Donne, celibato dei sacerdoti, questioni legate al gender e all’omosessualità. Sono queste in effetti le parti del documento che hanno ricevuto meno voti. La sinfonia di voci però tutto sommato non ha prodotto cacofonie. «Alcune questioni - si legge ad esempio in un paragrafo - temi come quelli relativi all’identità di genere e all’orientamento sessuale, al fine vita, alle situazioni matrimoniali difficili, alle problematiche etiche connesse all’intelligenza artificiale, risultano controversi non solo nella società, ma anche nella Chiesa, perché pongono domande nuove».
Il documento a tal proposito aggiunge: «Talora le categorie antropologiche che abbiamo elaborato non sono sufficienti a cogliere la complessità degli elementi che emergono dall’esperienza o dal sapere delle scienze e richiedono affinamento e ulteriore studio». Perciò «è importante prendere il tempo necessario per questa riflessione e investirvi le energie migliori, senza cedere a giudizi semplificatori che feriscono le persone e il Corpo della Chiesa. Molte indicazioni sono già offerte dal magistero e attendono di essere tradotte in iniziative pastorali appropriate. Anche dove siano necessari ulteriori chiarimenti - conclude il testo sul punto -, il comportamento di Gesù, assimilato nella preghiera e nella conversione del cuore, ci indica la strada da seguire».
In sostanza «anche le persone che si sentono emarginate o escluse dalla Chiesa, a causa della loro situazione matrimoniale, identità e sessualità chiedono di essere ascoltate e accompagnate, e che la loro dignità sia difesa».
Molto interessante anche il passaggio dedicato ai laici. E l’invito a non clericalizzarli. «I carismi dei laici - viene fatto notare - devono essere fatti emergere, riconosciuti e valorizzati a pieno titolo. In alcune situazioni può capitare che siano chiamati a supplire alla carenza di sacerdoti, con il rischio che il carattere propriamente laicale del loro apostolato risulti sminuito. In altri contesti, può accadere che i presbiteri facciano tutto e i laici vengano ignorati o sottoutilizzati». Si avverte infine il pericolo, che si crei «una sorta di élite laicale che perpetua le disuguaglianze e le divisioni nel Popolo di Dio».