mercoledì 3 luglio 2024
L’arrivo di lavoratori polacchi nell’800. E, nel ’600,la storia d’amore fra Johann von Schwerin e Barbara Konarska. Attorno a loro si formò una comunità, i cui canti e costumi sono patrimonio Unesco
Donne suiti in costume tipico. Canti e tradizioni suiti nel 2009 sono stati inseriti nella lista del patrimonio culturale immateriale dell'Unesco

Donne suiti in costume tipico. Canti e tradizioni suiti nel 2009 sono stati inseriti nella lista del patrimonio culturale immateriale dell'Unesco - .

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In questo angolo di Lettonia chiamato Curlandia si respira un senso di isolamento: siamo a Ventspils, una cittadina portuale di 40mila abitanti, eppure lungo le strade battute dal vento incontriamo pochissime persone e sembra che i residenti siano molti di meno. Qualcuno pesca nelle acque plumbee del fume Venta, che sfocia nel Baltico a pochi metri da qui, altri sono solo di passaggio e si affrettano a raggiungere il terminale dei traghetti che collegano questo angolino di mondo con Nynäshamn, in Svezia. C’è un sacerdote che guida l’unica parrocchia cittadina.

La Curlandia, infatti, è un’area a maggioranza luterana: è grande quanto il Piemonte e la Valle d’Aosta messi insieme, ma in tutta la regione i preti cattolici sono soltanto otto e quella raccontata dai religiosi e dai fedeli è una storia che sa di solitudine e orgoglio.

Tra questi c’è padre Juris Krisuns, un prete polacco dell’Ordine di San Paolo Primo Eremita che vive a Ventspils ormai da 18 anni. Oltre a curare le anime della chiesa cittadina della Santa Croce, percorre in lungo e in largo la Curlandia settentrionale per raggiungere le parrocchie più isolate: da Capo Kolka, un promontorio spopolato perché ai tempi della dominazione sovietica vi sorgeva una base militare, alle più vicine Ugale e Piltene, situate nell’entroterra. La sua missione gli impone di macinare alcune centinaia di chilometri alla settimana per celebrare la Messa in queste località, alla presenza di una manciata di fedeli.

La chiesa della Santa Croce a Ventspils, nella Curlandia, la regione più occidentale della Lettonia

La chiesa della Santa Croce a Ventspils, nella Curlandia, la regione più occidentale della Lettonia - .

Ma perché in questa regione i cattolici sono così pochi? Padre Juris ce ne racconta la storia: «La Lettonia si convertì al cattolicesimo a partire dal XIII secolo, grazie anche ai cavalieri monaci dell’Ordine Livoniano, che costruirono il castello di Ventspils. Poi, nel 1561, il granduca di Curlandia passò al luteranesimo e la popolazione fu costretta a seguirlo: praticare il cattolicesimo era diventato un reato. Nell’Ottocento, l’arrivo a Ventspils di un folto gruppo di lavoratori polacchi riportò questo culto in città».

Ogni giorno padre Juris alterna la Messa in lettone a quella in polacco: i vecchi polacchi che vivono qui, ci dice, non hanno mai imparato il lettone, mentre i lettoni non conoscono il polacco, quindi il sacerdote cerca di andare incontro alle esigenze di tutti. Indica una webcam collocata di fronte all’altare e aggiunge: «La Messa della domenica mattina viene trasmessa in diretta su Facebook e YouTube, in modo che possano seguirla anche le persone impossibilitate a venire in chiesa perché troppo lontane o malate».

Padre Juris Krisuns, polacco, nella chiesa della Santa Croce a Ventspils, dove è parroco

Padre Juris Krisuns, polacco, nella chiesa della Santa Croce a Ventspils, dove è parroco - .

Le stesse “peregrinazioni” per prendersi cura dei fedeli e le stesse difficoltà ce le racconta il sacerdote di Kuldiga, un paesino dal grazioso centro storico presso il quale il fiume Venta fa un salto, generando la cascata più larga d’Europa: misura ben 240 metri ma è piuttosto bassa, tanto che a primavera i pesci tentano faticosamente di risalirla, attirando numerosi turisti. Padre Bogdanov Vjaceslav ci accoglie nella chiesa della Trinità, inserita con tutto il centro storico di Kuldiga nel patrimonio dell’umanità dell’Unesco, ma piuttosto bisognosa di restauri.

Ci racconta che oltre a occuparsi della parrocchia locale, visita ogni settimana anche Alsunga, Jurkalne e Gudenieki, un territorio vasto più o meno quanto quello assegnato a padre Juris. Gli chiediamo quali sono le sfide che la sua chiesa si trova ad affrontare oggi e lui ci risponde ridendo: «Finora l’obiettivo era sopravvivere in mezzo ai luterani! Ma quest’anno, per la prima volta dalla fine dell’occupazione sovietica nel 1991, si terrà una festa dedicata alla Madonna. Ci saranno il vescovo, i sacerdoti e i fedeli di tutta la Curlandia». È un primo tentativo di creare un senso di comunità, cosa piuttosto difficile, spiega, «perché i cattolici del posto sono chiusi in se stessi e ci vuole molta energia per aprirsi agli eventi di gruppo, si preferisce praticare il culto da soli».

In una delle parrocchie da lui curate, Alsunga, esiste una comunità di 2.500 persone che dal Seicento in avanti è rimasta come immobile nel tempo, una sorta di isola cattolica in mezzo ai luterani, conservando le usanze antiche, i canti femminili a bordone e i coloratissimi costumi tradizionali su cui domina il rosso; tutto questo le è valso l’inserimento, nel 2009, nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’Unesco. Si chiamano Suiti e la loro storia è legata a un amore, quello tra il nobile Johann Ulrich von Schwerin, che nel XVII secolo regnava sul villaggio di Alsunga, e una dama della corte polacca, Barbara Konarska.

«A quei tempi la Curlandia era tutta luterana», raccontano Inga Bredovska e Mara Rozentale del Suitu Kulturas Mantojums (il Centro per la conservazione del patrimonio culturale Suiti), «ma Barbara era cattolica, quindi nel 1623 Johann si convertì al cattolicesimo per poterla sposare. Il padre lo rinnegò a causa della sua scelta e lui fu costretto a vivere in esilio in Lituania e Polonia; poté tornare ad Alsunga solo nel 1632, dopo la morte del genitore. Qui visse con la sua amata nel castello medievale tuttora esistente, cacciò il pastore protestante dal villaggio e impose la sua fede alla popolazione». Nei secoli successivi i Suiti rimasero quindi piuttosto appartati, non potendo mescolarsi con i luterani, e conservarono immutate sia la fede che le tradizioni proprio grazie al loro isolamento. Un isolamento che in parte sembra costituire ancora oggi il filo conduttore dell’esistenza dei cattolici in Curlandia.

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