Varsavia: la benedizione della targa collocata sul convento delle Suore della Sacra Famiglia di Nazareth, a ricordo dell'opera di salvataggio degli ebrei che svolsero a rischio della vita sotto l'occupazione nazista - .
Il 24 marzo 1944, esattamente 80 anni fa, nel villaggio di Markowa, nel sud-est della Polonia occupata dai nazisti accadde un fatto gravissimo: i gendarmi tedeschi fucilarono un’intera famiglia, gli Ulma, compresi sei bambini (il settimo era nel grembo materno e stava per nascere) per aver nascosto e aiutato degli ebrei. Gli Ulma sono stati dichiarati “Giusti tra le nazioni”, mentre la Chiesa cattolica – tenendo conto della loro fervida fede e del gesto estremo motivato dall’amore cristiano verso il prossimo – ha aperto nel 2003 la causa di beatificazione che si è conclusa con la proclamazione degli Ulma beati il 10 settembre 2023 a Markowa.
Il 24 marzo, il giorno del martirio, è stato dichiarato dal Parlamento polacco “Giornata nazionale della memoria per i polacchi che salvarono ebrei durante l’occupazione tedesca”. Quest’anno, nell’ambito delle cerimonie commemorative, l’aeroporto della città di Rzeszow è stato intitolato alla famiglia Ulma.
L’aggressione della Germania di Hitler alla Polonia (1° settembre 1939), che segnò l’inizio della Seconda guerra mondiale, era finalizzata allo sterminio della nazione polacca per colonizzare le sue terre. I tedeschi implementarono questi piani distruggendo l’élite intellettuale della nazione e appropriandosi delle risorse materiali, agricole e industriali polacche. In Polonia prima della Seconda guerra mondiale abitavano circa 3,5 milioni di ebrei, cioè circa il 10% della popolazione. Perciò quando nel 1941 i tedeschi decisero di eliminare gli ebrei e l’anno successivo cominciarono a realizzare il “piano generale di sterminio” di 11 milioni di ebrei in Europa, crearono proprio nelle aree occupate della Polonia campi di sterminio, tra cui il famigerato lager di Auschwitz-Birkenau.
Oggi non tutti sanno che durante la guerra i tedeschi introdussero in Polonia una legge che puniva con la pena di morte qualsiasi aiuto dato agli ebrei. Ma anche se rischiavano la propria vita, i polacchi salvarono tantissimi ebrei, agendo per principi morali o religiosi, per puro altruismo o, alcuni, per motivi economici. Va ricordato che durante l’occupazione nazista circa un milione di polacchi in vario modo aiutarono degli ebrei malgrado il grandissimo rischio che correvano.
La Chiesa, anche se era nel mirino degli occupanti tedeschi, aiutava come poteva gli ebrei. Non lo faceva apertamente perché appelli pubblici e condanne verbali della persecuzione degli ebrei scatenarono l’effetto contrario. Va ricordato che quando l’arcivescovo metropolita di Cracovia, il cardinale Adam Sapieha, intervenne in difesa degli ebrei presso Hans Frank, il governatore tedesco della Polonia occupata, i suoi interventi ebbero l’effetto opposto (come d’altronde gli interventi dell’episcopato dell’Olanda occupata dai tedeschi). Allora si decise di agire in clandestinità organizzando un’azione del clero per aiutare gli ebrei che consisteva in aiuti materiali, nascondendo gli ebrei nelle case religiose e nei monasteri, incoraggiando ogni forma di aiuto soprattutto attraverso l’esempio personale dei vescovi, dei sacerdoti e delle suore, che realizzavano in quei tempi bui e inumani l’idea dell’amore cristiano per il prossimo.
All’azione di salvataggio degli ebrei si unirono le suore polacche. Lo facevano con coraggio, sacrificio ed eroismo. Sono noti gli atti eroici per nascondere bambini e anche adulti da parte delle Benedettine, delle suore di Santa Elisabetta, delle Carmelitane, delle suore dell’Immacolata, delle suore della Sacra Famiglia di Nazareth, delle suore della Carità di San Vincenzo de’ Paoli, delle Samaritane, delle Orsoline e delle Francescane della Famiglia di Maria.
Quest’anno in occasione della Giornata dei polacchi che salvarono ebrei durante l’occupazione tedesca, sono state ricordate le attività delle Suore della Sacra Famiglia di Nazareth. A Varsavia, presso il loro convento, in via Czerniakowska 137, è stata benedetta una targa commemorativa. Grazie al coinvolgimento della superiora Eutalia Jadwiga Wismont e di molte altre suore, nei locali della scuola e del collegio fu creato un rifugio per le ragazze d’origine ebraica, che riuscirono a sopravvivere. Alla cerimonia hanno partecipato i rappresentanti dell’Istituto della Memoria Nazionale (Ipn) e delle autorità, oltre a numerose religiose. Durante la Messa il vescovo ausiliare di Varsavia, Michał Janocha, ha ricordato che durante l’occupazione le suore aprirono una scuola elementare e una scuola di sartoria professionale. E proprio in queste scuole venivano accolte ragazze ebree con documenti falsi. Al convento venivano portati anche bambini piccoli, spesso direttamente dal ghetto: le suore li sistemavano nelle famiglie o in un orfanotrofio.
«Sappiamo dalle ricerche che gli ebrei cercavano aiuto soprattutto tra amici e vicini, ma se si dovevano nascondere i bambini, si cercava la sistemazione presso congregazioni religiose» ha detto Mateusz Szpytma, vicepresidente dell’Ipn, sottolineando che delle oltre 70 congregazioni esistenti in Polonia a quel tempo più della metà diede rifugio agli ebrei. Suor Wiesława Hyzińska, superiora della provincia di Varsavia della congregazione, ha sottolineato che «in tempi pieni di brutalità e odio, le suore trovarono il coraggio di agire secondo la coscienza, il cuore e la fede, per offrire sostegno e conforto». L’anno scorso, il 24 aprile, la superiora suor Wismont è stata iscritta dallo Yad Vashem tra i “Giusti tra le Nazioni”.