto diocesani. I dati riguardano l'ultimo biennio. In particolare, sono stati rilevati i dati relativi a 90 Centri di ascolto: di questi 21 attivati nel 2019 o prima, 30 nel 2020, 29 nel 2021 e 10 nel 2022. L'attivazione dei Centri di ascolto è strettamente correlata alla dimensione delle Diocesi, con 38 Centri costituiti in Diocesi di grandi dimensioni o Diocesi che si sono aggregate.
I casi segnalati, anche per fatti riferiti al passato, riguardano 89 persone, di cui 61 nella fascia di età 10-18 anni, 16 over 18 anni (adulto vulnerabile) e 12 under 10 anni.
Sulla tipologia dei casi segnalati, è emersa la prevalenza di "comportamenti e linguaggi inappropriati" (24), seguiti da "toccamenti" (21); "molestie sessuali" (13); "rapporti sessuali" (9); "esibizione di pornografia" (4); "adescamento online" (3); "atti di esibizionismo" (2). Le segnalazioni fanno riferimento a casi recenti e/o attuali (52,8%) e a casi del passato (47,2%).
Chi invece viene indicato come responsabile riceve a sua volta percorsi di recupero, anche inserimento in comunita' di accoglienza, trattamenti psicoterapeutici.
Gia' dallo scorso maggio la Cei ha approvato una determinazione con cinque linee di azione per una piu' efficace prevenzione del fenomeno degli abusi. Si tratta di potenziare la rete dei referenti diocesani e dei relativi Servizi per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili; implementare la costituzione dei Centri di ascolto, per l'ascolto e l'accoglienza delle vittime di abusi in ambito ecclesiale (attualmente un centinaio; conoscere e analizzare, in modo quantitativo e qualitativo, i dati forniti dal Dicastero della Dottrina della Fede relativi alle denunce raccolte e dei fascicoli aperti dall'autorita' ecclesiastica, dal 2001 al 2020; partecipare in qualita' di invitato permanente all'Osservatorio per il contrasto della pedofilia e della pornografia minorile, istituito con legge 269/1998.
Si tratta di dati molto importanti per la loro solidita', completezza e affidabilita' perche' frutto di precise procedure penali. Non dunque di semplici articoli di giornale, denunce anonime, questionari pensati per la statistica o di dati proiettivi. Evidente, dunque, l'importanza di poter studiare attentamente questi dati assolutamente attendibili per comprendere quali siano i tratti caratteristici delle dinamiche abusive in ambito ecclesiale, come si siano sviluppate e quali siano le strategie per poterle meglio prevenire.
Con il dossier presentato oggi si "offre uno strumento conoscitivo per implementare le azioni di tutela dei minori e delle persone vulnerabili nelle Diocesi italiane". Oggi i Servizi per la tutela dei minori sono presenti in tutte le 226 diocesi italiane. Per quanto riguarda la distribuzione geografica del campione, il Report evidenzia una relativa omogeneita' nella presenza di diocesi collocate nelle diverse aree del nostro Paese, anche se al Centro Italia corrisponde una percentuale di poco inferiore a quella di Sud e Nord. Il 77,2% delle diocesi ha una equipe di esperti a sostegno del Servizio, le cui principali attività consistono in incontri e corsi formativi.