Panoramica del Santuario mariano di Pompei dall’alto - Archivio
Ricordare il 150° anniversario dell’arrivo di Bartolo Longo a Pompei non perché sia una commemorazione, pur solenne, ma perché diventi occasione di un rinnovato impegno alla sua sequela. È questo il senso delle iniziative pensate per celebrare l’evento che cambiò per sempre la Valle di Pompei, che nel 1872, quando il giovane avvocato pugliese vi giunse per amministrare le proprietà della contessa Marianna Farnararo vedova De Fusco, era paludosa, abitata da pochi contadini e soggetta alle scorrerie dei briganti.
Mentre si aggirava per quelle campagne, si ritrovò in una località particolarmente inospitale, tanto da meritare il nome di Arpaia (da Arpie). Il pensiero del suo recente passato di perdizione non lo abbandonava e il Longo continuava a chiedersi come avrebbe fatto a salvarsi.
Mentre rimuginava questi pensieri, sentì una voce dentro di sé, una sorta di “illuminazione interiore”: «Se cerchi salvezza, propaga il Rosario. È promessa di Maria. Chi propaga il Rosario è salvo!». Queste parole gli si scolpirono dentro e si propose di non lasciare quella Valle senza aver propagato il Rosario.
Fu così che cominciò con il catechizzare i contadini, poi, con l’appoggio del vescovo di Nola, sotto la cui giurisdizione ricadeva allora la Valle di Pompei, costruì il Santuario dedicato alla Madonna del Rosario, le opere di carità che ancora oggi accolgono centinaia di bambini, ragazzi, madri e donne in difficoltà, anziani, diversamente abili, poveri, ex tossicodipendenti e migranti e la città della Nuova Pompei, diventata comune autonomo per il suo instancabile impegno.
Fu grazie a lui che ci furono l’ufficio postale e telegrafico, la stazione ferroviaria, la fontana pubblica, le case per gli operai. Come ha affermato, l’arcivescovo di Pompei, Tommaso Caputo, nella conferenza stampa di presentazione del Cammino giubilare longhiano: «Longo fu sì uomo della Madonna e apostolo del Rosario, ma ebbe anche un indiscutibile ruolo sociale e civile. Bartolo Longo parlava ai contemporanei e continua a parlare all’uomo del nostro tempo».
Per rimarcare anche quest’aspetto, in occasione dell’Anno giubilare il prelato ha rivolto una lettera alla città e ai fedeli che, fin dal titolo “Dall’illuminazione interiore di Bartolo Longo uno slancio per Pompei e un modello per il mondo”, esprime l’idea che celebrare un fatto storico non sia una scelta fine a se stessa.
«Abbiamo bisogno – ha aggiunto monsignor Caputo – di guardare all’esempio del beato, qui ed ora, in un tempo di difficoltà gravi: dalla guerra in Ucraina alla complessa uscita dalla crisi sanitaria, dalla povertà in continuo aumento, anche nel nostro Paese, alla crescente conflittualità che corrode la società». Le parole e l’esempio del fondatore di Pompei possono essere di guida e di sprone ai nostri contemporanei e per questo un’equipe di studiosi sta lavorando con passione e impegno all’Edizione Critica degli scritti di Bartolo Longo, della quale tra breve sarà pubblicato il volume introduttivo. Il presule ha anche annunciato la concessione dell’indulgenza plenaria, dall’ottobre 2022 fino alla fine di ottobre 2023, alle solite condizioni.
Il mese di ottobre, dedicato proprio al Santo Rosario, inizia a Pompei nella gioia di questo Giubileo. Dal 1° ottobre, tutti i giorni feriali, alle 6.30, con diretta su Tv2000, ci sarà il “Buongiorno a Maria". Domenica 2 ottobre, sarà il cardinale coreano Lazzaro You Heung-sik a presiedere la recita solenne della Supplica alla Vergine del Rosario e della Messa che la precede (diretta su Tv2000 e Canale 21, a partire dalle 10.30). Mercoledì 5 ricorrerà la festa liturgica del beato Bartolo Longo. Il 19 ottobre, incontro per ricordare il XX anniversario della Lettera Apostolica “Rosarium Virginis Mariae”, con l’arcivescovo Domenico Sorrentino e la presidente del Movimento dei Focolari, Margaret Karram.